La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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martedì 30 aprile 2024

Cenni storici e Studi su Maria SS. Incaldana. Solenne Giubileo dei 400 anni dalla sua definitiva traslazione a Mondragone

I pochi cenni storici sulla protettrice di Mondragone, Maria SS. Incaldana e sul luogo ove la stessa era custodita e venerata, ossia la chiesa annessa al convento dei padri Carmelitani che oggi conosciamo come chiesa del Belvedere, sono riportati nel Saggio storico della città di Carinola di Luca Menna, notaio in Carinola, a sua volta riportati dal vescovo di Sessa Aurunca mons. Giovanni Maria Diamare, nell'opera La Chiesa di Sessa.

Così ci raccontano:

Nella suddetta Chiesa Madre, ossia Vescovado, si venera la sacra e miracolosa effigie di Maria SS. Incaldana che era presso la torre de' bagni, ove sono le acque sinuessane; in una una chiesa del Monastero dei Padri Carmelitani, sul monte Petrino. Siccome nei primi tempi la terra di Mondragone dalle incursioni dei Turchi era continuamente molestata e soggetta a rapine, incendi, devastazioni, così una volta bersaglio di questo furore fu il suddetto Monastero con la Chiesa, per cui tutto fu saccheggiato, ed i voti, le tabelle e la Sacra immagine, che era un quadro di un legno sconosciuto, vennero alle fiamme consegnati.

Ma Dio si compiacque di consolare quella popolazione, che, penetrata dal dolore e dall'afflizione del lacrimevole avvenimento, libera che si vide da quei barbari, si portò all'adorato luogo per venerare quelle ceneri, tra le quali rinvenne il quadro della detta Vergine intatto, ma con un sol legno che tuttavia si osserva, cioè trovassi alquanto affumicato alla parte destra del suo volto e di quello del Bambino Gesù, e ciò per fare intendere alle generazioni future di essere stata tra le fiamme e miracolosamente preservata.

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Fu quindi restaurata quella chiesa dall'incendio sofferto e ricollocata ivi la detta immagine sacrosanta, verso della quale per l'operato miracolo maggiormente la devozione si infervorò. Fu venerata ivi per molti anni, ma poi, o per timore di altre invasioni di barbari o per causa della lontananza di detta chiesetta dal centro di Mondragone, nella Chiesa madre della città fu trasferita ed eletta di quella terra protettrice primaria.


La traslazione avvenne il 28 aprile dell'anno di grazia 1624, la Terra di Mondragone era dominio della famiglia Carafa. 





Ipotesi molto interessante è quella proposta da Domenico Caiazza in Mefitis regina Pia Iovia Ceria. Primi appunti su iconografia, natura, competenze, divinità omologhe e continuità cultuale della Domina Italica, studio riportato in Italica Ars. Studi in onore di Giovanni Colonna per il premio I Sanniti, 2005 (per coloro che volessero approfondire l’argomento, il volume è disponibile presso la Biblioteca Comunale di Mondragone, quale mio dono).


In questo studio Domenico Caiazza ricostruisce l'origine e la trasformazione del culto di Mefitis e la sua migrazione nella religiosità cristiana del culto di Maria Regina ed alla presenza di fonti di acqua.




Ecco cosa scrive a proposito di Maria SS. Incaldana, riporto testuale dalla pubblicazione:

Proprio con questo predicato è un’altra Regina delle acque mefitiche rintracciabile non lontano dal territorio di Sessa ed esattamente in quello limitrofo dell’antica Sinuessa, oggi Mondragone.

Qui è venerata una Madonna Incaldana = in gergo in caurana=nella caldana, ovvero delle acque che ribollono in un laghetto come in una caldaia. Anche una fonte sacra in Teano si chiamava la Cardarella = piccola caldana, e caldana era anche il nome di una fonte della stabilimento Ferrarelle di Riardo. A Mondragone il nome di Bagno della Regina è collegato al ricordo di una regina che venne a curare la sua sterilità con le acque. Sopra Fonte Lavino è il convento di S. Anna in Acquisvivis. Vi erano bagni termali rammentati da Strabone, ancora usati nell’alto medievo, come ricordato da fonti di epoca longobarda, dai quali deriva il nome Le Vagnole, mentre sulle carte IGM sono segnati i Bagni Sulfurei presso il passo di S. Maria Incaldana Vecchia, nella stretta tra montagna e mare e Acqua Sulfurea presso Maria SS. Incaldana.

L’effige della Vergine la mostra adorna della corona, in trono, con un seno scoperto al quale beve il Bambino.

A monte del Casino di Tranzi e dell’Incaldana Vecchia è monte Cicoli sul quale sono stati scoperti resti megalitici di un recinto circolare, interpretabile come una fortezza a guardia del passo e delle coste, ma sede perfetta anche per un tempio ben visibile dalla terra e dal mare. Che questo ipotizzabile tempio fosse dedicato a Marte è indiziato dall’omonimo della catena: Monte Massico o Marsico, ma il nome Caurana ricorda Iuno Gaura.

E va anche ricordato che le Acque Sinuessane sono rammentate da Tito Livio che dice che sin qui si spinse Annibale; evidentemente anche per saccheggiare i santuari. 

 

Ci pare perciò sostenibile che la Vergine Incaldana, continui il culto dell’antica Mefitis, visto che è una Madonna in trono, con corona, che allatta e sacralizza una fonte sulfurea. E’ dunque anch’essa una Madonna del Latte, o anche delle Grazie, tipo questo contraddistinto dall’offerta del seno al Bambino e ai fedeli e l’unica differenza iconografica con la Madonna dei Lattani, la mancanza dell’uccellino, potrebbe spiegarsi, in questo come in altri casi, con i rifacimenti dell’immagine, visto che le vicine Madonne delle Grazie di Minturno e Francolise hanno anche questo simbolo.

  

martedì 23 aprile 2024

L'iconografia di Maria SS. Incaldana: dalla tavola bruciata all'immagine bizantina



Basilica Minore Maria SS. Incaldana




Basilica Minore Maria SS. Incaldana




1624-2024
28 aprile

400 anni dalla traslazione
della sacra immagine di Maria SS. Incaldana
nella città di Mondragone.



L'icona di S. Maria Incaldana, nota anche come Madonna del Belvedere e Prodigiosa, è opera di ignoto del XII-XIV secolo, realizzata su di una tavola in legno di quercia delle dimensioni di 66 x 45,5 cm e 4 cm di spessore. Custodita presso il Convento del Belvedere, sito in località Caldana (zona nota nel mondo romano per la presenza delle Terme Sinuessane), fu trasferita per la prima volta nella cittadella di Mondragone verso la metà del XIV secolo, a causa dei lavori di restauro che interessavano il Belvedere dopo una incursione saracena. Ospitata nella chiesa dell'Annunziata (ora di san Francesco), la tavola sacra ritornò dopo un breve periodo, nuovamente al convento restaurato; ma per i continui timori, giustificati a causa delle frequenti incursioni saracene, la Madonna Incaldana, nei primi anni del Seicento fu trasferita definitivamente nella cittadella fortificata di Mondragone, ospitata nella Collegiata di san Giovanni Battista, dove è custodita tuttora. 

La tavola della Vergine con il Bambino in grembo è contenuta in una pala in argento massiccio di origine settecentesca, più volte rifatta perché oggetto di furto, ultimo in ordine di tempo, avvenuto negli anni '80. La pala a sua volta, è contenuta in una nicchia ricavata all'interno di un altare del Settecento, in marmi policromi.




Basilica Minore Maria SS. Incaldana




L'immagine della Madonna che si ammira oggi, è il frutto di un restauro avvenuto nel 1953, quando la tavola lignea era oramai gravemente rovinata anche a seguito di un precedente pessimo restauro.
Il restauro attuato in base ai principi di conservazione delle parti non degradate o comunque poco danneggiate, con il rifacimento di quelle mancanti, ha restituito una Madonna con il Cristo, che nei caratteri generali potrebbe intrattenere dei legami con l'arte bizantina.


Corrado Valente,  Notizie storiche sull'icona di S. Maria Incaldana in Monumentalia - Frammenti di memoria, Mondragone 1995 





La tavola prima del restauro






Maria SS. Incaldana


Prima del 1953, anno in cui la tavola fu restaurata portando alla luce l'immagine che oggi possiamo ammirare, l'icona della Protettrice veniva desunta e riportata nelle immagini facendo riferimento a modelli similari conosciuti.
Il restauro portò alla luce un dipinto di chiara ispirazione bizantina e pertanto ascrivibile al periodo dell'Arte bizantina nell'Italia meridionale (XIII secolo ?).
Le caratteristiche più evidenti dei canoni dell'arte bizantina sono la religiosità, l'anti-plasticità e l'anti-naturalismo, intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale.




Maria SS. Incaldana 
(immagine prima del restauro del 1953)




Maria SS. Incaldana 
(forse la prima immagine dopo il restauro del 1953)



Maria SS. Incaldana 
(foto gentilmente concessa da Angelo Razzano)




Maria SS. Incaldana 
immagine dopo il restauro




Maria SS. Incaldana
di M. 
Severino 
in una rara litografia di Fr. Rinaldini e F.  (collezione privata)

La Litografia Rinaldini è attiva a Napoli, san Biagio dei Libri 
già dalla seconda meta del XIX secolo nel campo della riproduzione delle opere religiose 





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Nell'anno 2006, Poste Italiane spa, ha dedicato alla sacra icona un francobollo commemorativo nell'ambito della serie tematica "Il patrimonio artistico e culturale italiano", con annullo speciale "Mondragone 1.4.2006 giorno di emissione".





Così il Ministero delle Comunicazioni descrive il contesto che ha originato il 45 centesimi dedicato a Maria Santissima Incaldana.
Immagine di origini bizantine miracolosamente scampata all'incendio della cappella che la custodiva; la sua storia si confonde con le radici della città di Mondragone, ove non è solo simbolo religioso oggetto di profonda devozione popolare, ma è soprattutto l'emblema di una identità comune che unisce i cittadini nei secoli e tra i continenti.


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Formella maiolicata Maria SS. Incaldana
 (collezione privata)



Immagine di Maria SS. Incaldana
Forse l'immagine più popolare nelle abitazioni dei mondragonesi
 

domenica 16 agosto 2015

Alcuni esempi iconografici della Madonna del Latte o "Virgo lactans" nel territorio massicano

Mondragone  
Affresaco dalla chiesa di san Michele e.m.  - Casale di Sant'Angelo



Nella storia dell’arte la Madonna del Latte, detta anche Virgo Lactans, è una iconografia cristiana spesso ricorrente: la Vergine, che mostra il seno, spesso è accompagnata dalla espressione “mostra te esse matrem”, frase estrapolata dalla preghiera “Ave Maris Stella”. La Madonna, in questa precisa situazione, era rappresentata a seno scoperto, colta nell’atto di allattare il figlio oppure in procinto di farlo.
All'immagine di Maria "Regina dei Cieli" o "Basilissa" derivata direttamente dal cerimoniale dell'Impero romano d'oriente, si affianca quella della Madonna del Latte.
Questa iconografia si diffonde a partire dal XII secolo e molti artisti ne hanno dato varie versioni. Con l'immagine della Madonna del Latte il mondo cristiano si arricchisce di una connotazione più popolare, meno aulica che, rappresentando Maria nel rapporto più intimo del rapporto con suo Figlio, la rende più confidenziale, più terrena e quindi più vicina ai fedeli.


Cascano di Sessa Aurunca


Sant'Andrea del Pizzone (Francolise)
Affresco dalla chiesa medievale della Madonna delle Grazie


Sant'Andrea del Pizzone (Francolise)
Affresco dalla chiesa medievale della Madonna delle Grazie


Lauro di Sessa Aurunca
Affresco dal Santuario della Madonna dei Pozzi



Maranola di Formia (Latina)
Particolare dell'affresco nella chiesa medievale di Santa Maria ad Marthyres




Ventaroli di Carinola
Affresco dalla Basilica di Santa Maria in Foro Claudio



Marzuli di Sessa Aurunca
Affresco dal Convento dello Spirito Santo

(Foto gentilmente concessa da Salvatore Donatiello)


Rongolise di Sessa Aurunca  
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta



Rongolise di Sessa Aurunca
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta


Rongolise di Sessa Aurunca
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta



L’iconografia di una “donna che allatta”, o in procinto di farlo, risale all’antico Egitto dove vi era una notevole presenza di immagini della Dea Iside che allattava il figlio Horus. Il culto di Iside durerà molto a lungo, tanto da intrecciarsi con il primo Cristianesimo e, addirittura, alcune statue di Iside furono venerate come fossero Madonne cristiane.  Uscendo dalla simbiosi tra Iside e la Madonna, ritroviamo le rappresentazioni Cristiane della donna che allatta, sempre in Egitto, ma ora in parte convertito alla nuova religione, nel VII secolo. Tale iconografia ebbe in seguito molto successo nell’arte bizantina, dove prese il nome di Galaktrophousa. Dall’Oriente si trasferì in Occidente nei secoli seguenti, trovando ampia diffusione in Italia partendo dalla Toscana (XII secolo).
Dalla Toscana la rappresentazione salì rapidamente le terre italiche sino a giungere il  Piemonte dove, ebbe grandissima diffusione, tanto che sono attestate molte immagini della Madonna del Latte a ricordo di quel periodo splendido, e tendenzialmente dimenticato, che attraversa il tempo dal XII sino al XVI secolo.

Rongolise di Sessa Aurunca
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta


Rongolise di Sessa Aurunca
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta


Correva l'anno 1563 quando il Concilio di Trento, con il decreto De invocatione, veneratione et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus, definì la posizione della Chiesa riguardo alle iconografie devozionali. Si decise che:
...Se poi in queste sante e salutari devozioni si fosse insinuato qualche abuso, il sacro concilio vuole ardentemente che questi siano subito eliminati, affinché non venga eseguita alcuna immagine di falsi dogmi o che dia occasione a errori pericolosi per gli incolti. Così, quando capitasse di rappresentare episodi della sacra scrittura a utilità della plebe incolta, si insegni al popolo che la divinità non sta nelle figure, come se potesse esser vista da occhi corporei e fissata in forme e colori. Analogamente, venga eliminata ogni superstizione nell'invocazione dei santi, nella venerazione delle reliquie e nell'uso sacro delle immagini. Si faccia cessare ogni turpe richiesta; si vieti infine ogni lascivia, così che le immagini non siano dipinte od ornate con bellezze provocanti. E la gente non approfitti della celebrazione dei santi o della visita alle reliquie per banchetti e ubriacature, come se le feste in onore dei santi dovessero trascorrere tra eccessi e licenze. In conclusione, i vescovi devono usare in questo campo la massima cura e diligenza perché, se alla casa di Dio spetta la santità, nulla vi si veda di disordinato, di fatto al contrario o alla rinfusa, nulla di profano e nulla di indecente.
L’intento del Concilio era chiaro, si dovevano evitare immagini di natura sensuale, o percepite come tali dalla morale dell’epoca.
Il Concilio annoverò le rappresentazioni della Madonna a seno scoperto tra queste immagini.
La Riforma cattolica tridentina comprese tra queste immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera. Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse.


Rongolise di Sessa Aurunca
Affresco dalla Chiesa rupestre di Santa Maria in Grotta




Mondragone
 Santa Maria Incaldana


Santa Croce di Carinola
Virgo lactans

(foto da internet)

Formella dipinta dell'inizio 1900
(collezione privata)

Testo tratto da internet liberamente interpretato.

Le immagini, ove non diversamente indicato, 
sono di Salvatore Bertolino