La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

domenica 17 febbraio 2013

Carinola, profilo storico


Carinola, Palazzo Petrucci,
finestra del cortile interno
A prescindere dalle pre-esistenze romane, la fase fondativa meglio documentata dell’importante centro di Carinola in Terra di Lavoro, tra Sessa Aurunca e Mondragone, risale al periodo longobardo, come gastaldato inserito nella Contea di Capua, della quale è una sorta di avamposto fortificato.
In epoca normanna ascende alla dignità di contea con Giordano I, quindi Riccardo II e suo figlio Gionata; nel 1087 diviene sede vescovile. Nel secolo XIII risulta infeudata alle famiglie Del Gaudio e successivamente Del Balzo, finché nel 1373 passa al potente casato dei Marzano, di animo oscillante tra Angioini e Aragonesi, teso, in virtù proprio di tale barcamenarsi, ad accrescere prestigio e potere della famiglia. Vi riuscirà in effetti, con Marino, andato sposo ad Eleonora d’Aragona, della dinastia reale di Napoli, conseguendo con il ducato di Sessa, anche il titolo di Grande Ammiraglio del Regno.
L’ascesa dei Marzano ai vertici dell’aristocrazia feudale regnicola si interrompe nel 1464, per l'abbandono della fedeltà aragonese che verrà pagata assai cara: la perdita, appunto, di Carinola che nel 1479 viene attribuita ad Antonello Petrucci, segretario del re Ferrante d'Aragona, primo sovrano del regno aragonese indipendente di Napoli. Ma anche i Petrucci perderanno Carinola a seguito di un ennesimo voltafaccia politico e militare (congiura dei baroni contro Ferrante) conclusosi tragicamente per i figli dello stesso Petrucci, pesantemente coinvolti e giustiziati nella capitale.


Carinola, il Campanile visto dalla loggia di Palazzo Petrucci

Eppure è proprio la seconda metà del Quattrocento la stagione più felice per Carinola, il cui tessuto urbano, impianto viario, assetto urbanistico, fabbriche e monumenti, risentono della splendida influenza catalana e scandiscono lo sviluppo commerciale e sociale della cittadina. Testimonianze tra le più interessanti dell'intervento di artefici impegnati negli stessi anni nel rifacimento del Maschio Angioino (Castelnuovo, ormai reggia e dimora dei sovrani aragonesi di Napoli) si rinvengono nel Castello, sorto nel XII secolo, nella Chiesa dell'Annunziata, nella Casa Marzano e nella Casa Novelli, nonché nella stessa imponente Cattedrale, la storia feudale di Carinola conosce ancora pagine di grosso rilievo: donata da Ferdinando il Cattolico a Consalvo de Cordoba, il leggendario 'Gran Capitano' delle truppe spagnole da lui portate alla vittoria decisiva contro i francesi (1504), passerà in seguito ai di Capua, ai de Gennaro e quindi, con Ippolita di Capua, ai Carafa di Stigliano, tra le primissime famiglie nobili del regno, fino alla fine del secolo XVII, quando il feudo viene devoluto alla Corona. Pochi anni più tardi (1692), viene acquistata, assieme a Mondragone, per dodicimila ducati da Marcantonio Grillo: e questa famiglia ne resta in pratica padrona fino al tempo delle leggi eversive della feudalità ai primi del XIX secolo.


Carinola, Chiesa dell'Annunziata

In epoca borbonica si assiste a un certo risveglio della comunità, a seguito degli interventi di bonifica che interessano le aree paludose intorno al Volturno. Peraltro, tale particolare condizione della piana di Carinola, che comunque è intensamente coltivata, viene segnalata dal Giustiniani, come un grave impedimento nei secoli ad un più pieno sviluppo del sito e ad una maggiore sanità e salubrità.
Nella stessa fonte rinveniamo notizie sulla consistenza demografica di Carinola: assieme ai casali e villaggi incorporati al suo territorio, avrebbe raggiunto attorno alla metà del XVI secolo circa 900 fuochi (oltre quattromila abitanti); dimezzatisi alla fine del Cinquecento (presumibilmente per vicende legate alla perdita di parti del territorio).
Nel Seicento, e a cavallo della grande peste di metà secolo, sono registrate ancora considerevoli flessioni (1669: 1500 abitanti circa).
In epoche più vicine a noi, il territorio carinolese ha attraversato, in maniera più o meno diretto e partecipe, o solo passivamente subito, gli eventi della grande storia del Mezzogiorno e di Terra di Lavoro, dal fatidico 1799 alla restaurazione borbonica, dai moti costituzionali al compimento dell'Unità nazionale con la spedizione garibaldina e l'ultimo scontro tra Volturno e Garigliano.



Il testo è di Guido D'Agostino, tratto da Carinola, Arte Storia e Natura, Paparo edizioni, 2003;
foto di Salvatore Bertolino.

Carinola dal Medioevo all'età Moderna



Si terrà sabato 23 febbraio 2013 alle ore 18,00 a Carinola preso il salone d'onore di Palazzo Petrucci il convegno "Carinola dal Medioevo all'Età Moderna". 
L'evento organizzato dall'Associazione culturale "Matilde Serao" che vede coinvolti anche il Museo Civico di Falciano del Massico e L'Archeoclub d'Italia, vuole rappresentare una nuova fondamentale tappa nella conoscenza storico-architettonica di Carinola a partire dalle prime presenze paleocristiane a tutto il Seicento.

La manifestazione, dopo i saluti da parte della Presidente dell'Associazione culturale "Matilde Serao" dott.ssa Silvana Sciaudone, del sindaco di Carinola dott. Luigi De Risi e dell'Assessore alla cultura del comune di Carinola avv. Rosa Di Maio, vedrà i seguenti interventi:

  • dott. Ugo Zannini, direttore del Museo Civico di Falciano del Massico: Da Forum Popilii a Carinola. I luoghi del potere medioevale: il sacello, la cattedrale e il castello;
  • dott. Ugo Zannini, direttore del Museo Civico di Falciano del Massico e prof. Silvio Ricciardone, Liceo classico "C. Botta" di Ivrea: Risultati del campo di ricerca, curato dall'Archeoclub, sul circuito murario della città di Carinola (18-21 febbraio 2012);
  • prof. Rosa Carafa, Università di Napoli: I Marzano e gli Aragonesi. Testimonianze architettoniche durazzesco-catalane a Carinola, Sessa e Teano;
  • arch. Francesco Miraglia, dottore di ricerca in Conservazione dei BB.AA.:L'analisi delle tecniche costruttive storiche come strumento per il moderno esercizio della tutela. Il caso di Carinola;
  • arch. Corrado Valente: L'Università Baronale di Carinola nel 1690.
Modera i lavori del Convegno: Antonio Corribolo, componente il consiglio direttivo dell'Associazione culturale "Matilde Serao".



giovedì 7 febbraio 2013

Falciano del Massico. Museo Civico: gli eventi culturali

Prendono corpo le iniziative culturali del Museo Civico di Falciano del Massico di cui ha appena assunto la direzione il dott. Ugo Zannini, archeologo, componente il direttivo nazionale dell'Archeoclub d'Italia.
Subito dopo l'evento in programma per l'8 febbraio 2013 dal titolo "Questo saprei farlo anch'io ...": dalla Gioconda allo scarabocchio. Le buone (e le cattive) ragioni di un'opera d'arte, l'appuntamento è fissato per il 23 febbraio 2013 ore 18,00 presso il salone di Palazzo Petrucci in Carinola dove a cura dell'Associazione culturale "Matilde Serao" e dell'Archeoclub d'Italia sarà presentato l'evento "Carinola nel medioevo".

Seguranno poi:

17 marzo 2013, Falciano del Massico presso la sede del Museo Civico a cura dell'Archeoclub di Falciano del Massico "Il culto di Dioniso";
31 marzo 2013, Chiesa di San Pietro in Falciano del Massico, a cura della Pro Loco Insieme per Falciano, "La chitarra è una spada";
7 aprile 2013, Museo Civico di Falciano del Massico, a cura di Magic House e Archeoclub di Falciano del Massico, "La vera storia di Gesù";
27 aprile 2013, Museo Civico di Falciano del Massico, a cura della Confraternita del Falerno, "Vino e Archeologia",
12 maggio 2013, Museo Civico di Falciano del Massico, a cura di Slow Food, in collaborazione con Magic House, Confraternita del Falerno e Museo Civico, "Agro Falerno: un territorio che accoglie";
26 maggio 2013, Falciano del Massico, piazza Municipio, in collaborazione con la Commissione comunale Pari Opportunità, "L'eremo di San Martino di Monte Massico. Passeggiata naturalistica archeologica";
8 giugno 2013, Museo Civico di Falciano del Massico, a cura dell'Associazione Arthena, "Mostra di pittura";
22 giugno 2013, Museo Civico di Falciano del Massico, a cura del Museo Civico in collaborazione con l'Archeoclub di Falciano del Massico, "Processo a Garibaldi".


mercoledì 6 febbraio 2013

Sessa Aurunca. Il Museo diocesano "Giovanni Maria Diamare"




La diocesi di Sessa Aurunca comprende attualmente i comuni di Sessa Aurunca, Carinola, Falciano del Massico e Mondragone, comuni di antichissima storia nei quali la civiltà si è sviluppata assai presto. Questo Museo riguarda un ambito specifico, quello dell’arte sacra che qui risale fino al I secolo, ma porta con sé testimonianze ricche di una Chiesa vivace circondata da grandi e colte famiglie, come conferma il caso straordinario di Carinola che uno studioso del calibro di Venturi ha definito “una Pompei quattrocentesca”  per la ricchezza e la raffinatezza delle architetture, opera di Guglielmo Sagrera che la trasformò in un suggestivo centro di arte ‘catalana’.
La diocesi sessana è molto antica con prime attestazioni che risalgono al V-VI secolo, anche se, come è noto, la civiltà aurunca è ben più antica: area di grande storia, dunque, che non poteva non spingere alla creazione di un Museo che raccogliesse almeno in parte documenti e testimonianze molte delle quali provenienti dalla splendida Cattedrale, edificio con forti impronte desideriane, consacrata nel 1103, anche se molto rimaneggiata nel corso di questi lunghi secoli.
Fu il vescovo Giovanni Maria Diamare a cominciare dalla fine dell’Ottocento a raccogliere i disiecta membra: frammenti lapidei, epigrafi, capitelli, arredi sacri, lastre incise, legni lavorati, dipinti. Il lavoro di raccolta è continuato fino a quando non si è individuato, come prestigiosa sede, il complesso monumentale benedettino di San Germano (sec. XIII).
Molto interessante è la raccolta dei legni dipinti fra i quali spicca una sorridente Madonna quattrocentesca con in braccio il Bambino, proveniente dalla stessa Chiesa di San Germano.
La presenza degli Ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, ai quali si aggiunsero nel tempo Agostiniani, Carmelitani e Cappuccini, fu favorita anche dalla costruzione di chiese e conventi voluti in particolare da Giovanni Antonio Marzano (sec. XV): questo spiega la presenza di più statue in legno intagliato dedicate a San Francesco, di gusto popolare, ma intense.
Molte sono le lastre in marmo con stemmi gentilizi o figure in bassorilievo a memoria dei tanti Signori che vissero in questa bella e importante città, a cominciare da Giovanni A. Marzano, duca di Sessa, morto nel 1453, sepolto nella chiesa di San Francesco con la spada appuntita al fianco e due cuccioli ai piedi.
Lo stesso ritmo compositivo si ripete nella lastra tombale di Galeazzo Guindazzo, sindaco di Sessa alla fine del Quattrocento. Un cucciolo ai suoi piedi, un leone sulla destra che si arrampica sulla spada finalmente deposta. Molte sono la lastre funerarie di grande interesse storico-documentario relativamente alle tante famiglie di potenti che nei secoli vissero a Sessa. Fra i tanti marmi spicca per la sua rigorosa solennità una piccola urna cineraria in tufo giallino di tarda età romana (IV sec.), ritrovata nel cimitero di San Casto. Al centro due croci, una dentro l’altra, con ai lati due rosette in rilievo.
Molto ricca la collezione degli argenti: calici, aspersori, pastorali (bacula), secchielli, turiboli, pissidi. Fra questi fa sorprendente mostra di sé un busto in argento e rame del sec. XVIII di un ignoto santo: in forma di veste dalmata, è completamente sbalzato con realistici motivi di fiori e rami. Molto vistosa è anche la porticina di un tabernacolo in argento proveniente dal monastero di San Germano (sec. XIX).

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Testo da:
Jolanda Capriglione, I musei della provincia di Caserta, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Caserta, 2005.

Foto di Salvatore Bertolino   























Falciano del Massico. Le prime attività del Museo Civico


Al via venerdì 8 febbraio 2013, alle ore 18,00, la prima attività culturale organizzata dal Museo Civico di Falciano del Massico di cui ha appena assunto la direzione il dott. Ugo Zannini, archeologo, studioso del nostro territorio e componente il consiglio nazionale dell'Archeoclub d'Italia.

"Questo saprei farlo anch'io ...": dalla Gioconda allo scarabocchio. Le buone (e le cattive) ragioni di un'opera d'arte. 

Questo il titolo della manifestazione organizzata dal Museo Civico Archeologico in collaborazione con l'Archeoclub di Falciano del Massico e l'oratorio Magic House, a cura del prof. Silvio Ricciardone del Liceo Classico e Linguistico Internazionale "Carlo Botta" di Ivrea TO, con l'intervento dell'assessore alla Cultura del comune di Falciano del Massico Salvatore Sorvillo e del Sindaco dott. Giosuè Santoro. La presentazione dell'evento affidata al direttore dott. Ugo Zannini.

Il Museo Civico di Falciano del Massico si sviluppa su di un'area di circa 200 mq. L’allestimento, attualmente, è in corso di progettazione e sarà dedicato interamente al vino in epoca romana. La struttura sarà anche sede del Centro Studi "Vino, viticoltura ed enologia in epoca romana" di cui il Consiglio Comunale ha appena approvato l'istituzione,  e che ha l’ambizione di diventare in ambito nazionale il propulsore di attività legate al vino in epoca romana mettendo a disposizione degli studiosi tutta la documentazione esistente sull’argomento e creando una banca dati unica nel suo genere.
Nel frattempo il Museo vuole assumere un posto centrale nella vita culturale cittadina coadiuvando e aiutando le varie associazioni alla realizzazione di un cartellone culturale che possa soddisfare le varie sensibilità presenti sul territorio.