La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

martedì 20 febbraio 2024

L' Appia antica, la prima "autostrada" della Storia...

I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che dai Greci furono trascurate, cioè nell'aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache

 StraboneGeografia

 

L' APPIA ANTICA, LA PRIMA "AUTOSTRADA" DELLA STORIA...
La prima autostrada della storia: così potrebbe essere definita l’Appia Antica. Progettata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco, l’Appia forniva un collegamento diretto fra Roma e Capua (successivamente prolungato fino a Brindisi) con un tracciato rettilineo e agevole, percorribile comodamente sia dai carri che dai pedoni. Per ottenere questo risultato fu necessario un sforzo economico impegnativo e un progetto ingegneristico rivoluzionario, capace di superare gli ostacoli paesaggistici che rendevano il sistema viario precedente tortuoso e accidentato.


L'Appia antica a Sinuessa

 



 



L'Appia antica a Sinuessa


L'Appia attraversava la città di Formiae e proseguiva verso la foce dell'antico Liris (attuale Garigliano) dopo essere passata per Minturnae. A questo punto la strada attraversava il corso d'acqua su di un ponte e procedeva in direzione di Sinuessa passando al di sotto dell'attuale monte Cicoli, propaggine estrema del Massico e successivamente all'altezza dell'attuale bivio di Levagnole ai piedi del monte Pizzuto, iniziava a percorrere la moderna strada provinciale Incaldana, che in gran parte ne ricalca il tracciato. Lungo questo tratto si stabilirono, nel corso del II secolo a.C. numerose strutture a carattere produttivo-residenziale, in connessione diretta con il passaggio della via Appia che rivestì un importantissimo ruolo economico-commerciale per tutta la zona dell'agro Falerno. La via Appia proseguiva raggiungendo il cd. Casino della Starza e si dirigeva verso il pons Campanus situato a 115 miglia da Roma, per portarsi successivamente a Casilinum (attuale Capua) ed infine a Capua (attuale Santa Maria Capua Vetere), concludendo il percorso al miliario CXXXII.

Ugo Zannini, La via Appia attraverso i secoli, Istituto Grafico Editoriale Italiano, 2002



Museo Campano di Capua
Appia antica miliario CXXVI (particolare) 




L'Appia antica a Sinuessa




L'Appia antica nei pressi del cimitero di Mondragone




L'Appia antica nei pressi del cimitero di Mondragone


Testo: dal web
Foto: Salvatore Bertolino

sabato 3 febbraio 2024

Le Matres Matutae






L'ex voto è la rappresentazione materiale di quella che 
per anni è stata definita "cultura subalterna" e 
contemporaneamente un mezzo per ricostruire 
la religiosità popolare e le tracce dell'uomo "immerso" 
nel confronto con la parte visibile del suo Sé, la sua anima.

Lucia Malafronte, Ex Voto, Edizioni Intra Moenia





Le Matres Matutae sono sculture in tufo raffiguranti donne sedute con in grembo uno o più bambini in fasce.

Le prime Madri furono rinvenute accidentalmente nei pressi dell’antica Capua nel 1845 (esattamente a Curti, fondo Patturelli), raccolte intorno ai resti di una grande ara in tufo.
Solo tra il 1873 e il 1887 si effettuarono ricerche con finalità archeologiche che portarono alla luce un numero considerevole di statue e solo qualche elemento del tempio. Fra le statue un’unica scultura che, invece di reggere neonati tra le braccia, aveva in una mano una melagrana e nell’altra una colomba, simboli di fecondità e di pace. Quella scultura, che raffigurava la divinità tutelare del tempio, è stata individuata come una delle diverse rappresentazioni dell’antica dea italica dell’aurora e della fecondità muliebre: la Bona Dea, o Damia, come da rilevazioni di alcune scritture pare venisse chiamata nel territorio di Capua la “Mater Matuta
Le Madri, invece, rappresentano probabilmente degli ex voto considerato, un’offerta propiziatoria e un ringraziamento per la concessione del bene della fecondità. Nel tempo, per le sculture in tufo, si è consolidata la dizione Matres Matutae. 
La collezione conta oltre centotrenta statue, datate presumibilmente tra il IV e il I secolo a.C. è conservata presso il Museo Campano nel palazzo Antignano a Capua dove le è stata dedicata un'intera ala.
 
Testo dal web 
foto Salvatore Bertolino




Mater Matuta




Mater Matuta




Mater Matuta




Mater Matuta




Matres Matutae con opere d'arte in esposizione


martedì 30 gennaio 2024

Il Vaso di Issione al Museo Campano di Capua


Il Vaso di Issione (IV-V sec. a.C.)


Tra la vasta collezione di vasi attici a vernice rossa del IV-V sec. a.C. conservati al Museo Campano di Capua, ce n'è uno che attrae subito l'attenzione, la raffigurazione di una figura umana maschile chiusa in un cerchio. A prima vista sembrerebbe una decorazione antesignana dell'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, si tratta del Vaso di Issione.

Ecco il mito:
Issione, re dei Lapiti e figlio di Flegia, aveva scelto di sposare Dia, figlia di Deioneo (o Ioneo) promettendo al suo futuro suocero una sostanziosa dote. Il ricco premio nuziale sarebbe stato consegnato durante un festino che Issione aveva organizzato presso la sua dimora, ma in realtà la riunione conviviale altro non era che un tranello. Infatti, sulla soglia del palazzo Issione aveva fatto scavare una fossa che fu riempita di carboni ardenti. Dioneo, inconsapevole, vi cadde dentro e morì bruciato. Dopo l’azione malvagia Issione fu perseguitato dalla totalità dei mortali, tanto che fu preso da follia. Solo Zeus si mosse a pietà e dopo averlo purificato del delitto commesso, gli permise addirittura di partecipare alla sua mensa, ma il nostro eroe non tenne in alcuna considerazione la magnanimità del suo benefattore. Così architettò di sedurre Era, sposa di Zeus, sicuro che ella avrebbe accettato le offerte amorose per vendicarsi dei continui tradimenti del marito.
La dea invece riferì tutto allo sposo il quale si vendicò formando in una nuvola il simulacro di Era. Issione ubriaco non si accorse della sostituzione e si unì ad essa convinto di unirsi ad Era. Zeus, quando fu certo del tradimento del suo ospite, ordinò ad Ermete di frustarlo a sangue perché ripetesse: Chi fa del bene deve essere onorato. Poi lo fece legare con serpenti ad una ruota di fuoco a quattro raggi e lo scagliò nel cielo perché vi roteasse in eterno. Il simulacro di Era, che poi prese il nome di Nefele, generò un essere mostruoso che in età matura si accoppiò alle cavalle della Magnesia dando origine alla serie dei Centauri, tra i quali anche Chirone che divenne famoso per essere maestro di eroi e di divinità.



Il Vaso di Issione (IV-V sec. a.C.)


sabato 20 maggio 2023

Pietre che raccontano... [S]IBI FEC[IT]


Oggi, e chissà da quando tempo, è divenuto una pietra da appoggio, per i mondragonesi 'nu puoiu, ma in origine molto probabilmente dovette essere un importante architrave.

La casa, ma forse anche il monumento sepolcrale, sicuramente quella di un blasonato scalpellino di Sinuessa.

Si tratta della pietra del
[S]IBI FEC[IT]
Fece per sé

Di seguito ottimamente scolpito nella stessa pietra proprio uno scalpello, simbolo dell'Arte.

Trovandovi a passare per il Casale di Sant'Angelo, la potete ammirare nel cortile proprio di fronte alla medievale chiesetta di san Mauro.




mercoledì 10 maggio 2023

Sulle dune...


Le dune costiere, ovvero il Parco Urbano delle Dune della Città di Mondragone, caratterizzano il paesaggio e costituiscono un elemento di grande bellezza in particolare in primavera per l'intensa fioritura di tutta la vegetazione autoctona esistente.












 




E' proprio in questo periodo, infatti, che sulle dune avviene una vera e propria esplosione di colori: il fucsia del “carpobrotus”, il rosa del silene e il bianco e giallo della camomilla marina, inframezzato dal verde intenso della spinosa calcatreppola e di qualche agave. 



Agli inizi di luglio, poi, è la volta della fioritura dei gigli di mare dal loro caratteristico intenso profumo.

COMUNE DI MONDRAGONE 

PIANO DI UTILIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA GENNAIO 2017

Art. 19 - Area parco delle dune

 

Il Piano riporta l’area che il PRG perimetra come Parco delle dune in quanto coinvolta nell’obiettivo di riqualificazione della fascia dunale e retrodunale.

In detta area l’obiettivo principale è quello della conservazione integrale della duna esistente e protezione della flora spontanea. E’ consentita l’integrazione con essenze della stessa specie (agave opuntia, ficus indica, ginepro, mirto, ...).

E’ vietata la realizzazione di superfici impermeabili.

E’ consentita l’utilizzazione delle aree oggi maggiormente compromesse per attività sportive e ricreative all’aperto.

E’ consentito l’uso dell’edilizia esistente per:

  • -  realizzazione del centro di visita a finalità museali, didattiche e ricreative
  • -  svolgimento di attività di informazione, sensibilizzazione e di formazione professionale in rapporto ai temi del recupero naturalistico e della riqualificazione ambientale.
Il ridisegno dell’area del parco delle dune e quindi gli interventi in esso consentiti sono subordinati alla definizione del progetto del porto del Savone come da PRG vigente (area per porto turistico e commerciale) e delle aree con le relative attività ad esso annesse (area per attività ricettive e ricreative connesse al porto).
Nelle more sono consentiti esclusivamente interventi volti a bonificare la duna esistente e ripristinare il carattere di naturalità dei luoghi. Sono consentite piccole attività sportive all’aperto solo su aree compromesse e comunque senza intaccare aree caratterizzate dalla presenza di duna e in ogni caso senza compromettere il sistema vegetazionale finalizzato al suo consolidamento.

 

Allo scopo di perseguire la valorizzazione, la tutela e l’uso sostenibile di questa parte del patrimonio naturale costiero sono consentiti i seguenti interventi:

  • delimitazione dell’area interessata dal fenomeno dunale;
  • predisposizione di opere di riconfigurazione dei tratti di duna compromessi attraverso barriere lignee e salvaguardia e tutela delle dune esistenti;
  • rinaturalizzazione con piantumazione di specie arboree autoctone e tutela di quelle esistenti;
  • uso sostenibile del sistema dunale e del parco attraverso strutture a carattere provviso- 
  • predisposizione di opere di riconfigurazione dei tratti di duna compromessi attraverso barriere lignee e salvaguardia e tutela delle dune esistenti;
  • rinaturalizzazione con piantumazione di specie arboree autoctone e tutela di quelle esistenti;
  • uso sostenibile del sistema dunale e del parco attraverso strutture a carattere provvisorio, percorsi di attraversamento dunale su palafitta, attrezzature ludiche per l’infanzia, per la fruizione turistico-sportiva dell’area.





 

domenica 26 febbraio 2023

Il “Trofeo dei Bagni” della Rocca di Mondragone




L’imponente opera fu realizzata da Giovanni da Nola e da Annibale Caccavello, su commissione di Gonzalo Fernandez de Cordova III duca di Sessa, nipote dell’omonimo Gran Capitano che, al comando delle truppe di Ferdinando il Cattolico, aveva assicurato, nel 1503, il Regno di Napoli alla Spagna.





Gonzalo Fernandez de Cordova, giunto a Sessa nel 1549, volle celebrare la vittoria dell’avo presso i Bagni della Rocca di Mondragone, collocandovi all’ingresso il grandioso monumento.

Il monumento venne poi spostato a Sessa nel 1558, sull’antica porta del Macello, a causa delle incursioni dei saraceni.

La porta assunse da allora il nome di Porta del Trofeo.

I lavori per la sistemazione del Trofeo sulla porta iniziarono, secondo una testimonianza lasciateci da G. Fuscolillo, Storia del Regno di Napoli, nel gennaio del 1558. 

Scrive infatti il cronista: 

"A di 26 del mese de jennaro del 1558 de merchudi fo derogate de scassare la potecha de mastro Loisi de pari ed altro potecha con membri de sopra che era de m. Belardino Soave quale dico loco se deceva la porta del Macello et perché questo servivo per ce mecter lo tropheo del Gran Capitano"


Dal 1873, il Trofeo è ospitato nelle sale del Museo Campano a Capua, considerato una delle più importanti testimonianze della scultura del ‘500 in Europa. 


Il monumento si presenta come un'armatura decorata con la gorgone, infissa su di un tronco e completata da un elmo a protome leonina e cimiero. 

In origine era fiancheggiato da uno scudo anch’esso decorato con la gorgone. Completava il trofeo un basamento con iscrizione, redatta da Paolo Giovio, ora conservato nel Duomo di Sessa Aurunca.




La citazione è tratta da:
 
Giuseppe Parolino, Sessa Aurunca. Storia della Toponomastica, Caramanica editore, 2005