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Carinola, Palazzo Petrucci,
finestra del cortile interno |
A prescindere dalle
pre-esistenze romane, la fase fondativa meglio documentata dell’importante
centro di Carinola in Terra di Lavoro, tra Sessa Aurunca e Mondragone, risale
al periodo longobardo, come gastaldato inserito nella Contea di Capua, della
quale è una sorta di avamposto fortificato.
In epoca normanna
ascende alla dignità di contea con Giordano I, quindi Riccardo II e suo figlio
Gionata; nel 1087 diviene sede vescovile. Nel secolo XIII risulta infeudata alle
famiglie Del Gaudio e successivamente Del Balzo, finché nel 1373 passa al
potente casato dei Marzano, di animo oscillante tra Angioini e Aragonesi, teso,
in virtù proprio di tale barcamenarsi, ad accrescere prestigio e potere della
famiglia. Vi riuscirà in effetti, con Marino, andato sposo ad Eleonora
d’Aragona, della dinastia reale di Napoli, conseguendo con il ducato di Sessa,
anche il titolo di Grande Ammiraglio del Regno.
L’ascesa dei Marzano
ai vertici dell’aristocrazia feudale regnicola si interrompe nel 1464, per
l'abbandono della fedeltà aragonese che verrà pagata assai cara: la perdita,
appunto, di Carinola che nel 1479 viene attribuita ad Antonello Petrucci,
segretario del re Ferrante d'Aragona, primo sovrano del regno aragonese indipendente
di Napoli. Ma anche i Petrucci perderanno Carinola a seguito di un ennesimo
voltafaccia politico e militare (congiura dei baroni contro Ferrante) conclusosi
tragicamente per i figli dello stesso Petrucci, pesantemente coinvolti e
giustiziati nella capitale.
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Carinola, il Campanile visto dalla loggia di Palazzo Petrucci |
Eppure è proprio la
seconda metà del Quattrocento la stagione più felice per Carinola, il cui tessuto urbano, impianto viario,
assetto urbanistico, fabbriche e monumenti, risentono della splendida influenza
catalana e scandiscono lo sviluppo commerciale e sociale della cittadina. Testimonianze
tra le più interessanti dell'intervento di artefici impegnati negli stessi anni
nel rifacimento del Maschio Angioino (Castelnuovo, ormai reggia e dimora dei
sovrani aragonesi di Napoli) si rinvengono nel Castello, sorto nel XII secolo, nella Chiesa dell'Annunziata, nella
Casa Marzano e nella Casa Novelli, nonché nella stessa imponente Cattedrale, la
storia feudale di Carinola conosce ancora pagine di grosso rilievo: donata da
Ferdinando il Cattolico a Consalvo de Cordoba, il leggendario 'Gran Capitano'
delle truppe spagnole da lui portate alla vittoria decisiva contro i francesi
(1504), passerà in seguito ai di Capua, ai de Gennaro e quindi, con Ippolita di
Capua, ai Carafa di Stigliano, tra le primissime famiglie nobili del regno,
fino alla fine del secolo XVII, quando il feudo viene devoluto alla Corona.
Pochi anni più tardi (1692), viene acquistata, assieme a Mondragone, per dodicimila
ducati da Marcantonio Grillo: e questa
famiglia ne resta in pratica padrona fino al tempo delle leggi eversive della
feudalità ai primi del XIX secolo.
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Carinola, Chiesa dell'Annunziata |
In epoca borbonica si assiste a un certo risveglio della comunità,
a seguito degli interventi di bonifica che interessano le aree paludose intorno
al Volturno. Peraltro, tale particolare condizione della piana di Carinola, che
comunque è intensamente coltivata, viene segnalata dal Giustiniani, come un
grave impedimento nei secoli ad un più pieno sviluppo del sito e ad una
maggiore sanità e salubrità.
Nella stessa fonte
rinveniamo notizie sulla consistenza demografica di Carinola: assieme ai casali
e villaggi incorporati al suo territorio, avrebbe raggiunto attorno alla metà
del XVI secolo circa 900 fuochi (oltre quattromila abitanti); dimezzatisi alla
fine del Cinquecento (presumibilmente per vicende legate alla perdita di parti
del territorio).
Nel Seicento, e a
cavallo della grande peste di metà secolo, sono registrate ancora considerevoli
flessioni (1669: 1500 abitanti circa).
In epoche più vicine a noi, il territorio carinolese ha attraversato, in maniera più o meno diretto e partecipe, o solo passivamente subito, gli eventi della grande storia del Mezzogiorno e di Terra di Lavoro, dal fatidico 1799 alla restaurazione borbonica, dai moti costituzionali al compimento dell'Unità nazionale con la spedizione garibaldina e l'ultimo scontro tra Volturno e Garigliano.
Il testo è di Guido D'Agostino, tratto da Carinola, Arte Storia e Natura, Paparo edizioni, 2003;
foto di Salvatore Bertolino.
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