La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

sabato 16 novembre 2013

Teano: il convento di Sant'Antonio


La facciata della chiesa

La fondazione del convento di Teano risale alla prima metà del secolo XIV, quando i francescani Fra Martino da Campagna e Fra Nicola da Castellammare ne iniziarono l'edificazione autorizzata con la Bolla "Sincerae devotionis affectus" di papa Martino V del primo ottobre 1427.
Secondo un'antica tradizione, ripresa anche dal Gonzaga e altri cronisti dell'Ordine e della Provincia, il convento sorse per impulso di S. Bernardino da Siena che vi dimorò alcuni anni; infatti al primo piano del convento c'è una piccola cella nella quale pare abbia dimorato il santo predicatore; oggi trasformata in cappella. Anche il pozzo nel chiostro è chiamato "Pozzo di san Bernardino" perché scavato nel luogo indicato dal santo.
Nel 1508 il convento e la chiesa subirono sostanziali trasformazioni grazie alle generose donazioni della nobiltà e dei fedeli di Teano, il convento fu ampliato e furono edificati i tre piani superiori, solo il chiostro rimase intatto e le antiche celle, restarono adibite per depositi ed officine.
La totale trasformazione del convento ha rovinato il primitivo impianto, solo il chiostro quattrocentesco è rimasto intatto, tanto che lo storico dell'Ordine francescano P. Cirillo Caterino definì “gioiello fra i più belli dell’epoca del Mezzogiorno d’Italia”, interamente scolpito in tufo grigio locale, con i fasci di colonne separati dalle eleganti arcate ogivali mediante capitelli con ricca decorazione di figure zoomorfe e motivi vegetali è dello stemma della famiglia teanese Martino de Carles, grande benefattrice del convento.
La sorte di questo bellissimo chiostro non fu sempre lieta, durante il Seicento, tutte le forme di architettura medievale furono rivestite di stucchi.
La chiesa, dedicata a S. Antonio di Padova, divenne ben presto meta di ferventi pellegrini mentre il convento ospitò frati in numero sempre crescente; la festa di S. Antonio richiamò tanti pellegrini da dare origine alla famosa fiera tra le più importanti d'Italia per il commercio degli equini.
In pochi secoli al santuario furono aggiunte nuove fabbriche, come quella sulla sommità della collina, costruita nel 1742 da P. Benedetto Molinari da Teano ad uso dei pellegrini antoniani, mutato in seguito come studentato per giovani francescani e, in epoca di fusione, come collegio serafico.
Quest'ultimo ebbe un ruolo ben determinato nella storia della Provincia. Doveva servire di richiamo per i bambini della provincia che avessero la vocazione religiosa, avrebbero seguito il corso preparatorio (quinta elementare e prima media) per poi frequentare gli anni successivi ad Afragola.
Nel 1718 Gaetano Zarone, alla cui famiglia fu concessa la sepoltura al centro della navata che custodisce le spoglie del Vescovo Tommaso Zarone, fece erigere a sue spese il possente campanile.
Nel 1799 le truppe francesi del gen. Championnet saccheggiarono e incendiarono chiesa e convento, dando alle fiamme la splendida e importantissima biblioteca e la statua del Santo.
Il convento e la chiesa, dopo la fuga dei francesi da Napoli e la caduta della Repubblica Partenopea, furono ricostruiti a spese della nobiltà e dei fedeli di Teano e dei villaggi vicini. Nel 1856 M. R. P. Raffaele di Pozzuoli, allora Ministro Provinciale, scriveva che vi si era ricostruita un'importante biblioteca per la magnificenza del duca Caianiello.
Con la legge eversiva sulle congregazioni religiose del 1866 il convento di Sant'Antonio al demanio dello Stato, dal quale fu ceduto al Comune di Teano. I frati furono espulsi, solo riuscirono a permanervi con il compito di custodirlo, ma la politica anticlericale non consentì altro.
Nel 1897 i frati poterono riacquistare il convento e dare inizio al restauro, compiuto nel 1903 con la riconsacrazione della chiesa, per opera del Guardiano P. Valentino Barile, furono infine rifatti gli stucchi esterni della chiesa e del campanile.
Poco noto, ma di eccezionale importanza fu il ruolo del convento durante l'ultimo conflitto mondiale. In previsione dei bombardamenti su Napoli nel convento furono segretamente trasferiti ingenti fondi librari della Biblioteca Nazionale. Nel triennio 1962-65 iniziarono i lavori di riparazione dei danni di guerra, il convento fu rifatto in tutte le sue parti: arricchito di pavimenti e rivestimenti in marmo nei corridoi dei piani superiori; il piano terra livellato e pavimentato, il chiostro fu reso più armonioso e arioso. Particolare attenzione fu dedicata anche alla chiesa, troppo piccola per contenere le masse di pellegrini. Essa non potendo si estendere verso sinistra per la presenza del chiostro, fu ampliata nel 1963 eliminando le cappelle sulla destra, che furono trasformate in navata con due vani di apertura sul presbiterio. 
Attiguo alla chiesa, un campanile a pianta quadrata che si sviluppa su quattro livelli e termina con una cupola.



Il campanile
Il portale












martedì 10 settembre 2013

La Venere di Sinuessa esposta al Museo Archeologico di Paestum


La statua della Venere di Sinuessa
(foto di Salvatore Bertolino)


Esposta al Museo Archeologico di Paestum nell’ambito della mostra “Rosantico”, dedicata ai temi della natura e della bellezza che durerà fino al 31 ottobre 2013, la statua della Venere di Sinuessa che diviene così ambasciatrice in Italia delle "bellezze del Massico".
La statua in marmo, conosciuta come Venere (o Afrodite) di Sinuessa, fu rinvenuta nelle campagne di Mondragone nel 1911 durante alcuni lavori di sbancamento. Acefala, priva degli arti superiori, sicuramente una copia romana di un esemplare greco attribuito a Prassitele, rappresenta una figura femminile nell'attimo in cui esce dall'acqua. Il rinvenimento della statua nel territorio di Sinuessa è sicuramente da collegare alla presenza di una villa di Cicerone nella zona. 
Dopo il rinvenimento la statua è ospite del Museo archeologico di Napoli dove ha adornato le sale del Toro Farnese e quella delle Veneri. 
Nel 2006, per alcuni mesi, esaudendo un sogno impossibile dei cittadini mondragonesi, la statua della Venere fu esposta a Mondragone, ospite del Museo civico archeologico "Biagio Greco".
La mostra “Rosantico” allestita nel Museo archeologico di Paestum è dedicata al reimpianto della rosa nella zona dei templi. Insieme alla  statua proveniente da Sinuessa, anche reperti rinvenuti a Teano tra cui il vaso del Pittore di Afrodite e utensili di profumeria e cosmesi utilizzati dalle donne dell’antichità. 

domenica 7 luglio 2013

Valogno di Sessa Aurunca: i murales

Valogno di Sessa Aurunca





Valogno, un antico borgo, un piccolo paese alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, frazione di Sessa Aurunca, in quella provincia che una volta si chiamava Terra di Lavoro; un paesello, segnato dal tempo,  a misura d’uomo con circa 150 abitanti, su un territorio di bellezze naturali, ulivi e querce secolari, poi castagneti, intervallati da ginestre che con il giallo della loro fioritura rompono la quasi monotonia del verde; un piccolo borgo dove passato e presente convivono senza fratture. Non ci sono grandi chiese, oltre alla parrocchiale intitolata a san Michele arcangelo, abbiamo notato una cappella dedicata a sant’Antonio ed un’altra a san Giuseppe, né monumenti famosi, ma il borgo si è trasformato in un museo d’arte pittorica all’aperto da quando belle pitture murali, realizzate da diversi artisti, ma in maggioranza dal maestro Salvo Caramagno, hanno rivestito le facciate delle case e sono rimaste a segnare il tempo, offrendosi agli sguardi attenti o distratti dei visitatori.
E’ stata una simpatica sorpresa scoprirlo, salendo verso Roccamonfina dal lato di Cascano.
Un modo, quello dei murales,  per portare nuova linfa e vita ai piccoli borghi dell’entroterra e farli scoprire dal turismo.
Valogno: un borgo che racconta se stesso con storie di briganti, magie, storia risorgimentale, antichi mestieri.


Valogno di Sessa Aurunca: i murales 


Valogno di Sessa Aurunca: i murales 


Valogno di Sessa Aurunca: i murales 

Valogno di Sessa Aurunca: i murales 

Valogno di Sessa Aurunca: i murales 

Valogno di Sessa Aurunca: i murales 

Valogno di Sessa Aurunca: i murales
Valogno di Sessa Aurunca: i murales 

mercoledì 26 giugno 2013

Premio di giornalismo "Matilde Serao" 2013

Avrà luogo venerdì prossimo 28 giugno 2013 alle ore 18,30 la cerimonia di consegna del premio di giornalismo "Matilde Serao" per l'anno 2013 attribuito alla giornalista Barbara Stefanelli, vice direttore del "Corriere della Sera". La manifestazione si svolgerà nel salone di Palazzo Petrucci a Carinola.
Nella stessa serata sarà consegnato un Premio peciale alla carriera a Titta Fiore, giornalista de "Il Mattino" di Napoli.
Il Premio Giornalistico “Matilde Serao” fu istituito nel mese di novembre 2001 dall’Amministrazione Comunale di Carinola, su iniziativa di Antonio Corribolo, allo scopo di rendere omaggio alla vita ed alle opere di una fra le più illustri scrittrici e giornaliste di tutti i tempi e per rimarcare il legame della Serao con la città di Carinola che l’aveva accolta nella sua adolescenza. 



Nel corso degli anni il Premio "Matilde Serao" è stato attribuito a importanti firme del giornalismo radio-televisivo e della carta stampata: vogliano solo ricordare i nomi di Carmen Lasorella e Natalia Aspesi, Giovanna Botteri, Daniela Trotta, Daniela Vergara, Lucia Annunziata e nell'ultima edizione Rosaria Capacchione. 
L'evento organizzato, quest'anno, dall'Associazione Culturale "Matilde Serao" e dal Comune di Carinola ha ottenuto, oltre all'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Caserta, del Comune di Napoli, del Comune di Caserta e ancora dei Comuni di Sessa Aurunca, Mondragone e Falciano del Massico. 



Nel corso della cerimonia di consegna del Premio, la prof.ssa Caterina Di Iorio, docente del Liceo Artistico di Cascano, sede distaccata Casa Reclusione di Carinola, presenterà alcuni dipinti realizzati dagli studenti detenuti della Casa di reclusione di Carinola, ispirati al "Mare di Napoli" di Matilde Serao.


Dipinti realizzati da detenuti della Casa di reclusione di Carinola e
 raffiguranti "Il mare di Napoli" dall'omonimo racconto di Matilde Serao






venerdì 21 giugno 2013

Sessa Aurunca: 250° anniversario della Fondazione del Monte di San Carlo Borromeo


Prevista per il 27 e 28 giugno 2013 la cerimonia per festeggiare il 250° anniversario della Confraternita e del Monte di San Carlo Borromeo di Sessa Aurunca. Le regole del Monte di San Carlo Borromeo furono munite di regio assenso con atto di Ferdinando IV di Borbone, Re di Napoli,  in data 28 giugno 1763.





giovedì 13 giugno 2013

Carinola: l'Associazione culturale "Matilde Serao" presenta il libro di Nadia Verdile "MARIA LUISA la Duchessa Infanta"


Il ritratto inedito dell'infanta Maria Luisa di Borbone, nipote di Carlo III, sarà svelato a Carinola sabato 15 giugno 2013, alle 18, nel salone di Palazzo Petrucci, storica residenza di Filippo Petrucci segretario del re di Napoli Ferrante d’Aragona.
L'occasione ci è fornita dalla presentazione, dopo quella avvenuta a Caserta, del nuovo libro di Nadia Verdile, giornalista e scrittrice che da anni dedica i suoi studi alla storia delle donne.
L’evento è organizzato dall’Associazione culturale “Matilde Serao” di Carinola.
A presentare il libro e la figura controversa e indimenticata di Maria Luisa di Spagna, alla presenza dell'autrice, dopo i saluti del Sindaco di Carinola dott. Luigi De Risi, dell’Assessore alla cultura del comune di Carinola avv. Rosa di Mario e della Presidente dell’Associazione culturale “Matilde Serao” dott.ssa Silvana Sciaudone ed una breve introduzione di Antonio Corribolo, fondatore del Premio giornalistico “Matilde Serao”, sarà la prof.ssa Giuseppina Scognamiglio, docente di Letteratura teatrale italiana, Dipartimento Studi umanistici, Ateneo Federico II di Napoli.
Coordinatrice della serata sarà Paola Broccoli dell’Associazione Culturale “Matilde Serao”.



L’attrice Dafne Rapuano vestirà i panni di Maria Luisa, indossando un abito storico dell'Atelier "Le Muse", recitando una pièce scritta dall'autrice del libro.


"Maria Luisa, la Duchessa infanta. Da Madrid a Lucca, una Borbone sullo scacchiere di Napoleone (Maria Pacini Fazzi Editore) è frutto di un'attenta ricerca che restituisce un ritratto del tutto originale e scevro da preconcetti dell'ultima duchessa di Lucca, sorella di Maria Isabella che sposò re Francesco I delle Due Sicilie.
Una biografia ricostruita grazie a documenti e testi spesso ignorati dalla storiografia. Due gli obiettivi dell'opera: svestire dai panni misogini le fonti utilizzate e raccontare di una Borbone senza respirare i pregiudizi che su questa casata ancora insistono. Maria Luisa, nella scrittura della Verdile, non è più seduta al tavolo degli imputati; senza aggettivi, l'autrice ha ricostruito la vicenda umana e politica di una donna chiamata a gestire Stati, non più a gestire un potere e un tempo assoluti, ma una comparsa nello svolgersi della vicenda umana che attraverso le sue molteplici azioni di governo ha fatto di Firenze prima e di Lucca poi luoghi di cultura, talvolta avamposti di modernità. Poco importa se controcorrente e fiera della sua fede. Maria Luisa di Borbone, infatti, visse a cavallo di due secoli speciali. Non ebbe modo di godersi l'era del dispotismo illuminato, non potette evitare la Restaurazione. Vittima della politica vorace di Napoleone, ovunque fu mandata a governare ebbe gente contro: familiari, avversari, sudditi, politici. Eppure, nel suo progetto di governo, ovunque le capitò di esercitarlo, cercò di portare il suo contributo, tentando di costruire, di investire nella cultura, nei luoghi, nell'arte. Lo fece per sé, per il figlio Carlo Ludovico di cui fu reggente, lo fece sperando di lasciare traccia del suo passaggio. E proprio a Lucca profuse ogni suo sforzo in un progetto politico di buongoverno ispirato alla saggezza, alla clemenza e alla prosperità della cultura e delle arti.