Il Real Sito di Carditello, detto anche Reale tenuta di
Carditello o Reggia di Carditello, in provincia di Caserta, venne creato
nel 1744 da Carlo di Borbone, che vi aveva impiantato un allevamento di
cavalli.
Faceva parte di un gruppo di 22 siti (tra i quali la Reggia di
Caserta, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e il Palazzo Reale di
Napoli) della dinastia reale dei Borbone di Napoli, luoghi dedicati allo
svago e alla caccia della famiglia reale - e chiamati per questo "Reale
Delizia" - talora sede anche di attività agricole, spesso impiantate
con mezzi moderni, miranti a sperimentare delle fattorie-modello.
Ricevette nuovo sviluppo con Ferdinando IV, che vi introdusse -
nel quadro dei suoi progetti sociali ed economici di stampo illuminista
anteriori alla rivoluzione napoletana - l'allevamento dei bovini e la
fabbricazione dei formaggi, incaricando l'architetto Francesco Collecini
(1787), collaboratore di Luigi Vanvitelli, della costruzione di un grande
complesso, comprendente una residenza reale e ambienti destinati ad azienda
agricola.
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Reggia di Carditello: la palazzina adibita a residenza reale |
Lo spazio retrostante alla palazzina venne diviso in cinque
cortili destinati alle attività agricole, mentre l'area antistante - riservata
alle corse dei cavalli - fu risolta alla maniera di un antico circo romano: una
pista in terra battuta, con i lati brevi semicircolari, che circonda un prato
centrale; alle estremità due fontane con obelischi in marmo, al centro del
prato un tempietto circolare, da cui il re assisteva agli spettacoli ippici.
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Reggia di Carditello: il tempietto circolare |
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Reggia di Carditello: uno dei due obelischi |
Nell'Archivio di Stato di Napoli nel fondo Dipendenze della
Sommaria (fasc. nn. 69, 69II, 74, 74II) sono conservate ricevute di
pagamento firmate e controfirmate dall'architetto Collecini "capitano
ingegnere delle Reali fabbriche di Carditello" sino al 19 genn. 1804 (per
la storia di Carditello v. anche: G. Starrabba - G.B. Rosso - S. Gavotti, Il
"real sito" di Carditello, Caserta 1979).
La soluzione adottata per la reggia fu quella di un organismo a
doppio T, rigorosamente simmetrico: al centro il casino reale - di nobili linee
neoclassiche, coronato da una balaustra e da un belvedere - da cui partono i
lunghi corpi bassi delle ali riservate all'azienda.
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Reggia di Carditello: corpo di fabbrica adibito a fattoria |
All’interno della palazzina si dipartono a destra e a sinistra
due scale che portano al piano nobile, con decorazioni (affreschi e stucchi)
che si richiamano all'arte venatoria di cui i Borbone erano appassionati. Dallo
stesso piano nobile il re, la famiglia e i dignitari potevano, affacciati alle
balaustre, seguire le funzioni celebrate nella Cappella sottostante, posta
nella parte centrale, con cupola e pareti delicatamente affrescati.
Fedele Fischetti, pittore napoletano, uno dei decoratori del
palazzo reale di Caserta, nel 1791 eseguì alcuni affreschi nella volta del
salone principale del Real Sito di Carditello, lavorandovi fin quasi alla
morte, avvenuta a Napoli il 25 gennaio 1792. I soffitti sono di Giuseppe
Cammarano, pittore siciliano, di Sciacca, considerato il principale esponente,
insieme con C. Angelini, della pittura neoclassica napoletana, mentre il
paesaggista prussiano Jakob Philipp Hackert, detto Hackert d'Italia, chiamato a
Napoli da re Ferdinando IV, decorò le pareti con scene campestri che rappresentavano
la famiglia reale.
La maggior parte dei marmi e degli arredi che abbellivano la
palazzina è stata sottratta negli anni e utilizzata in altri siti, solo una
piccola parte si trova in musei o altre residenze reali.
Gli edifici circostanti, a suo tempo adibiti a magazzini e
stalle, e tuttora contenenti antiche attrezzature agricole, a documentazione
delle attività che vi si svolgevano, sono quasi tutti in stato di grave
degrado. La reggia si trova in stato di abbandono, come pure la parte
residua della tenuta dopo che i 2000 ettari originari, che la circondavano,
sono stati in massima parte venduti.
Il testo è tratto da:
http://www.treccani.it/enciclopedia/real-sito-di-carditello/
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La foresta di Carditello |
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Dettaglio della grande carta del cartografo olandese Blaeu
(parte geografica riguardante il Basso e Medio Volturno, dal litorale fino al Lago Patria)
dove è riportato il toponimo Cavallarizza e non Carditello
Willem Janszon Blaeu: Terra di Lavoro olim Campania Felix da Theatrum Orbis Terrarum, sive Atlas Novus in quo Tabulæ et Descriptiones Omnium Regionum Amsterdam, 1645 -1665
tratta da:
IL BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME VOLTURNO E IL TERRITORIO DEI REGI LAGNI IN TERRA DI LAVORO
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Chiesetta del '700 |
"Tutto
quillo territorio era giardino de’ Capuani et se chiamava mansio rosarum che al
presente se chiama lo mazzone delle rose".
Era la
seconda metà del ‘500 quando, l’ingegner Pietro Antonio Lettieri, così
descriveva l’area di Carditello.
Incaricato
da Don Pedro Álvarez de Toledo y Zuñiga, viceré di Napoli, per conto di Carlo V
D’Asburgo, di localizzare i punti migliori del regno dove far sorgere i mulini
individuava, nella magione delle rose, prodiga delle acque di Serino, il punto
ideale per le macine ad acqua.
In uno
degli angoli pensati dal Lettieri, in età successiva e per volere di Carlo III
di Borbone, venne edificata una delicata chiesa di campagna.
Della
piccola chiesetta settecentesca, di cui nessuno ha mai parlato, non si hanno
molte informazioni circa la sua dedicazione pastorale o altro.
Ciò che
di certo si conosce, è ciò che appare alla vista.
Nel
panorama agreste originale, inviolato fino al ventennio fascista, quella
chiesetta, incardinata in un percorso che si snodava all’interno dell’immensa
foresta che circondava il Real Sito di Carditello, era punto di riferimento e
luogo di preghiera per i numerosi lavoratori e contadini che prestavano opera
nelle annesse terre della fattoria reale.
Il testo è tratto da:
http://interno18.it/attualita/26066/una-chiesa-zona-militare-carditello-stupisce-ancora
Le foto sono di:
Salvatore Bertolino
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