Chissà quante volte stanchi viandanti delle campagne sessane
provenienti o diretti a Cascano, Corbara o addirittura Roccamonfina, si sono
soffermati davanti a questa chiesetta, segno tangibile di devozione popolare. I
nostri “vecchi” mettevano il sacro dappertutto, quindi possiamo immaginare
quanti segni di croce, più o meno istintivi o consapevoli, siano stati ripetuti
davanti a questa chiesa e quante preghiere a fior di labbra e quanti
ringraziamenti per mali scampati o per la faticosa giornata appena trascorsa.
Oggi percorrere antichi sentieri e luoghi nascosti consente
di riappropriarsi di vecchi costumi ed usi consolidati nei secoli e rendersi
conto di come la fede sia stata l’unica arma a disposizione di tanti per
affrontare malattie, pestilenze, avversità naturali e difficoltà personali.
Ho trovato questo vecchio manufatto, percorrendo la strada
che da Cascano porta a Roccamonfina, per pura curiosità mi ero addentrato nei
piccoli borghi di Gusti e di San Felice, proprio sul sentiero che da San
Felice poi porta alla Corbara.
Un’antica chiesetta di cui non sono riuscito a conoscere né
le origini della sua costruzione, né la
dedicazione. La conservazione è precaria e la qualità artistica non eccelsa, ma
quando appare alla vista nascosta dalla fitta vegetazione, è di un grande
effetto, piena di misticità.
Fermati o viandante. Eleva una preghiera!
Queste semplici parole, o altre di simile significato
accompagnano le immagini sacre lungo i sentieri, nei paesi, sulle facciate
delle case, sulle edicole sacre.
Ogni paese, ogni frazione, ogni borgo del nostro territorio
ha il suo angolo dipinto con la Madonnina o la sua chiesetta diruta e consumata
dal tempo: è l’occasione per riscoprire tragitti meno frequentati, indagare un
territorio straordinario e rinnovare il senso di appartenenza alla nostra
comunità.
Fermati o viandante!
diciamo a chiunque, con un percorso a ritroso nella storia, voglia ritrovare le radici della comunità cui appartiene e quindi le sue.