La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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giovedì 12 giugno 2014

La Cattedrale di Cales



Cales, oggi Calvi Risorta, la Cattedrale

Di questo, che è tra i monumenti meglio conservati della Campania medievale, non resta purtroppo alcuna notizia storica circa la sua costruzione. Secondo la tradizione la primitiva chiesa sorgeva non molto distante dall’odierna Cattedrale e si identificava con la basilica paleocristiana di San Casto Vecchio, ma alcuni fanno risalire la fabbrica alla seconda metà del IX secolo, cioè negli anni in cui regnò su Calvi un certo Atenulfo, che sembra abbia trasformato l’antica città in castrum. Tuttavia le caratteristiche formali, sia dell’architettura che della plastica architettonica, suggeriscono che la costruzione della Cattedrale debba essersi svolta entro la prima metà del XII secolo.


Cales, oggi Calvi Risorta, la Cattedrale: ingresso laterale

Purtroppo della costruzione romanica originaria rimangono poche tracce: le tre absidi, il muro esterno della navata sinistra e alcuni componenti essenziali della facciata. La chiesa subì un primo restauro nel 1452, ma il terremoto del 25 luglio 1805 causò seri danni all’edificio. La facciata si aprì in più punti e i primi pilastri e l’arco maggiore si squarciarono.
Successivamente, la Cattedrale fu riparata intorno al 1792-1829. Unico elemento medievale originario della facciata è il portale centrale, la cui mensola di sinistra rappresenta una figura armata che ammazza un drago, mentre in quella di destra è raffigurato un animale fantastico. La cronologia dell’archivolto è ancora dibattuta, ma sulla base della morfologia della sua forma è possibile ipotizzare una datazione intorno al XIII secolo.
Sul lato settentrionale dell’edificio, in posizione arretrata, si erge il campanile rinascimentale, costruito nel 1591, come testimonia un’epigrafe. La torre campanaria, divisa in tre ordini da due cornicioni, fu restaurata perché pericolante nel 1960.
Dedicata alla Vergine Assunta la Cattedrale di Calvi è a pianta basilicale trinavata conclusa da tre absidi, con transetto contenuto entro il perimetro. Sotto il presbiterio si apre una cripta voltata a crociera.


Cales, oggi Calvi Risorta, la Cattedrale: il campanile

All’interno della Cattedrale il manufatto più interessante è la cattedra episcopale, il cui seggio è retto da due solenni figure di elefanti con zampe rigide come colonne saldamente cementate al terreno. Degno di nota all’interno della chiesa è il pulpito, sostenuto da due leoni stilofori, che mostrano stringenti affinità coi leoni della Cattedrale di Capua e con i due leoni che si trovano ai lati dell’ingresso della Cattedrale di Caserta Vecchia, destinati ora a sorreggere due acquasantiere.

Il testo è tratto da: 
L'influenza cassinese nelle più antiche chiese medievali della Campania. Fonti storiche, architettoniche e archeologiche 
di Pierfrancesco Rescio.

Le foto sono di Salvatore Bertolino.

venerdì 4 aprile 2014

Mondragone: il Monastero di Sant'Anna de aquis vivis


Mondragone. Monastero di Sant'Anna de aquis vivis.

Sito sul versante mondragonese del monte Crestagallo (a circa 280 m s.l.m.), il Monastero di Sant'Anna de aquis vivis domina la fascia pedemontana da quel lato, da un ampio terrazzamento. Il toponimo si deve alla presenza di una sorgente nei suoi immediati pressi.

Abbandonata all'incuria per un'ingiustificabile quantità di anni, la struttura è un interessante complesso monastico medioevale che ha avuto discreta importanza nel corso dei secoli, giovando di una serie di interventi da parte di fedeli e governanti. Il monastero ha forma quadrangolare ed è scandito da vari corpi di fabbrica, in origine con funzioni diverse. Sebbene gran parte delle strutture siano crollate e ci si trovi dinanzi ad un rudere imponente, risulta ancora agevole analizzarlo. Realizzato nella prima metà del XIV secolo, il manufatto divenne così importante da indurre Papa Urbano V, tra il 1362 e il 1370, a concedere indulgenza plenaria a quanti prestassero manodopera per la sua realizzazione e ad occuparsi di regolarne i rapporti col monastero sublacense.
In questo periodo giunsero, chiamati dall'abate Bartolomeo da Siena, monaci dalla Germania in sostituzione di alcuni confratelli allontanati perché indegni. La loro presenza potrebbe aver influenzato la composizione architettonica della chiesa annessa al monastero. 
Nel corso del XV secolo sia Giovanna II, sia Alfonso il Magnanimo, estesero le donazioni alla struttura religiosa come i loro predecessori. 
Nei secoli successivi, la fortuna del monastero cominciò a mutare; fu ceduto dal cardinale Giovanni de Torquemada, commendatario del convento sublacense, alla comunità benedettina di Montecassino nel 1467 e infine abbandonato nel 1589, come informa la relazione del Vescovo di Carinola, mons. Vitelli, per la presenza di ladri. 
Iniziò così una lenta ma inesorabile fase di decadenza, che vide i possedimenti del monastero venduti o ceduti a privati. 
Nel XVII secolo, probabilmente in occasione della stesura di un inventario di beni, fu redatto un rilievo della chiesa, all'attualità conservato presso l'Archivio di Montecassino, utile traccia per lo studio della struttura. 


Mondragone. Monastero di S. Anna de aquis vivis.
Pianta della chiesa rilevata nel XVII secolo
(Archivio di Montecassino) 

Nel 1848 collina e cenobio risultavano proprietà di tale Alfonso Gambati, che possedeva anche un casino di caccia circondato da vigneti. Nel XX secolo, infine, la struttura, ancora di proprietà privata, continuava a subire un costante degrado, soprattutto a causa dell'incuria dei proprietari e dell'indifferenza degli organi preposti alla sua tutela. 
Oggi il complesso è di proprietà ecclesiastica, grazie alla donazione da parte degli ultimi proprietari.


Mondragone. Monastero di S. Anna de aquis vivis.
La colombaia sotto la quale sgorga la fonte da cui ha origine il toponimo "de aquis vivis".
La struttura è interamente realizzata in pietrame calcareo, eccezion fatta per la colombaia posta nei suoi immediati pressi che, pur avendo basamento in pietrame, è realizzata in mattoni. I paramenti murari sono allestiti per lo più in ricorsi orizzontali periodici (cosiddetti "cantieri") con pezzame rustico in genere disposto su tre allineamenti, pareggiati con l'utilizzo di materiale minuto.

Mondragone. Monastero di S. Anna de aquis vivis.
In cima ad una montagna molto amena presso la rocca di Mondragone nel luogo detto S. Anna de aquis vivis (S. Anna dalle acque vive) per le perenni acque che vi scorrono, per la concessione della regina Sancia (figlia del re di Maiorca e seconda moglie di Roberto d’Angiò, re di Napoli)  un eremita di Sarzana (Liguria) di nome (Benedetto) aveva costruito una chiesa dedicata a S. Anna e alcune celle per i compagni, come risulta più diffusamente dalla seguente donazione della medesima regina fatta nel 1325, che ratificò Agnese (moglie di Giovanni, figlio di Carlo II, re di Napoli) Duchessa di Durazzo e Contessa di Gravina nell’anno 1343, il cui autografo si trova nel nostro archivio:

Agnese Duchessa di Durazzo e Contessa di Gravina, a tutti quelli che hanno il compito, sia al presente sia nel futuro, di attendere a questi atti". "In onore e venerazione della Madre di Dio e della beatissima S. Anna pur essa madre della stessa Vergine gloriosa, non solo per favorire le opere di carità delle persone che attendono al culto e alla venerazione di questa Santa in quanto appartenenti ad ordini religiosi, ma ad ogni altra persona e molto volentieri... ".

Poiché da parte del Priore dei Monaci del monastero di S. Anna de Aquaviva sito nel nostro territorio di Rocca Monte Dragone Eremo soggetto al monastero dell'ordine di S. Benedetto è stato presentato nella nostra curia un privilegio originale della serenissima principessa donna Sancia per grazia di Dio regina di Gerusalemme e di Sicilia, ora lo facciamo pubblicare, dal seguente contenuto:

Sancia per grazia di Dio regina di Gerusalemme e di Sicilia:
notifichiamo a tutti quelli che hanno il compito di controllare gli atti presenti, che essendosi da tempo l’eremita Benvenuto di Sarzana rivolto alla nostra altezza, dopo aver rinunciato ai piaceri del mondo ritirandosi in un luogo deserto e incolto in cima al Monte della nostra Terra di Rocca del monte di Dragone nostro Feudo nel demanio di detta terra, a lode di Dio ha costruito una piccola chiesa in onroe di S. Anna e ultimamente alcune altre celle intorno alla piccola chiesa, con il permesso della nostra autorità. Pertanto vivendo molto lontano dagli uomini ed essendo dedito assiduamente alla contemplazione non può provvedere a sé e ai suoi compagni neppure con l’elemosina.
Per tale ragione si è rivolto umilmente alla nostra serenità con spirito di devozione, chiedendo per il suo sostentamento e per quello dei compagni con lui dimoranti un po’ di terra dl predetto luogo, come si è detto sterile ed incolto al fine di coltivarlo sia per la piccola chiesa sia per il suddetto Eremita. D’altra parte noi abbiamo preso informazioni intorno a tale problema per mezzo di Roberto de Matricio di Sessa nostro vicario per i possedimenti di Terra di lavoro e nel Principato e ricevuta per iscritto la debita relazione comprovante la verità dei fatti e delle richieste dell’Eremita, assegniamo dodici moggia di detta terra sterile, come si dice, e incolta per uso della piccola chiesa, dell’Eremita e dei suoi compagni che sono ivi o vi saranno, fino a quando durerà il nostro beneplacito, riservati e salvi sempre i diritti della regia Curia e di ogni altro.
Napoli, primo di ottobre 1325
La regina Agnese, Napoli 27 luglio 1343, conferma la donazione di dodici moggia di terreno, anche se questo è ormai coltivato ed è stato costruito il nuovo Monastero.


Mondragone. Monastero di S. Anna de aquis vivis.
Mondragone. Monastero di S. Anna de aquis vivis.



BIBLIOGRAFIA:
Brodella don Amato, Il Monastero di S. Anna, Corrado Zano editore, 
Alfredo Di Landa, Fanti e Santi in Terra Rocce Montis Dragonis, Caramanica Editore;
Francesco Miraglia, Note sulle caratterizzazioni costruttive tardomedioevali del Monastero di Sant'Anna de aquis vivis in Mondragone.

Foto:
Salvatore Bertolino






mercoledì 22 gennaio 2014

Edicole sacre nel territorio di monte Massico


Sessa Aurunca: centro storico



Sessa Aurunca: via Seggetiello

C’è una preziosa ricchezza che caratterizza ancora oggi le stradine dei centri storici, dei borghi, dei casali o delle frazioni  del nostro territorio, quello tra “I fiumi Garigliano e Volturno” legata alla profonda tradizione religiosa dei nostri padri: l’edicola votiva o edicola sacra – a volte denominata semplicemente ‘a marunnella, qualunque sia l’immagine sacra in essa contenuta. Molto spesso è un manufatto di semplice fattura che protegge un’immagine sacra oggetto di culto lungo le strade, oppure sulle facciate delle case, nei cortili e lungo le strade di campagna. Esse sono parte integrante della storia delle nostre genti, del nostro passato e del nostro presente, frutto della più semplice spontaneità popolare, antiche quanto l'uomo, discrete, mai eclatanti.
Le edicole sacre custodiscono la storia, la tradizione, l'arte, l'architettura, la fede e la devozione e la loro riscoperta è elemento di sicuro interesse per contribuire alla valorizzazione del nostro territorio.





Sessa Aurunca: centro storico




Carinola: sotto la loggia di Palazzo Marzano



Sessa Aurunca: sulla strada tra Piedimonte e Carano



Sessa Aurunca: nel borgo di Valogno




Minturno: centro storico

Ha scritto Francesco Nigro nel suo ultimo volume “I rurece mise”: 
le edicole affondano le radici nelle tradizioni popolari del mondo rurale e sono una manifestazione della fede popolare. Si tratta di beni culturali che, anche se minori, meritano di essere salvaguardati e conservati, in quanto utile testimonianza della nostra storia e delle nostre tradizioni religiose.
 Attualmente molte edicole si trovano in uno stato di incuria. Occorre evitare che aspetti della fede religiosa di un tempo, di usi e costumi scompaiano nel più profondo oblio.

 


Francolise: nel borgo di Ciamprisco



Roccamonfina: contrada Giglioli




Roccamonfina: nel cortile del Santuario della Madonna dei Lattani




Francolise: in un vecchio manufatto borbonico lungo una strada di campagna

La  salvaguardia ed il recupero dei beni culturali non può limitarsi soltanto alla conservazione delle grandi opere d’arte o delle grandi costruzioni indicative di movimenti artistici del passato o di fasti di grosse casate o di principi e regnanti. Anche quanto è testimonianza dell’arte e della cultura popolare deve essere protetto e recuperato, altrimenti un ricco e vasto patrimonio della nostra “storia” rischia di scomparire.




Sessa Aurunca: San Venditto, appena prima del borgo di San Castrese

Le ho cercate e, continuamente, le cerco nelle nostre contrade, per i vicoli e le strette strade, per i borghi ed i casali di Mondragone, Sessa Aurunca, Roccamonfina, Carinola, Francolise e Minturno, a volte tra lo sguardo infastidito o incuriosito della gente del posto,  le cerco sulle facciate delle case, sotto gli androni, nei portoni aperti, davanti o accanto alle chiese, nelle piazze e negli slarghi.
È un lavoro piacevole, ripagato dallo scoprire o riscoprire  edicole votive e dal constatare quanto c’è ancora di bello in luoghi impensabili e quanto sia stata grande la devozione dei nostri antenati.

Ve ne propongo in questo articolo solo alcune, altre le potrete trovare in una community "Edicole sacre e chiese di campagna" insieme a tante altre che tanti amici stanno proponendo da tutta Italia:

https://plus.google.com/u/0/communities/102404233010761912007



Carinola: nella frazione di Casanova



Minturno: centro storico



Sessa Aurunca: sotto un androne in corso Lucilio




Mondragone: rione Amedeo



Sessa Aurunca: centro storico

lunedì 20 gennaio 2014

Il Seminario della diocesi di Calvi. Un gioiello del '700 ...


Antica Cales. Seminario apostolico: finestra sopra il portone di ingresso
E' visibile la targa commerativa del vescovo Zurlo 1771

L’antico seminario apostolico di Calvi Risorta, un gioiello del 1700 inaugurato dal papa Benedetto XIII il 16 maggio 1727, mentre da Benevento rientrava a Roma, motivo per il quale gli venne attribuito il titolo di «apostolico», sorge lungo la via Casilina nei pressi dell’insediamento di origine ausone e poi romano conosciuto come Antica Cales.
Il caseggiato fu comprato dal vescovo Filippo Positano, nel 1721, per 500 ducati, e altri 300 ne furono spesi per lavori di riadattamento. Arrivò ad ospitare una settantina di alunni, maestri e lettori  nei suoi ambienti costituiti da un salone, il refettorio, due scuole, la cucina, le camerate e la cappella.
Un complesso di grande valore che fu persino «altare privilegiato in perpetuo» (ossia un luogo in cui vi si celebra la Santa Messa con Indulgenza Plenaria), del quale, purtroppo non è rimasta alcuna traccia.

Il palazzo fu ingrandito dal vescovo Giuseppe Zurlo affinché fosse ampia dimora della gioventù consacrata.
 Mons. Giuseppe Maria Capece Zurlo (1756-1782), divenuto poi Arcivescovo-Cardinale di Napoli, fece così mirabilmente rifiorire il Seminario nella scienza e nella pietà che, stando alle cronache del tempo, il Seminario di Calvi poteva ben definirsi l'albergo delle Scienze e delle Muse.


D O M
APOSTOLICUM
VETUSTISSIMAE CALENAE URBIS
SEMINARIUM
HAEC DOMUS UT SACRAE SEDES
FORET AMPIA JUVENTAE
JOSEPHO ZURLO PRAESULE ADAUCTA
FUIT
A.D. MDCCXXI
Oggi la struttura è invasa dalla vegetazione, nel cortile interno sono cresciuti veri e propri alberi, e con le travi che la rendono appena praticabile, all’interno buche, frane e muri rotti».
Non risulta più in sito l’antica lapide marmorea che riportava la data di fondazione: «Una volta alla settimana il medesimo Filippo (Positano) lo provvide di annue rendite e pago nei suoi voti, compì a perfezione i suoi doveri. Il Capitolo di Calvi a così insigne presule e tanto ricco di meriti per gli innumerevoli benefici verso la chiesa, questo monumento pose. Anno dell’Era cristiana 1727».al contrario è ancora posizionata sopra l'ingresso principale la targa in marmo relativa ai lavori di ingrandimento del vescovo Zurlo.

Chissà dove sono i vecchi confessionali e i legni che formavano l’antico coro del '700 dove pregavano gli otto canonici caleni?

Un tesoro da riportare assolutamente all’antico splendore.

Antica Cales. Seminario apostolico


Antica Cales. Seminario apostolico: portone di ingresso