La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

domenica 19 febbraio 2012

Terra di Lavoro: costumi popolari nel XVIII secolo

Monte Massico ed il territorio circostante 
(dall'Atlante geografico del Regno di Napoli di A. Rizzi Zannone, 1781)

Nell’anno 1782, Ferdinando IV di Borbone organizzò una missione alquanto particolare: illustrare i diversi modi di vestire delle popolazioni che abitavano il Regno di Napoli e di Sicilia. Vero ispiratore del progetto e colui che lo diresse per tutta la durata, fu il marchese Domenico Venuti, uomo di profonda cultura, da poco nominato direttore della Real Fabbrica di Porcellana.
La missione tendeva proprio alla ricerca di nuovi temi da raffigurare sulle porcellane. Erano anni in cui il Regno di Napoli viveva un momento magico che lo vedeva al centro dell’attenzione di gran parte dell’Europa. Le scoperte di Pompei e di Ercolano, le bellezze naturali, il protagonismo del Vesuvio di quegli anni, mettevano il Regno al centro di numerosi interessi e facevano di Napoli meta obbligata del Gran Tour.
Si realizzavano sotto l’influenza illuministica alcune interessanti esperienze come la colonia di San Leucio per la lavorazione della seta e l’azienda agricola del Real Sito di Carditello.
Alle province del Regno fu dedicata una particolare attenzione: fu affidato ad Antonio Rizzi Zannone il rilevamento topo-cartografico del Regno che portò poi, nel 1781, alla realizzazione dell’Atlante geografico del Regno di Napoli.
La campagna di ricognizione doveva produrre, dunque, le immagini degli abiti realmente indossati dagli abitanti delle province identificabili per forme e colori, per trovare poi la loro applicazione in campo artistico nella decorazione della porcellana o nella realizzazione di dipinti ed incisioni.
A partire dal febbraio 1783, fu affidato a due valenti disegnatori, Alessandro D’Anna e Saverio Della Gatta, in seguito sostituiti da Antonio Berotti e Stefano Santucci, l’incarico di recarsi di persona nei paesi in cui la differenza di vestiario era notevole.
La prima provincia del regno ad essere visitata, nel giugno del 1783, fu Terra di Lavoro, che comprendeva, allora, anche i distretti di Nola, Gaeta e Sora; l’incarico si concluse nel 1797 in Sicilia. Si trattò dunque di una ricognizione capillare che durò ben quindici anni.
Oggi quelle immagini sono le uniche e preziose raffigurazioni di costumi, ornamenti e modi di vestire, altrimenti perduti.

Per approfondimenti sul tema:
Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore 1991.



Donne di Cascano di Sessa Aurunca


Donna di Traetto

Uomo di Piedimonte di Sessa Aurunca


Donna della Torre di Francolise

Le illustrazioni sono tratte dal volume: Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore 1991.


Le illustrazioni sono tratte dal volume: 
Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore, 1991.




2 commenti:

  1. Stavo notando che la catena del Monte Massico, è divisa in 2 parti nella mappa del Regno di Napoli:
    La catena che attualmente dovrebbe partire dal Monte Pecoraro e finire appunto al Monte Massico si chiama: Monte delle Brecciole (se ho letto bene), poi inizia il Monte Massico vero e proprio.
    Questo nome non credo sia attale, perchè non si trova nelle mappe. Sapreppe darmi delle informazioni a riguardo? Oggi la catena del Massico nelle mappe non ha un nome, probabilmente si indica direttamente Monte Massico, e la cima di Mondragone Monte Petrino.

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  2. Al momento non posso dare una risposta certa: Ho notato anche io che il Rizzi Zannone chiama Monte della Brecciole la parte di catena che sovrasta gli abitati di Avezzano, Sorbello e Carano. Per il momento ho trovato un solo toponimo corrispondente, ma è localizzato nella zona di San Carlo di Sessa sul cono del vulcano di Rocamonfina.
    Farò ricerche approfondite su altre carte topografiche.
    Dovrei avere anche una IGM della zona che devo controllare.

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