Vigneto alle pendici del monte Massico |
Il nostro territorio, l’Ager
Falernus, è stata la culla della prima "DOC" al mondo, vi si
produceva, infatti, il vino più famoso dell'antichità: il Falerno, in un
piccolissimo territorio, lungo l’asse della via Appia, nella zona tra le
odierne Mondragone, Falciano del Massico e Carinola, ai piedi del monte Massico.
L'Ager Falernus da: Prospettive di memoria. Testimonianze archeologiche dalla città e dal territorio di Sinuessa |
Su questo vino sono state scritte
centinaia e centinaia di pagine, di versi e di leggende. Gran
parte degli scrittori latini hanno tessuto l’elogio del Falerno (Cicerone,
Macrobio, Varrone, Diodoro Siculo, Virgilio, Orazio, Dionigi d’Alicarnasso,
Tito Livio, Vitruvio, Tibullo, Ovidio, Plinio il Vecchio, Marziale, Silio
Italico, Stazio, Catullo), tutti ne hanno celebrato le lodi.
D’altra
parte della qualità e della fama raggiunta dal Falerno ne è prova anche il costo
elevatissimo: al riguardo, molto importante è una scritta ritrovata a Pompei, incisa sul muro di
una taberna, ove «Edoné fa sapere:
qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai
vino Falerno» (CIL IV 1679).
Falerno, un vino il
cui nome deriva da quello di un vecchio contadino proprietario di un podere
nella regione del Massico, che un giorno
ricevette la visita del dio Bacco, secondo una leggenda tramandataci da Silio Italico,
scrittore latino del I secolo d.C., autore di Punica, il più lungo
poema della letteratura latina che ci sia pervenuto, dedicato al
racconto della II guerra punica tra Roma e Cartagine.
Prima di passare alla
leggenda occorre ricordare i fatti storici: siamo all’incirca nel 212-211 a.C.,
le truppe cartaginesi si sono stanziate a Capua in attesa di rinforzi da
Cartagine, oppure che altre città italiche seguano l’esempio di Capua,
schierandosi contro Roma.
In questa fase della
guerra Annibale, frustrato dall’accorta condotta di Fabio Massimo (il
Temporeggiatore) comandante delle legioni romane, sta mettendo a ferro e fuoco
l’ager Falernus; tra le file romane comincia ad emergere un effetto
indesiderato della strategia di Fabio Massimo, il malcontento dovuto al senso
di frustrazione; Fabio Massimo è quasi chiamato a giustificare la sua strategia
e la sua tattica di attesa. Annibale sa come alimentare i sospetti contro
l’avversario e risparmia dal saccheggio e dalla distruzione proprio un piccolo
podere che Fabio Massimo possedeva nel Massico.
Vigneto alle pendici del monte Massico |
Qui si innesta da
parte di Silio Italico la leggenda del
Falerno con il racconto della visita del dio Bacco al vecchio Falerno.
Durante
l’età dell’oro, nel corso di un non meglio precisato viaggio ai lidi estremi
d’occidente, Bacco sosta presso un vecchio contadino del Massico. Ignaro della
natura divina dell’ospite, Falerno lo accoglie e gli mette a disposizione tutto
quanto la sua dimora può offrire con l’energia e l’entusiasmo di un giovanotto:
una mensa imbandita di frutti dell’orto, latte, favi di miele, pane, e al
termine l’offerta rituale delle primizie. Lieto di ciò, Bacco fa dapprima in
modo che tutti i recipienti della masseria (le tazze, ma anche i secchi usati
per la mungitura) si riempiano del nuovo e profumato succo dei grappoli infine
si rivela nella sua natura divina.
Il
racconto si chiude con la divertente immagine del vecchietto felice e
ossequioso, che barcolla in preda ai fumi dell’alcool prima di cadere in un
sonno profondo: l’indomani la regione si sarebbe risvegliata tutta ricoperta di
folti filari di viti.