Sessa Aurunca rivive i fasti del Rinascimento con l'ingresso in Città dell'imperatore Carlo V e della sua corte |
Con un salto all’indietro di quasi cinque secoli, con una giornata all’insegna del Rinascimento, con lo splendore degli abiti, dei suoni e delle armi del periodo, Sessa Aurunca ha voluto rievocare la storica visita che l’imperatore Carlo V fece alla Città nel 1536. Cavalli e cavalieri, sbandieratori e musici, banchieri e ricchi mercanti, dame e damigelle, uomini in armi, sindaci, magistrati e rappresentanti con le insegne dei quartieri della Città, archibugieri e balestrieri hanno accompagnato la figura di Carlo V in un lungo e maestoso corteo che si è snodato lungo le strette stradine del centro storico di Sessa Aurunca dalla torre medievale di porta Cappuccini fino alla piazza de Lo Mercato, passando per le strette stradine che portano alla Cattedrale e, quindi per le rampe e la piazza d’armi del Castello.
Sessa Aurunca rivive i fasti del Rinascimento con l'ingresso in Città dell'imperatore Carlo V e della sua corte |
Il personaggio
Nato a Gand, nelle Fiandre, nel 1500, e
morto a San Jerónimo de Yuste nel 1558, Carlo discendeva da alcuni dei casati
più illustri della nobiltà europea: infatti, era figlio di Filippo d’Asburgo,
detto il Bello (perciò nipote dell'Imperatore Massimiliano) e di Giovanna detta
la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia).
Nel 1516, dopo la morte di Ferdinando
il Cattolico, Carlo (che, alla morte del padre, nel 1506, aveva già ereditato i
Paesi Bassi), divenne re dell'ormai unificato Regno di Spagna, che, da un lato,
con il possesso del regno di Napoli, della Sicilia, della Sardegna e delle
Isole Baleari, già occupava una posizione centrale nel Mediterraneo;
dall'altro, con le recenti conquiste sulle sponde del continente americano, si
proiettava verso gli oceani, contendendo ai Portoghesi il dominio delle nuove
terre.
Tra il 1534 e il 1535 l’Imperatore Carlo V è
costretto ad organizzare una poderosa spedizione contro i Turchi di Solimano II
il Magnifico, che in questo periodo infestano il Mediterraneo. Guidate da
Chair-Ed-Din, detto Barbarossa, signore di Algeri, le navi turche gettano il
terrore su tutte le coste dell'Italia meridionale con sbarchi improvvisi,
saccheggi e rapimenti.
La spedizione, forte di 400 navi e 25.000 soldati, ha
un grande successo: il 14 ottobre 1535 viene espugnata la Goletta, la fortezza
posta a protezione di Tunisi. Poco dopo cade anche Tunisi, grazie alla
ribellione dei ventimila schiavi cristiani che riescono ad aprire le porte alle
armate imperiali.
Carlo V, dopo la vittoria, inizia una visita nei suoi
possedimenti in Italia.
Il fatto storico
(integralmente ripreso
dal sito ufficiale della manifestazione:
http://www.grantorneodeiquartieri.it)
http://www.grantorneodeiquartieri.it)
Secondo la cronaca di
notar Antonino Castaldo l’Imperatore entra trionfalmente in Napoli il 25
novembre del 1535, giorno di Santa Caterina, e dimora nel Castello Nuovo per
tutto l’inverno.
Risale certamente a
questo periodo la richiesta fatta all’Imperatore dal nostro illustre
concittadino Agostino Nifo di una serie di agevolazioni fiscali e privilegi per
l’arte della stampa a Napoli (di cui ricevette la cittadinanza onoraria nel
1528), che dopo l’impresa francese del 1527, e la peste di quell’anno, giaceva
in un periodo di depressione.
Agostino Nifo, detto
anche il Sessano, è stato medico e, soprattutto, uno dei filosofi più illustri
del suo tempo, amato dai Pontefici e riverito dai sovrani. Professore di
filosofia all'Università di Padova e in seguito anche a Napoli, Roma e Pisa,
raggiunse una fama tale da divenire, appoggiato da Papa Leone X, il difensore
della dottrina cattolica nella disputa sull’immortalità dell’anima contro le
posizioni di Pietro Pomponazzi e degli alessandristi. Fu per questo
ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il
cognome del Papa, Medici.
Anche a Carlo V era
giunta l’eco della fama del Nifo. Secondo Tommaso De Masi, il più illustre
storico municipale: “Pervenuta all’orecchio dell’Imperadore Carlo V, allora
regnante, la fama di un così dotto Uomo, volle averlo presso di se, e gli diede
particolari segni della stima che di esso si faceva, nominandolo suo
Consigliere di Stato e Grande. Per la qual cosa essendosi un giorno seduto (il
Nifo) e coverto avanti di quello (Carlo V), nel mentre molti gran Signori erano
scoverti ed all’in piedi, avvertito dal medesimo Imperadore (…) risposegli che
de’ Signori e Principi esso poteva farne quanti voleva con una sola parola, ma
far non poteva un de’ Filosofi suoi par”.
Questo incontro,
avvenuto certamente alla corte madrilena dell’Imperatore, è stato
iconograficamente immortalato in una delle tele esposte nel salone del palazzo
di Città di Sessa, dal pittore aurunco dell’800 Luigi Toro.
Il Nifo aveva già in
passato dedicato a Carlo V due opere, il De falsa diluvii prognosticatione,
del 1519 e il de regnandi peritia, del 1523. Sempre secondo il De Masi,
aveva fatto erigere nel 1532 un’iscrizione in onore dell’Imperatore “dopo
che egli… si portò nell’Ungheria con un esercito di ottantamila Fanti e
trentamila cavalli per combattere Solimano Re de’ Turchi, che vi faceva de’
gran progressi”.
Pertanto, quando Carlo V
muove da Napoli alla volta di Gaeta il 22 marzo 1536, decide di fermarsi a
Sessa il 24, vigilia dell’Annunciazione “in grazia di Agostino che allora
era Sindico de’ Nobili e con molta magnificenza lo trattò, concedette alla
Città ed a’ particolari cittadini delle molte grazie e privilegi” (De
Masi). Secondo la cronaca di don Gaspare Fuscolillo, l’Imperatore giunge “at
ventitré hore et mecza” a Sessa alla porta del borgo inferiore, non ancora
detta poi dei Cappuccini, accolto, oltre che dal Nifo, dagli altri Sindaci
Marcantonio di Palo e Cesare Lippo. In suo onore i sessani fanno grandi feste e
lo stesso Agostino Nifo detterà poi il testo di un’altra epigrafe che, insieme
all’altra del 1532, si trova ancora oggi murata lungo il Corso Lucilio, nei
pressi del medievale “Sedile di San Matteo” o dei Nobili. L’Imperatore sosta
nella città alloggiando nel castello ducale “perfine alla mattina sequente
et depoi se partio at hore 18” (Fuscolillo) alla volta di Gaeta donde si
imbarca per Roma.
Sessa Aurunca rivive i fasti del Rinascimento con l'ingresso in Città dell'imperatore Carlo V e della sua corte |
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