La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

sabato 24 maggio 2014

Lauro di Sessa Aurunca. La chiesa di San Michele arcangelo o Sant'Angelo


 

S. Angelo (o San Michele arcangelo) è la più antica chiesa di Lauro, si presenta austera, all’ingresso del paese, per chi giunge da est, da Sessa Aurunca. E' posta al lato della strada provinciale, su una piccola altura, un poggio tufaceo a ridosso della località «La Forma».
Non è grande, eppure appare, a guardarla dal basso, imponente.
Lo studioso Fiorillo, giunto all’inizio del 1979 per la prima volta a S. Angelo di Lauro, per verificare le condizioni disastrose in cui versava, afferma: «Ebbi distinta la sensazione di trovarmi al cospetto di una specie di rocca, un bastione o, meglio, d’una diruta torre medioevale, che esercitava un fascino particolare difficile a descriversi» e continua, mettendo in risalto «le strutture miniaturistiche, le proporzioni armoniose» del monumento, finanche «le pietre squadrate d’un bel bleu spento», mentre immagina «il tempo dello splendore antico».
Dieci anni prima Carlo Bertelli e Anna Grelle Iusco avevano svolto uno studio attento e dettagliato della Chiesa e lanciato un appello, affinché si intervenisse al più presto per salvare un grande patrimonio storico, religioso, artistico, culturale.
A richiamare l’attenzione degli studiosi era stato Don Pasquale Rivetti, canonico del Duomo di Sessa, parroco del paese per alcuni anni, che nella sua pubblicazione su Lauro del 1966, citata nel primo capitolo, aveva presentato i resti di «un’antichissima chiesetta… dedicata all’Arcangelo S. Michele», unendo anche alcune fotografie dell’esterno e dell’interno, in particolare dei «pregiati affreschi» egli scriveva, «che si presumono di stile bizantino, dei quali però parte sono tuttora ben visibili e parte purtroppo risultano deturpati e coperti dalla calce, appena risultanti dai graffiti delle aureole dei Santi».
Il Reverendo Parroco costatava con amarezza il reale degrado dell’opera e la sua destinazione a una «completa distruzione», in conseguenza dell’abbandono e della non valorizzazione di un monumento di così inestimabile valore, da parte «degli antichi abitanti» che il Parroco definì «imprevidenti e sprovveduti», e, in particolare, delle autorità competenti e della regione, cui fino allora la Chiesa era completamente sfuggita.
L’intervento del Bertelli e della Grelle nel 1971 è stato, quindi, provvidenziale, al fine di studiare e stimare gli affreschi di Lauro tra i reperti più raffinati dell’arte medievale e, soprattutto, sollecitare la Sovrintendenza competente a compiere un restauro, che gli stessi studiosi definirono «improcrastinabile».
Il più antico documento che si riferisce all’antichissima Chiesa è la Bulla di Adenulfo, con la quale s’investe Benedetto della Diocesi suffraganea di Sessa. Tra le Chiese sottomesse alla sua autorità, è nominata l’«Ecclesia S. Archangeli», che corrisponde, per l’ordine in cui è posta nell’elenco, alla Chiesa di S. Angelo di Lauro.
Altre fonti antiche non ci sono.
Il territorio della Curtis Lauriana era tra le pertinenze di Montecassino, prima della fondazione del monastero di Sessa, edificato nel 1012.
In seguito la Chiesa di S. Angelo di Lauro è nominata nelle Rationes Decimarum del 1308-10, per il pagamento delle decime, da parte di un Abbas Leonardus e nelle Rationes Decimarum del 1326.
Nel testo della Visita Pastorale di Mons. Caraccioli del 1753, della quale il Diamare pubblica ampi stralci, si menziona chiaramente la nostra Chiesa, insieme ad altre antiche Chiese, indicando anche dove fossero sorte, si legge: «… et S. Archangeli, quae erat antiqua parochia oppidi Lauri, quae omnes supponuntur fuisse de amplissimo districtu antiquissimae Civitatis Vestinae quae nomen dedit populis Vestinis, …»
Mons. Diamare nelle sue «Memorie critico-storiche della Chiesa di Sessa», riferendosi alle Chiese della Bolla di Adenulfo, asserisce: «La Chiesa di Sant’Arcangelo deve corrispondere all’attuale Chiesa parrocchiale di Lauro».
Nella seconda parte della sua opera, egli illustra le «4 frazioni», in cui era divisa la Diocesi di Sessa, dette «con linguaggio curiale foranie», civilmente indicate con il nome di terzieri, come riporta il De Masi; tra esse è la forania di Lauro.
Soffermandosi sulla parrocchia di Lauro dice: «Nulla di preciso sulla fondazione di questa parrocchia. Antichissimo però questo contado che aveva, … la sua Chiesa nel 1032 dedicata all’Arcangelo S. Michele, benché di piccola mole». Non sappiamo nulla intorno all’origine, ma sappiamo che S. Angelo è stata la prima parrocchia di Lauro, dedicata all’Arcangelo S. Michele.
Non ci sono molti documenti scritti, ma il poco che c’è, e, in particolare, la Chiesa stessa di S. Angelo, con i suoi antichi affreschi e le sue decorazioni pittoriche, indica che quella di Lauro è un’antica comunità di fede in Cristo Gesù, Nostro Signore e Salvatore.
Sul lato storico-artistico il Bertelli e la Grelle affermano: «In tanta scarsezza di notizie è dunque il monumento stesso che deve giustificare la propria datazione e la propria collocazione storica».
E’ possibile ammirare oggi, in tutta la sua monumentale bellezza, la Chiesa di S. Angelo, grazie ai lavori di ristrutturazione dell’edificio compiuti con l’intervento della Sovrintendenza, in seguito al sisma del 1980 «ed in virtù dei fondi maggiori destinati alle zone terremotate», come sottolinea il Fiorillo. All’interno, però, non è possibile, per ora, ammirare la bellezza dei suoi affreschi, dei suoi colori, delle sue pitture; il distacco degli affreschi si è reso necessario, secondo gli studiosi, per recuperare, seppur in modo frammentario, il prezioso patrimonio. Gli affreschi sono oggi al Museo dell’Opera e del Territorio presso la Reggia di Caserta. La Chiesa di S. Angelo vive un tempo di attesa, nella speranza di ritornare a rifulgere nella magnificenza del suo antico, originario splendore.
Il saggio del Bertelli e della Grelle ci aiuta a cogliere la bellezza artistica della Chiesa e il significato profondo degli elementi che la costituiscono, che va oltre la storia e l’arte e ci comunica la fede profonda di un popolo.
La Chiesa di S. Angelo si apre a oriente con un campanile, aderente alla facciata. In esso si trovano alcuni frammenti romani: resti di pavimentazione in opus spicatum utilizzati in alto come ornamento, in basso sono murati due frammenti di marmo lunense, di cui una base nello spigolo destro del portale. In seguito all’intervento di risanamento dell’edificio nel 1980, la base è risultata essere un’ara, inserita in posizione capovolta, rispetto all’originaria. Sul lato frontale riporta un’epigrafe, purtroppo non completamente leggibile, per l’usura della pietra, disposta su tre righe, le cui lettere sono di altezza crescente. Il nomen del personaggio femminile della prima linea è andato perduto, il cognomen è rimasto solo in parte e, per lo spazio disponibile, si può pensare a un’integrazione quale FIRMINA. Non si sa per chi il dedicante fece fare l’ara, oltre che per sé, si può supporre il consorte o un altro familiare. Sotto l’iscrizione funeraria vi sono i resti di una ghirlanda, di cui si vedono solo alcune foglie, nella sua parte concava c’è un’aquila, posta frontalmente, che poggia le zampe sul festone ed ha le ali spiegate, alla sua destra c’è attorcigliato un serpente. Al di sotto del festone è rappresentata la lotta dei galli, che simboleggia l’immortalità e gli istinti combattivi. Sul lato destro vi è una patera. Il lato sinistro è inserito nella muratura. L’ara è databile tra la fine del I sec. d.C. e i primi decenni del II sec. d.C. , ciò si rileva dai caratteri dell’epigrafe e dal tipo di ara.


Il campanile ha una finestra arcuata ed ha alla sommità due piccole volute ad S rovesciata, che gli danno «un’intonazione barocca»; è tutto in blocchi squadrati di pietra locale. Esso poggia su archi alti 2,10 m; tra gli archi vi è una piccola volta a botte, un breve corridoio permette di accedere alla Chiesa. La costruzione del campanile non è perfettamente in asse con la Chiesa.
La Chiesa è costituita da un’unica navata alta e stretta, lunga 6,40 m e larga 4,50 m; termina ad occidente con il presbiterio, che va oltre il perimetro della navata, è lungo 6,25 m e profondo 3,80 m, senza calcolare l’abside circolare. Vi si accede dalla navata attraverso un arco. Il presbiterio è più alto della navata di circa un 1 m, 4 scalini, che in parte sono nello spessore del muro, essi risalgono al sei - settecento, ma vi sono tracce di scalini più antichi. Ciò fa capire, insieme ad altri elementi, che il presbiterio sin dall’origine fosse sopraelevato. Le mura del presbiterio sono più alte rispetto a quelle della navata di 45-50 cm. Addossata al muro del presbiterio, vi è una panchina di pietra, che lo caratterizza come tale.
L’abside è alta 3,86 m ed è larga 2,54 m, fu chiusa da una muratura con decorazione settecentesca, eretta a scopo d’altare nel 1700.
Il presbiterio è tripartito e voltato, le volte alle due estremità sono a botte, la volta centrale, in corrispondenza dell’abside, è a crociera. Tale struttura sembra essere originaria, probabilmente la volta a crociera poté essere più tardi riparata. Il Bertelli e la Grelle evidenziano «alcune analogie, specialmente nell’alzato», tra la nostra Chiesa e la Chiesa di S. Michele a Corte in Capua.
Attraverso «un cunicolo scavato modernamente» si giunge al di sotto del presbiterio al lato meridionale, in un ambiente lungo con volta a botte, da qui ad una grotta, sotto la parte centrale del presbiterio, davanti all’abside, inesplorata e, ancora oltre, sotto la navata, s’intravede un’altra cavità anch’essa inesplorata. La zona è ricca di grotte e cunicoli.
«La costruzione» della Chiesa «è di una spoglia semplicità», è «in blocchi… di pietra locale», cementati, che s’innalzano a formare i muri «su uno zoccolo di materiali informi, ricoperti d’intonaco». Gli archi della Chiesa sono formati da «ghiere degli stessi blocchi». Le due finestre, (una terza fu chiusa durante i lavori allo spigolo sud-est dell’edificio), al lato meridionale della navata, al lato settentrionale non ci sono, «sono, all’esterno, strette come feritoie», hanno «un solo blocco orizzontale», dove è «scolpito» «l’archetto della finestra». Il presbiterio ha due finestre alle due estremità, non strombate. Il muro della facciata è costituito da «materiali informi», come lo zoccolo delle pareti.
All’interno «la Chiesa era tutta intonacata, come dimostrano le pietre scalpellate dove ora l’intonaco è caduto; ed è da supporre che fosse in gran parte coperta di affreschi, poiché qua e là se ne vedono i resti». Così il Bertelli e la Grelle scrivono nel loro saggio.
Dall’attenta analisi da loro effettuata risulta che, oltre agli affreschi votivi, «ve n’è un gruppo così legato alle strutture dell’edificio da far ritenere che si tratti di pitture eseguite assai per tempo», essi specificano: «Vogliamo dire: gli affreschi nella lunetta sopra la porta, negli sguinci delle finestre, in una lunetta sopra l’arco del presbiterio - dalla parte interna - e, infine, nell’abside». Ne aggiungono, poi, «altre tracce… in altre parti della chiesa».




Il testo è di:
Rita Anelina, tratto da Lauro Story, alla quale vanno i miei ringraziamenti.   


Ulteriori informazioni specialmente sugli affreschi che decoravano la chiesa, atualmente non in situ, e sulla storia del borgo di Lauro di Sessa Aurunca:

http://sollyman59.blogspot.it/p/la-storia-di-lauro-ce.html#sthash.1ODWh0eI.dpuf


Le foto a corredo sono di:
 Salvatore Bertolino

giovedì 22 maggio 2014

Antica Suessa: il Criptoportico


Sessa Aurunca. Criptoportico


Riportato alla luce, insieme a parte del Teatro romano, agli inizi del XX secolo dall’archeologo Amedeo Maiuri, famoso per avere condotto gli scavi archeologici di Pompei, il Criptoportico, che confina con il teatro, ma senza punti di collegamento diretto con esso, è stato per oltre ottanta anni la testimonianza più importante della “colonia romana” di Suessa. Con i più recenti scavi archeologici del Teatro, particolarmente ricchi di opere d’arte, il Criptoportico, monumento non comune nel panorama dei siti archeologici e risalente all’età tardo repubblicana, comincia ad essere dimenticato, tanto da diventare una sorta di “selva amazzonica”.


Sessa Aurunca. Criptoportico

L’attuale Amministrazione comunale, grazie alla ferma volontà dell’Assessore ai Beni Culturali ed al Turismo, Ing. Italo Calenzo, ha provveduto, mediante un’accurata opera di pulizia, a rendere nuovamente fruibile il prezioso sito, restituendo il Criptoportico a tutta la sua originaria bellezza.

E' possibile ammirare nuovamente le “due navate” con gli stucchi bianchi che celano iscrizioni e disegni, tra questi la “nave romana”.



Sessa Aurunca. Criptoportico

Il Criptoportico è il monumento dell'area archeologica dell’antica Suessa meglio conservato; esso è situato nei pressi del Foro su una terrazza sul lato occidentale dell’odierno abitato, nell’area del convento di S. Giovanni.  
L'edificio è stato oggetto di indagini e di studi da parte dell'archeologo Amedeo Maiuri che lo scavò nel 1926. La funzione che il Criptoportico dovette assumere in antico fu certamente a carattere pubblico. Esso racchiudeva, probabilmente, uno spazio aperto, una piazza forse dotata di portici e di un tempio. Dal rilevamento di numerosi graffiti sull'intonaco delle pareti il Della Corte ha individuato iscrizioni di vario tipo riferite a vicende quotidiane, ma anche di tipo sportivo o gladiatorio. Inoltre, vi sono stati letti nomi di poeti greci, versi virgiliani, ed esercitazioni di scuola in lingua greca e latina che hanno fatto pensare alla possibilità che, in un certo periodo, il luogo fu utilizzato come sede di una scuola.  
L'edificio è esteso per m.75,90 sul lato maggiore e per 40,70 m. in quello orientale. Ha un impianto a tre ali coperte da volte a botte sorrette da file di arcate a tutto sesto. Le tre ali non sono tutte nelle medesime condizioni. L'ala nord è appoggiata alla collina mentre quella est, la cui estremità è addossata a strutture preesistenti di fine IV secolo a.C. e del periodo repubblicano ed è in una parte perduta. Quella ovest, infine, è incorporata in una casa colonica. L'illuminazione dell'edificio è realizzata attraverso finestre rettangolari a strombo aperte verso l'area centrale; esse sono poste a distanza regolare ed appaiate negli interassi. Per la sua tecnica edilizia, in opera incerta con caementa di trachite, la fabbrica del criptoportico è attribuibile al periodo sillano o tardo-sillano mentre più tarda (inizio del I secolo d.C.) è la decorazione superstite realizzata in stucco bianco. Questa si particolarizza in alcune membrature architettoniche a rilievo, paraste con capitello a "sofà" con palmette e volute, che rivestono i pilastri delle arcate e le pareti laterali.
Sessa Aurunca. Criptoportico

Sessa Aurunca. L'area archeologica del Teatro romano e a destra il Criptoportico




Foto di Salvatore Bertolino
Testo e disegno tratti da internet

martedì 13 maggio 2014

Il Premio di Giornalismo "Matilde Serao" si apre alle giornaliste under 35.

Carinola, Il cortile di Palazzo Marzano o Novelli,
sede del Premio di Giornalismo "Matilde Serao"


1° PREMIO GIORNALISTICO GIOVANILE 
"MATILDE SERAO"
CARINOLA (CE)
E’ indetta la Prima Edizione del Premio Giornalistico Giovanile Matilde Serao promosso dal Comune di Carinola (CE), dall’Associazione Culturale "Matilde Serao" di Carinola (CE) in collaborazione con IL MATTINO e con il patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. 
La manifestazione, a decorrere dal 2014 va ad aggiungersi al Premio Giornalistico tradizionale Matilde Serao che viene annualmente assegnato a giornaliste professioniste della carta stampata e/o della televisione.
Come il tradizionale anche quello giovanile sarà un Premio “al femminile” finalizzato a valorizzare il talento, la professionalità, l’originalità, il coraggio e la passione di giovani giornaliste e, come quello tradizionale avrà una periodicità annuale. Il Premio è nato per rendere omaggio alla memoria di Matilde Serao, alla sua vita, alle sue opere ma soprattutto al suo impegno di giornalista imprenditrice fondatrice di ben 4 giornali tra i quali IL MATTINO.

Matilde Serao
Il Premio Giovanile ogni anno sarà caratterizzato da un ambìto o tema di riferimento individuato preliminarmente dal Comitato Promotore. 
L’ambìto o tema di riferimento prescelto dal Comitato Promotore del Premio per l’edizione 2014 è ”Raccontare il Sud”. Saranno presi in considerazione i lavori che più e meglio, anche attraverso la denuncia, avranno saputo far emergere, le problematiche, i valori, le potenzialità, le contraddizioni del Sud.
Il Premio Giovanile, come quello tradizionale alla carriera, sarà consegnato nel corso di una cerimonia che si svolgerà il 25 giugno 2014 in Carinola (Caserta), comune di origine paterna di Matilde Serao. 
La Giuria del Premio è presieduta dal Direttore de IL MATTINO Alessandro Barbano ed è composta dai seguenti giornalisti: Ottavio Lucarelli, Mario Aiello, Marco De Marco, Titta Fiore, Aldo Balestra, Lidia Luberto.
Componenti ulteriori della Giuria sono: Luigi De Risi, Sindaco di Carinola, Rosa Di Maio, Assessore alla Cultura del Comune di Carinola, Antonio Corribolo, Fondatore del Premio, Silvana Sciaudone, Presidente dell’Associazione e i componenti dell’ Associazione, all’uopo designati, Caterina Di Iorio, Amalia Vingione e Lucia Ruosi.


REGOLAMENTO

Art. 1- Il Premio Giornalistico Giovanile Matilde Serao è riservato a giovani giornaliste, professioniste, pubbliciste, praticanti, freelance ed allieve delle scuole di giornalismo con un’età non superiore ai 35 anni calcolata alla data di scadenza del presente bando. La partecipazione è gratuita e a titolo individuale. 
Art.2- Esso consiste in un premio di € 1.000 per la prima classificata e in un premio di € 500,00 per la seconda classificata oltre ad una targa ricordo. 
Art. 3- L’ ambito o tema di riferimento prescelto dal Comitato Promotore del Premio per l’edizione 2014 è:”Raccontare il Sud”.
Art.4- Ogni partecipante potrà concorrere con un solo articolo attinente il tema indicato, che sia stato pubblicato, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2013, su quotidiani, periodici, testate giornalistiche anche on-line. Non saranno presi in considerazione articoli senza firma né articoli scritti da più giornaliste. Gli articoli inviati e non premiati, non saranno restituiti e saranno distrutti a cura del Comitato Promotore.
Art-5- Ogni concorrente oltre all’articolo dovrà produrre la domanda di partecipazione utilizzando il modulo allegato al bando (compilata in ogni sua parte in maniera chiara e leggibile compresa la liberatoria privacy pena l’esclusione dal Premio). L’ articolo, la domanda di partecipazione e la documentazione a corredo della domanda dovranno pervenire entro e non oltre il 31 maggio 2014 in formato digitale compatibile (pdf; jpg, ) a premio.serao.carinola@gmail.com
Tutta la documentazione inviata a mezzo mail, dovrà essere proseguita a mezzo Raccomandata1 di Poste Italiane Spa indirizzata ad Associazione Culturale Matilde Serao- Via Roma nr. 20- 81030 Carinola (CE) con data di accettazione non oltre il 31 maggio 2014. 
Art.6- Ogni partecipante, è personalmente responsabile del contenuto degli articoli inviati e la partecipazione al Premio implica la completa accettazione del presente regolamento significando che le concorrenti sollevano gli organizzatori del Premio da ogni responsabilità in merito al contenuto degli articoli.
Art.7- Le decisioni della giuria sono insindacabili e non potranno essere impugnate in alcuna sede. I componenti la Giuria incaricati di valutare gli articoli invieranno entro e non oltre il 5 giugno 2014 ai riferimenti mail del Comitato Promotore la graduatoria dagli stessi elaborata e le motivazioni a sostegno. Sulla base di tutte le graduatorie pervenute, il Comitato Promotore entro e non oltre il 10 giugno 2014, provvederà a stilare la graduatoria finale. Le motivazioni a sostegno della individuazione delle vincitrici, saranno lette nel corso della cerimonia di consegna del Premio. Gli articoli premiati potranno essere pubblicati su organi di informazione nell’ ambito del Premio. Le vincitrici contattate dovranno assicurare tempestivamente a mezzo mail la loro presenza alla cerimonia di consegna atteso che la mancata presentazione comporterà la decadenza dalla condizione di vincitrice. 
Art.8- Nella domanda di partecipazione, le concorrenti dovranno indicare:
a) generalità complete : nome, cognome, data e luogo di nascita, luogo di residenza, codice fiscale recapiti telefonici fissi e mobili, indirizzi di posta elettronica;
b) sintetico curriculum vitae; 
c) nome del giornale anche on-line con indicazione della data in cui è stato pubblicato l’articolo; 
d) dichiarazione con la quale sollevano il Comitato Promotore e la Giuria da qualsiasi responsabilità derivante dall’ articolo, in ordine al suo contenuto, alla originalità, alla violazione dei diritti d’autore e riproduzioni. 
e) autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi del D.lgs. 196/2003 che saranno utilizzati ai soli fini del Premio e potranno essere resi noti nell’ambito dell’attività di promozione del Premio stesso. Alla domanda di partecipazione, oltre all’articolo, dovrà anche essere allegato copia di un documento di riconoscimento valido e prova documentale della avvenuta pubblicazione dell’ articolo con indicazione della data di avvenuta pubblicazione o in subordine dichiarazione resa dal direttore della testata.



giovedì 8 maggio 2014

Isti (Aurunci) graece Ausones nominantur. Gli Atti del Convegno



Isti (Aurunci) graece Ausones nominantur
Codesti (gli Aurunci) sono chiamati in Greco Ausoni
Servio Onorato, Commento all’Eneide VII 727

Questa citazione di Servio Onorato, grammatico latino del IV secolo, diede nome alcuni anni fa, esattamente nel 2009, ad un Convegno tenuto nella Città di Sessa Aurunca su Ausoni/Aurunci.
Con questo Convegno si intese tracciare un aggiornato panorama delle conoscenze storico-archeologiche sul popolo degli Ausoni/Aurunci al fine di chiarire: il territorio da loro occupato, i caratteri della cultura materiale, la valenza dell’accezione cultura della Valle del Liri e quale apporto possano dare la toponomastica e le iscrizioni note, nonché una più aggiornata mappatura dei siti archeologici, tra quali in primis i templi, a partire dall’età del ferro fino alla conquista romana.
Il Convegno fu promosso dall’Università degli Studi di Cassino, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale, dal Comune di Minturno, dal Comune di Sessa Aurunca, dal Comune di Francolise, dall'Archeoclub d’Italia, dalla rivista “Civiltà Aurunca”, da Caramanica Editore. 

Lunedì 19 maggio 2014 alle ore 15,00 
presso l’Università di Cassino, aula Francesco Salerno, 
Campus Universitario località Folcara 
è prevista la manifestazione di presentazione al pubblico del volume che raccoglie gli atti del Convegno.

Atti del Convegno
La manifestazione curata dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (UNICLAM) e da Armando Caramanica Editore, dopo i saluti del Rettore dell’UNICLAM prof. Ciro Attaianese, del Direttore del Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute della stessa Università, prof.ssa Loriana Castellani e dell’Editore Armando Caramanica, vedrà gli interventi del prof. Silvano Franco, docente di Storia Contemporanea presso l'Università di Cassino, del dott. Ugo Zannini curatore dell’opera, del prof. Eugenio Polito, docente di Archeologia Classica presso l'Università di Cassino e della prof.ssa Stefania Quilici Gigli, docente di Topografia antica presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.

La pubblicazione di 256 pagine, in formato 17x24, contiene 194 illustrazioni ed i seguenti contributi:

DOMENICO CAIAZZA - MARIO PAGANO
Trebula Baliniensis alla luce del primo scavo scientifico in un cantiere aperto multidisciplinare ed innovativo

FERNANDO GILOTTA
La necropoli del Migliaro. Qualche addendum

GIOVANNA RITA BELLINI
La “cultura della valle del liri” nel lazio meridionale. Problemi e metodo
  
COLONNA PASSARO
Annotazioni sul distretto caleno e l’insediamento arcaico di Riardo
  
MARIA MADDALENA DE CAPRIO 
Caratteristiche strutturali di alcune sepolture relative alla necropoli di località Piscinola

STANISLAO FEMIANO
La valle del Savone: evidenze archeologiche

LIDIA FALCONE
Ceramica etrusco-arcaica a vernice nera in campania settentrionale

EMILIA PRATA
Orto della Regina: alcune considerazioni

DOMENICO LAVINO - EMILIO RUSSO
Il territorio di Mondragone tra il Bronzo finale e l’età arcaica

GIOVANNA RITA BELLINI - MASSIMO LAURIA
Il santuario arcaico di Aquinum: un caso emblematico nella media valle del Liri

MASSIMO LAURIA 
Strategie insediative preromane nella bassa valle del liri e del garigliano
  
STEFANIA CAPINI
Testimonianze della “cultura della valle del liri” dalla necropoli delle camerelle a Pozzilli

ROSA VITALE
Aspetti e problemi della monetazione di Suessa


RELAZIONI

UGO ZANNINI
Ausones e Aurunci: forme della traslitterazione in lingue differenti (greca e latina) di una stessa realtà onomastica

GIUSEPPE GUADAGNO
Gli Aurunci/Ausones: ultime novità

CLAUDE ALBORE LIVADIE
Treglia (comune di Pontelatone - Caserta): un impianto artigianale di epoca tardo arcaica

GIOVANNA ACAMPORA - MAURA CALANDRELLI - CLELIA CIRILLO - LUIGI SCARPA
Tra gli Aurunci Patres: ricostruzione tridimensionale del paesaggio aurunco

DANIELE F. MARAS
La tradizione grafica delle iscrizioni presannitiche dell’area aurunca

ALBERTO CALDERINI
Aspetti linguistici delle iscrizioni presannitiche dell’area aurunca