La via Appia in località Baiazzurra del comune di Sessa Aurunca |
Un
gruppo di ricercatori del Laboratorio di Chimica Ambientale del Centro di
ricerca ENEA di Portici sta affrontando
l’analisi dei fenomeni che hanno portato allo sprofondamento delle strutture
portuali ascrivibili all’antica colonia romana di Sinuessa, i cui resti sono
visibili nelle giornate di mare limpido a circa 10 metri di profondità sui
fondali del Tirreno.
Le rovine testimoniano l’importanza del porto commerciale
della città romana fondata nel III sec. a.C., via di transito per tutto il
bacino del Mediterraneo delle merci prodotte nella Pianura Campana, tra cui il celebre vino Falernum. Sono stati, infatti,
ritrovati a 10 metri sott’acqua, a circa 800 metri dalla linea di battigia, tra
la località di Baia Azzurra e il rio San Limato 24 enormi blocchi rocciosi, tutti simmetrici,
che servivano verosimilmente a delimitare i punti di attracco. E, a qualche
centinaio di metri di distanza, più in prossimità della costa, un tratto di
strada ben conservato, parallelo alla linea del litorale, nel quale i basoli
sono ancora perfettamente distinguibili. Sono le tracce dell’antico porto di
Sinuessa, colonia romana fondata nel 296 a. C. a difesa dell’accesso costiero
dalla Campania Felix al Latium adjectum, da secoli sommerso dal
mare.
I ricercatori dell’ENEA hanno
avviato uno studio che, analizzando gli antichi tracciati viari e le opere
marittime che si rinvengono lungo il litorale, tende a ricostruire le vicende
che hanno interessato l’antica colonia. In particolare si è posta l’attenzione
su un tronco viario che, stranamente, si
insabbia verso il mare, in prossimità della spiaggia di Baia Azzurra. L’asse
viario appartiene all’importante snodo tra l’Appia antica e la via
Domitiana.
Ricostruzione grafica dei resti ritrovati ascrivibili al porto di Sinuessa |
Ricostruzione grafica dei resti ritrovati ascrivibili al porto di Sinuessa |
Fonte: YouTube. ENEA WebTV. Un porto sotto il mare: il mistero dell'antica Suessa
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