Sessa Aurunca: la Cattedrale |
Nel X secolo a Sessa è documentata una prepositura cassinese, ma, il vero gioiello di arte cassinese è la sua cattedrale. Al 1103, come testimonia il Chronicon Suessanum, si fa risalire l’inizio dei lavori per la sua costruzione, dedicata a s. Maria e s. Pietro. Nel 1103 era vescovo di Sessa un benedettino (Giacomo, 1100- 1113), così come era a capo della diocesi un monaco cassinese l’anno della sua consacrazione (Giovanni II, 1113-1126). La presenza di vescovi benedettini spiega di per sé come mai la cattedrale di Sessa, al pari di quella di Sant’Angelo in Formis e di Caserta Vecchia, rifletta l’impianto della basilica desideriana.
La costruzione è stata eseguita con grossi blocchi di marmo squadrati, provenienti da costruzioni romane del territorio. Il duomo è articolato in un corpo longitudinale tripartito da colonne e transetto, concluso da tre absidi. Il transetto è posto ad un livello superiore rispetto alle tre navate, per dare spazio alla cripta sostenuta da una serie di 22 colonnine di età romana. Secondo alcuni studiosi la cattedrale è stata costruita sul luogo di un antico tempio pagano, ma l’ipotesi, seppure affascinante, non è confortata da alcuna emergenza archeologica.
Sessa Aurunca: la Catttedrale, il finestrone di facciata. |
La costruzione è stata eseguita con grossi blocchi di marmo squadrati, provenienti da costruzioni romane del territorio. Il duomo è articolato in un corpo longitudinale tripartito da colonne e transetto, concluso da tre absidi. Il transetto è posto ad un livello superiore rispetto alle tre navate, per dare spazio alla cripta sostenuta da una serie di 22 colonnine di età romana. Secondo alcuni studiosi la cattedrale è stata costruita sul luogo di un antico tempio pagano, ma l’ipotesi, seppure affascinante, non è confortata da alcuna emergenza archeologica.
La facies originaria del duomo è stata stravolta da un intervento di rammodernamento operato durante l’episcopato di monsignor Caraccioli, quando fu aggiunta una decorazione barocca che si rifaceva ai canoni dettati dallo scultore Domenico Antonio Vaccaro.
Il pulpito, commissionato dal vescovo Pandolfo (1224-1259), è un autentico capolavoro dell’arte meridionale. Finemente decorato, fu portato a termine dal vescovo Giovanni (1259-1283), che, a sua volta, commissionò al maestro Peregrino il candelabro e una scala con parapetto. Lungo la navata maggiore è ancora intatta l’antica pavimentazione a mosaico della prima metà del XIII secolo. Sull’altare maggiore spicca la Madonna in trono con Bambino, dipinta su tavola e ricoperta con una lamina d’argento, di Marco Cardisco, allievo di Polidoro da Caravaggio, della prima metà del XVI.
Il pulpito, commissionato dal vescovo Pandolfo (1224-1259), è un autentico capolavoro dell’arte meridionale. Finemente decorato, fu portato a termine dal vescovo Giovanni (1259-1283), che, a sua volta, commissionò al maestro Peregrino il candelabro e una scala con parapetto. Lungo la navata maggiore è ancora intatta l’antica pavimentazione a mosaico della prima metà del XIII secolo. Sull’altare maggiore spicca la Madonna in trono con Bambino, dipinta su tavola e ricoperta con una lamina d’argento, di Marco Cardisco, allievo di Polidoro da Caravaggio, della prima metà del XVI.
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