La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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venerdì 4 agosto 2017

Giornata della Fotografia a Roccamonfina (II edizione)



Ha avuto inizio ieri sera e continuerà ancora per oggi e domani  la II edizione della “Giornata della Fotografia”. Dopo il successo della prima edizione, anche quest’anno piazza Nicola Amore ospiterà numerose opere fotografiche nell’ambito dell’iniziativa promossa dalla “ML Art’s” in collaborazione con l’Associazione Pro-Loco.
 “Roccamonfina e…” è il titolo della rassegna durante la quale i partecipanti esporranno le loro fotografie in piazza Nicola Amore nelle giornate del 3, 4 e 5 agosto. 
Il vulcano, la natura incontaminata del Parco regionale, gli scorci, i paesaggi, i volti e le persone di questo lembo di Terra di Lavoro, insomma tutto ciò che “parla” visivamente di Roccamonfina e del territorio dell’Alto casertano è proposto negli scatti di Michael Lippo, Anna Di Giovanni, Simona Di Lorenzo, Marinella Pompeo, Michele Pagliaro, Salvatore Bertolino, Antonio Di Rubba, Rosalba D'Ambrosio, Cosimo Antitomaso, Andrea Del Mastro, Giuseppe Iannotta e Ketti Monteforte.
Dopo il successo dello scorso anno, ha dichiarato Michael Lippo, animatore dell’iniziativa, ho voluto nuovamente una Roccamonfina vista attraverso la lente e tramite le fotografie dei numerosi autori presenti.









Si spazia dalla "festa della castagna" nei mirabili scatti proposti da Cosimo Antitomaso, ai fantastici "bianco e nero" di Michele Pagliaro, da “i  posti incantevoli, ricchi di storia e cultura nascosti tra le stradine di piccoli borghi” di Marinella Pompeo, al tema della "memoria dei luoghi" che traspare nelle foto di Salvatore Bertolino, per finire ai magnifici ritratti di Rosalba D’Ambrosio e Ketti Monteforte ed ai colori straordinari e l’amore per i particolari nelle foto di Giuseppe Iannotta. 

Tutto questo all’ombra dei secolari tigli di piazza Nicola Amore a Roccamonfina che in questo inizio infuocato di agosto sembrano poter dare un poco di refrigerio.




















sabato 5 novembre 2016

Il complesso dell'ex Convento dei Domenicani a Sessa Aurunca



La fabbrica dell’EX CONVENTO DI S. DOMENICO sorse nel 1425, su un’area concessa ai frati predicatori da G. A. Marzano, quando, per rendere sicura la sua dimora, demolì il loro antico convento che era presso il Castello. Originariamente nello stesso luogo sorgeva la piccola chiesa di santa Maria degli Orti di cui residua attualmente solo il campanile. 
Il complesso, di recente restaurato, ha un chiostro in stile tardo-gotico alle cui pareti affiorano brani di affreschi che rappresentano storie della vita di S. Domenico e di altri personaggi ecclesiastici. 

Dopo il restauro il convento ospita la sede del Parco Regionale di Foce Garigliano-Roccamonfina ed è destinato ad ospitare per la restante parte un polo culturale. 






Collegato con il chiostro vi è la cappella intitolata al Santissimo Rosario, sede dell’omonima confraternita, fondata nel 1573 probabilmente su iniziativa di un domenicano. Aveva tra le proprie finalità l’assistenza ai condannati a morte ed ai giorni nostri partecipa attivamente alle funzioni liturgiche della Settimana Santa.


Ingresso della Congregazione del SS. Rosario

Il campanile della preesistente chiesa di santa Maria degli Orti

domenica 13 dicembre 2015

Chiesetta della Madonna della Neve tra i borghi di San Felice e Corbara


La chiesetta della Madonna della Neve nascosta fra i colori dell' autunno.



PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA NEVE

Vergine Immacolata bianca e pura 
piu' della neve, stendi su tutta la tua terra un candido
manto della tua neve, della tua purezza, della
tua innocenza, della tua bellezza.
Rendi i nostri cuori bianchi e simili alla neve;
puri, innocenti,, belli agli occhi di Dio.
Amen






Si veda anche l'altro post pubblicato precedentemente:
http://lebellezzedelmassico.blogspot.it/2015/05/sul-sentiero-per-corbara.html


giovedì 22 ottobre 2015

Teano. “Giotto – L’Italia ed i luoghi”, in mostra il Crocifisso di scuola giottesca



La città di Teano sarà parte del circuito tendente ad unire l’Italia con l’arte dal titolo “Giotto – L’Italia ed i luoghi” un progetto del Ministero dei Beni Culturali realizzato nell’ambito di Expo 2015.
Dieci città in 35 meravigliose tappe con un unico filo conduttore Giotto e la scuola giottesca, da Firenze a Milano, Padova, Rimini, Roma, Assisi, Perugia ed infine Teano per giungere fino a Napoli.
Giotto, infatti, lavorò a Napoli dal 1328 al 1333, su incarico di Roberto D'Angiò.
Oggi, purtroppo, non resta molto del  grande lavoro sia suo che dei collaboratori di bottega.  Molti affreschi e opere furono grattati via già dal Cinquecento per essere sostituiti da motivi più affini ai gusti dell'epoca. Qualcosa, però è rimasto. A cominciare dai frammenti pittorici nel coro delle clarisse all'interno della chiesa di Santa Chiara, il primo cantiere aperto da Giotto a Napoli, nel 1328. 
Un'ulteriore testimonianza è nella sala Maria Cristina, con una Crocifissione attribuita a Maestro Delle Vele, già attivo nella basilica inferiore di Assisi. Nell'ex refettorio dei frati, oggi oratorio delle monache, è inoltre raffigurata l'allegoria della Mensa del Signore del 1332, di Maestro Giovanni Barrile.
Ancora, nel 1329 re Roberto affidò a Giotto i lavori in Castel Nuovo, che durarono fino al 1333. Di quell'opera, decantata dallo stesso Petrarca, oggi restano soltanto tracce di piccole decorazioni attorno ai finestroni. Altre tracce giottesche, ancora, nei colori di Roberto d'Oderisio sulle pitture dei "Sette sacramenti" e del "Trionfo della Religione" nella chiesa dell'Incoronata. Si aggiungono gli affreschi a Santa Maria Donnaregina Vecchia e nella Cappella Brancaccio di San Domenico Maggiore di Pietro Cavallini (antecedenti al 1312) e quelli sulle Storie della Vergine e di Maria Maddalena, di Maestro di Giovanni Barrile e Montano d'Arezzo.
Il viaggio continua anche fuori Napoli, precisamente nella chiesa di San Clemente a Teano, con uno splendido crocifisso di ispirazione giottesca, risalente al 1330.
Il magnifico crocifisso su tavola fu rinvenuto fra le rovine della chiesa, semidistrutta dalle incursioni aeree del 1943, e venne restaurato dalla Soprintendenza di Napoli. Dopo una iniziale attribuzione a Roberto d’Oderisio è stato assegnato al napoletano Maestro di Giovanni Barrile, attivo nella bottega giottesca del cantiere di Castel Nuovo.

Teano, Cattedrale, piazza Duomo
Dal lunedì al sabato ore 8,30-12
domenica 8,30-12 e 16-19

info 340 5585152



Testo tratto dal web
Foto di Salvatore Bertolino

domenica 27 settembre 2015

Sessa Aurunca. Il teatro romano di Suessa


SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa


I primi scavi archeologici al Teatro romano di Sessa Aurunca furono diretti da Amedeo Maiuri negli anni ’20 del XX secolo. Precedentemente, gli storici municipali ne avevano testimoniato la presenza riconoscendone, come il De Masi, finanche l’originaria destinazione.  
L’edificio monumentale, sorto a ridosso del foro, fu edificato nell’età augustea per poi essere ampliato nel II secolo d. C. ad opera di Matidia Minore. Con la fine dell’impero romano subisce, come gran parte degli edifici antichi, la quasi totale “spoliazione” e il riutilizzo del materiale per la costruzione di altri edifici, tra cui la Cattedrale. 



SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa



SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa


A differenza di altri teatri antichi, quello di Sessa ha un impianto più vicino al greco che non all’italico, avendo gran parte della cavea “appoggiata” al banco tufaceo. Durante l’ultima campagna di scavi, ultimata solo recentemente, sono venuti alla luce diverse emergenze architettoniche ritenute oramai scomparse. Tra queste, occorre ricordare parte della media e ima cavea, con diversi gradoni ancora in buone condizioni conservative. Secondo in Campania, dopo il teatro romano di Napoli, la cavea poteva contenere dai sette agli ottomila spettatori. Dalle fondazioni ancora presenti, è stato possibile comprendere l’imponenza della scena che raggiungeva un’altezza di circa venti metri. L’ingresso avveniva da almeno due zone. A sud si accedeva tramite uno scalone monumentale, che si collegava ad un edificio basilicale decorato con marmi, l’ingresso nord era costituito da una galleria scavata nel tufo, all’interno della quale si è rinvenuto un affresco raffigurante, probabilmente, il nume tutelare del teatro. Completamente inaspettato è stato il ritrovamento di numerose statue, alcune quasi integre, ed iscrizioni che arricchivano, insieme con i marmi di diversa qualità, l’apparato decorativo dell’edificio. Tra le statue, quattro visibili presso il Castello ducale, particolare interesse desta Matidia / Aurea, composta da due differenti marmi di colore nero e bianco, Traiano, Adriano e Vibia Sabina, databili al II secolo d. C. .



SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa


Per la grandiosità di resti e la preziosità dei reperti rinvenuti, il teatro rappresenta la testimonianza tangibile della potenza e dell’interesse di Roma per la Campania e per Suessa in particolare. 
L’edificio con murature conservate fino a m 20,00 di altezza, comprende una cavea di m 110 di diametro, scavata nella collina e superiormente impostata su gallerie, con tre ordini di gradinate in calcare di che potevano ospitare da 7000 a 10000 spettatori. Consistenti sono anche i resti della struttura che sosteneva il velarium, usato per proteggere gli spettatori dal sole, e del grande edificio scenico, lungo m 40,00 ed alto in origine m 24,00, dotato di tre ordini sovrapposti di 84 colonne.

La scena costituiva un vero e proprio museo a cielo aperto dove gli artisti e gli scalpellini romani usarono molte qualità di marmi per realizzare le decorazioni architettoniche, costituite da fregi, architravi e capitelli. Le colonne furono realizzate con cinque diverse qualità di marmi colorati, provenienti dalle isole greche, dalla Numidia e dall’Egitto, mentre gli architravi ed i capitelli vennero scolpiti in marmo bianco proveniente da Carrara e da Atene. 

SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa

SESSA AURUNCA (Caserta). Teatro romano dell'antica Suessa

I testi sono tratti da internet
Le foto sono di Salvatore Bertolino