La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

mercoledì 10 maggio 2023

Sulle dune...


Le dune costiere, ovvero il Parco Urbano delle Dune della Città di Mondragone, caratterizzano il paesaggio e costituiscono un elemento di grande bellezza in particolare in primavera per l'intensa fioritura di tutta la vegetazione autoctona esistente.












 




E' proprio in questo periodo, infatti, che sulle dune avviene una vera e propria esplosione di colori: il fucsia del “carpobrotus”, il rosa del silene e il bianco e giallo della camomilla marina, inframezzato dal verde intenso della spinosa calcatreppola e di qualche agave. 



Agli inizi di luglio, poi, è la volta della fioritura dei gigli di mare dal loro caratteristico intenso profumo.

COMUNE DI MONDRAGONE 

PIANO DI UTILIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA GENNAIO 2017

Art. 19 - Area parco delle dune

 

Il Piano riporta l’area che il PRG perimetra come Parco delle dune in quanto coinvolta nell’obiettivo di riqualificazione della fascia dunale e retrodunale.

In detta area l’obiettivo principale è quello della conservazione integrale della duna esistente e protezione della flora spontanea. E’ consentita l’integrazione con essenze della stessa specie (agave opuntia, ficus indica, ginepro, mirto, ...).

E’ vietata la realizzazione di superfici impermeabili.

E’ consentita l’utilizzazione delle aree oggi maggiormente compromesse per attività sportive e ricreative all’aperto.

E’ consentito l’uso dell’edilizia esistente per:

  • -  realizzazione del centro di visita a finalità museali, didattiche e ricreative
  • -  svolgimento di attività di informazione, sensibilizzazione e di formazione professionale in rapporto ai temi del recupero naturalistico e della riqualificazione ambientale.
Il ridisegno dell’area del parco delle dune e quindi gli interventi in esso consentiti sono subordinati alla definizione del progetto del porto del Savone come da PRG vigente (area per porto turistico e commerciale) e delle aree con le relative attività ad esso annesse (area per attività ricettive e ricreative connesse al porto).
Nelle more sono consentiti esclusivamente interventi volti a bonificare la duna esistente e ripristinare il carattere di naturalità dei luoghi. Sono consentite piccole attività sportive all’aperto solo su aree compromesse e comunque senza intaccare aree caratterizzate dalla presenza di duna e in ogni caso senza compromettere il sistema vegetazionale finalizzato al suo consolidamento.

 

Allo scopo di perseguire la valorizzazione, la tutela e l’uso sostenibile di questa parte del patrimonio naturale costiero sono consentiti i seguenti interventi:

  • delimitazione dell’area interessata dal fenomeno dunale;
  • predisposizione di opere di riconfigurazione dei tratti di duna compromessi attraverso barriere lignee e salvaguardia e tutela delle dune esistenti;
  • rinaturalizzazione con piantumazione di specie arboree autoctone e tutela di quelle esistenti;
  • uso sostenibile del sistema dunale e del parco attraverso strutture a carattere provviso- 
  • predisposizione di opere di riconfigurazione dei tratti di duna compromessi attraverso barriere lignee e salvaguardia e tutela delle dune esistenti;
  • rinaturalizzazione con piantumazione di specie arboree autoctone e tutela di quelle esistenti;
  • uso sostenibile del sistema dunale e del parco attraverso strutture a carattere provvisorio, percorsi di attraversamento dunale su palafitta, attrezzature ludiche per l’infanzia, per la fruizione turistico-sportiva dell’area.





 

domenica 26 febbraio 2023

Il “Trofeo dei Bagni” della Rocca di Mondragone




L’imponente opera fu realizzata da Giovanni da Nola e da Annibale Caccavello, su commissione di Gonzalo Fernandez de Cordova III duca di Sessa, nipote dell’omonimo Gran Capitano che, al comando delle truppe di Ferdinando il Cattolico, aveva assicurato, nel 1503, il Regno di Napoli alla Spagna.





Gonzalo Fernandez de Cordova, giunto a Sessa nel 1549, volle celebrare la vittoria dell’avo presso i Bagni della Rocca di Mondragone, collocandovi all’ingresso il grandioso monumento.

Il monumento venne poi spostato a Sessa nel 1558, sull’antica porta del Macello, a causa delle incursioni dei saraceni.

La porta assunse da allora il nome di Porta del Trofeo.

I lavori per la sistemazione del Trofeo sulla porta iniziarono, secondo una testimonianza lasciateci da G. Fuscolillo, Storia del Regno di Napoli, nel gennaio del 1558. 

Scrive infatti il cronista: 

"A di 26 del mese de jennaro del 1558 de merchudi fo derogate de scassare la potecha de mastro Loisi de pari ed altro potecha con membri de sopra che era de m. Belardino Soave quale dico loco se deceva la porta del Macello et perché questo servivo per ce mecter lo tropheo del Gran Capitano"


Dal 1873, il Trofeo è ospitato nelle sale del Museo Campano a Capua, considerato una delle più importanti testimonianze della scultura del ‘500 in Europa. 


Il monumento si presenta come un'armatura decorata con la gorgone, infissa su di un tronco e completata da un elmo a protome leonina e cimiero. 

In origine era fiancheggiato da uno scudo anch’esso decorato con la gorgone. Completava il trofeo un basamento con iscrizione, redatta da Paolo Giovio, ora conservato nel Duomo di Sessa Aurunca.




La citazione è tratta da:
 
Giuseppe Parolino, Sessa Aurunca. Storia della Toponomastica, Caramanica editore, 2005

domenica 16 ottobre 2022

Mondragone. Per un Parco Urbano delle Cementare






Allargare i propri orizzonti,
ricercare conoscenze ed emozioni
attraverso la scoperta
di un patrimonio e del suo territorio. 

Origet de Cluzeau (1998), Le Tourisme Culturel, Paris

 



Le “Cementare o Ciomentare” sono un vasto territorio situato alle pendici del versante sud-orientale del monte Petrino e rappresentano un’area costellata da immense pareti di tufo grigiastro, apppunto "cementare", che con i loro profondi “tagli” rendono il territorio un unicum dal punto di vista naturalistico-ambientale.

E' quel che resta di una intensa attività estrattiva che ha interessato il territorio di Mondragone fino agli anni 60 del secolo scorso, il tufo grigio (ciummienti) di Mondragone (ignimbrite campana), generato da una potente eruzione vulcanica avvenuta circa 39.000 anni fa.

Allo stato attuale i calanchi quasi verticali non consentono alla vegetazione di crescere sui crinali, cosicché essi appaiono nudi ed aridi, conferendo al paesaggio un aspetto quasi “lunare”.

Perché non farne un’Area protetta con un Centro di educazione ambientale per promuoverne la scoperta, la conoscenza e la fruizione oltre che la tutela e la vigilanza? 


Un autentico scrigno di geo-bio-diversità...


 
Le alte falesie di tufo grigio che denotano il paesaggio delle "Cementare"



Oggi comunemente sono definiti “beni paesaggistici” gli immobili o le aree che costituiscono espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. La loro tutela, in quanto beni culturali che testimoniano in modo significativo  cultura,  storia e  civiltà di un popolo, è demandata nel nostro Ordinamento al Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42). 

Le “Cementare” penso che abbiano ogni buon diritto di essere comprese nei beni paesaggistici per le intrinseche peculiarità e come tale essere tutelate e valorizzate.



 


Le alte falesie di tufo grigio che denotano il paesaggio delle "Cementare"



Casa colonica in tufo grigio di Mondragone





Un Parco che si andrebbe ad inserire come un vero e proprio cuneo verde nella fascia pedemontana tra il Petrino e il Casale di Sant'Angelo, garantendo un corridoio biologico per numerose specie animali. Un sistema territoriale con pochi paragoni in Campania sia dal punto di vista storico archeologico, che da quello paesaggistico. Al suo interno si conservano scorci di campagna mondragonese con residui, fortunatamente scampati al fuoco che perennemente investe la zona, di macchia di pendio. 

Un Parco che andrebbe a conservare valori più generali, quelli generati dal rapporto, sempre complesso, ma a volte straordinariamente esemplare, tra natura e presenza dell'uomo, tra beni culturali e paesaggio.


Una estensione di circa 15 ettari, con un perimetro di circa 3 km, un territorio quasi incontaminato, con la presenza di immobili tipici dell’ambiente rurale mondragonese, sia sotto il profilo architettonico che per tipologia di materiale da costruzione, espressione di usi e costumi, valori e tradizioni che in mancanza di adeguata tutela, andrebbero per sempre persi.

La flora  è composta perlopiù da varietà autoctone: sono presenti ulivi, lecci, querce, cipressi, qualche limonaia, mirto, ginestra e lentisco, maestosi ceppi di fico d’India.

Attraversato dalla antica via Appia, presenta testimonianze archeologiche e storiche di importante valore.





Antico manufatto lungo il tracciato dell'Appia antica





Mura megalitiche lungo il tracciato dell'Appia antica



E’ necessario, per poter sfruttare adeguatamente il potenziale di tale patrimonio naturalistico-culturale, adottare misure che mirino alla sua conservazione, gestione e valorizzazione, non solo per adempiere ad una funzione conservativa, ma anche per innescare processi di crescita culturale ed economica della Città. 


"La valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione del territorio possono essere una componente della programmazione e dello sviluppo turistico, e comportare risultati positivi sia in ambito strettamente turistico, sia in ambito culturale, contribuendo alla salvaguardia, alla valorizzazione e alla promozione del diversificato heritage di un territorio."





Veduta delle "Cementare" e del paesaggio urbano circostante


Le citazioni sono tratte da:
 Eliana Messineo, Le nuove frontiere del turismo culturale. Processi ed esperienze creative in un itinerario culturale. Il caso della Rotta dei Fenici, Tesi di dottorato - Università degli Studi di Palermo





mercoledì 5 ottobre 2022

Mondragone. HIKING GREEN ovvero Camminata in natura



La locandina dell'evento



La ASD Bombazza Passione Outdoor Mondragone, in collaborazione con il Comune di Mondragone, 

organizza 

per il giorno domenica 16 ottobre

HIKING GREEN... 

a spasso con il mio amico albero

Si tratta di una camminata in natura, dall'inglese to hike, camminare, dove, raggiunta la meta prescelta, si effettuerà una messa a dimora di picccoli alberi autoctoni.
L'evento ospiterà una delegazione del Wwf Italia, con i rispettivi rappresentanti provinciali ed il Nucleo operativo di guardie giurate venatorie di Caserta, i quali, ci forniranno preziose informazioni su come salvaguardare e tutelare la natura, flora e fauna.
Finalità dell'evento:
Sportiva, dove, attraverso l'attività motoria, camminando in natura, stimoliamo il nostro corpo ad un lavoro fisico non stressante, ma piacevole, il tutto in un contesto sano e bello da vedere, un paesaggio con vista che si estende fino al mare e tanti punti di osservazione da nord a sud;
Ambientale/naturalistica, dove si mira a preservare il patrimonio arboreo locale e darne continuità, offrire riparo, cibo e protezione alla fauna presente, consolidare il terreno, ricreare quelle condizioni di micro clima tipico delle aree boschive, fresco, bassa umidità ambientale ed aria ricca di ossigeno.

L'importanza degli alberi per la nostra salute.
Grazie ai loro processi di respirazione e fotosintesi, gli alberi aiutano a combattere il riscaldamento climatico assorbendo l'anidride carbonica e contribuendo alla pulizia dell'aria; incamerano inquinanti come biossidi di zolfo, ozono, ossidi di azoto.
Fare un bel respiro nel bosco è la decelerazione più pura: gli ormoni dello stress si riducono, il sistema immunitario si rafforza, la pressione sanguigna si abbassa, il sistema nervoso parasimpatico, legato agli stati di riposo e di calma, si attiva.

Modalità di partecipazione.
Per aderire, lasciare un like 👍nei commenti del post, ciò ci consentirà di organizzare al meglio l'evento 😉
la partecipazione è gratuita.

Condizioni di partecipazione.
Tutti i partecipanti sono invitati ad assumere un comportamento civile e rispettoso dei luoghi visitati e verso gli altri, non lasciare rifiuti a terra, non recare danno alla flora e fauna presente, seguire le istruzioni degli organizzatori.
Cosa occorre.
Si consiglia tipico abbigliamento da trekking in base alla stagione, calzature idonee ( no con suola liscia), acqua e spuntini, guanti da lavoro e voglia di stare in compagnia ed in natura.
Cosa fare.
Ogni partecipante riceverà dagli organizzatori una piantina 🌱, dove, una volta raggiunto il punto di interramento, saranno loro stessi a metterla nel terreno, lasciando di fianco un tutor che la guiderà nella crescita, infine, annaffierá la piantina 💧.
Successivamente, il partecipante, memorizzato il punto 🚩 di messa a dimora, potrà venire a far visita e monitorare la piantina, tutte le volte che vorrà, prendetonese così cura 🌲... 
Sperando che tutto ciò diventi una scelta di vita primaria; vivere in un ambiente sano migliorandolo in prima persona.

Difficoltà percorso e caratteristiche.
T ( turistico), facile.
In auto, si percorrerà un tratto di strada per lo più cementata, con brevi tratti sdruciolevoli fino a raggiungere il Campetto, grande area verde situato alle spalle del monte Petrino, un pianoro leggermente ondulato a ridosso del sentiero per Rocca Montis Dragonis.
Lungo tutto il tratto in salita alla nostra sinistra, potremo osservare il boschetto, una ricca macchia di vegetazione autoctona🌲, casa dello scoiattolo nero del Mediterraneo e tanti altri amic🦊🐗🐿🦔🦅🦉🦋.

NOTE ......
Le persone diversamente abili ♿ ( purché accompagnate) possono partecipare all'attività, raggiungendo il campetto direttamente in macchina.
Il percorso è adatto ai bambini purché accompagnati dai genitori o da chi se ne assume la responsabilità, gli amici a quattro zampe sono i benvenuti.
È possibile inoltre portare personalmente da casa, una piantina ( sana), tra quelle rigorosamente selezionate:
Pecci alberis (abete rosso/bianco);
Farnia ( Quercus illex, Quercus stellata, Quercus rubra, Quercus alba, Quercus macrocarpa, Quercus coccifera);
Cipresso Mediterraneo;
Carpino bianco;
Caprifoglio peloso; 
Carpinella; 
Olmo di montagna;
Frassino di manna;
Corniolo sanguinello;
Larice;
Pino marittimo e/o dei pinoli;
Scornabecco.
Al fine di preservare la flora e fauna presente, ed evitare squilibri ecosistemici, non si accetteranno piante diverse da quelle elencate.


Raduno ore 8:30 presso le tre fontane a trecento metri dal cimitero comunale di Mondragone, direzione Falciano del Massico, partenza prevista ore 9.

Il testo è integralmente ripreso, 
come tale riportato, 
dalla pagina dell'evento su Fb.



lunedì 3 ottobre 2022

La Villa romana della Starza, un'occasione mancata



Mondragone, villa romana in località Starza 

con il sovrastante Casino di caccia borbonico





L’Appiaday, la giornata dedicata alla Regina viarum, cioè l’Appia antica, che si è tenuta ieri ha avuto un autentico successo, consentendo ai numerosi cicloturisti, e non, partecipanti di conoscere ed apprezzare alcune delle bellezze e consistenze archeologiche che costellano il territorio di Mondragone, da san Giustino a Tre Colonne, e poi dal Triglione fino al parco Archeologico in località Cimitero, passando dalla villa con l'omonima chiesetta di san Rocco, oggi rinomata ed apprezzata struttura ricettiva.

Peccato che non si sia potuto ammirare ed apprezzare uno dei gioielli più belli e per di più a pochi metri dal selciato riportato alla luce dell’Appia,  la villa romana della Starza, uno degli esempi meglio conservati di ville rustiche dell’Ager Falernus

La struttura della villa della Starza si articola in molteplici corpi di fabbrica con murature in opus incertum.


Mondragone, pianta del criptoportico in località Starza

(da Prospettive di memoria. Testimonianze archeologiche dalla città e dal territorio di Sinuessa, 1993)


Nella parte rivolta a sud un criptoportico, parzialmente ipogeo, che si presenta come un podio di grandi dimensioni, a pianta pressoché regolare articolata su tre bracci, all’interno dei quali si sviluppa la pars rustica della villa. Dal braccio più lungo si accede ad una cisterna della lunghezza di circa 14 metri, interamente rivestita in cocciopesto e su una parete i resti di un filtro per la depurazione delle acque.





Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(le arcate prima del crollo, foto febbraio 2012)




Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(le arcate prima del crollo, foto febbraio 2012)


Nella parte rivolta a nord, invece, i resti, oggi non più visibili a causa della folta vegetazione di quello che era l’acquedotto che adduceva l’acqua alla villa rustica.

Fino a qualche anno fa residuavano due arcate, penso di aver scattato ad esse le ultime foto (febbraio 2012), prima che nel novembre dello stesso anno uno degli archi, a causa della mancata manutenzione e degli eventi climatici, crollasse.

 



Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(arcata crollata, foto febbraio 2012)


Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(arcata residua, foto febbraio 2012)



Una denuncia, partita dall’Archeoclub di Mondragone a mezzo dell’allora Presidente Michele Russo,  della particolare  situazione di degrado e di abbandono che stava minando uno dei gioielli archeologici della città: i resti dell’acquedotto lungo la via Appia antica del criptoportico in località "Starza", rimase inascoltata.

A tutt’oggi non siamo a conoscenza se la Soprintendenza Archeologica di Caserta abbia provveduto al recupero del materiale dell’arcata caduta per evitare che un'importante testimonianza archeologica del nostro territorio scompaia per sempre.

martedì 20 settembre 2022

La Venere o Afrodite da Sinuessa


Venere o Afrodite da Sinuessa



Venere o Afrodite da Sinuessa

Ancora qualche giorno e la Venere di Sinuessa, o Afrodite, farà ritorno a casa, cioè il MAN –Museo Archeologico di Napoli-, in attesa di partire per qualche nuovo prestito. Sono passati i tempi in cui era esposta a far bella mostra di sé nella sala del Toro Farnese.

Acefala, priva degli arti superiori, la scultura è in marmo proveniente dalle cave dell'isola di Paro in Grecia, con un'altezza (la sola figura) di m. 1,75.  

"In antitesi al tipo muliebre di media statura, rappresentato dalla maggior parte delle Afroditi ellenistiche, quali la Medici, la Capitolina, quella da Cirene ed altre, la statura maggiore del naturale della (Afrodite) Sinuessana sembra corrispondere all'ideale omerico della divinità, ed all'ideale femminile dell'arte classica"


Gennaro Pesce, L'Afrodite da Sinuessa, 1939, p.9



E’ la seconda volta che questa importante opera di scuola ellenistica rientra nella Città che la vide tornare, fortuitamente, alla luce dopo quasi due secoli durante i quali era rimasta sepolta ed avvolta dall’oblìo; la prima volta nel 2006, per alcuni mesi, e quest’anno, 2022, per circa due mesi durante i quali ha visto un notevole afflusso di pubblico suscitando un grande interesse. 

 


Venere o Afrodite da Sinuessa


Venere o Afrodite da Sinuessa


Mi piace pensare che in un futuro non tanto lontano, e per interessamento dei nostri amministratori, la Venere possa fare un definitivo ritorno a casa. 

Ciò alla luce del progetto “100 opere tornano a casa”, fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini, per promuovere e valorizzare il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali, un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato.

Un “ritorno a casa”, nel luogo in cui fu rinvenuta, per integrare le collezioni del Museo Civico Archeologico “Biagio Greco”  e per dar vita ad accostamenti interessanti capaci di favorire l’apertura del Museo verso nuovi pubblici.


Ecco come ci descrive il ritrovamento Gennaro Pesce nella sua monografia L'Afrodite da Sinuessa, anno 1939

 

Questa scultura fu scoperta fortuitamente il 25 gennaio 1911 da due contadini che dissodavano la terra per piantare una vigna, nel podere detto Casella di Schiappa, situato a due chilometri in linea d’aria a nord dell’abitato di Mondragone, sulle pendici occidentali del monte Petrino, a circa 80 metri sul mare nella contrada detta Monte Vergine o Colombrello.
Tale podere copre le rovine di antiche costruzioni, che presentano i caratteri tipici di un impianto di villa romana, forse degli ultimi tempi repubblicani, elevata sul declivio di una collina dominante la via Appia, in posizione amenissima, ben riparata dai venti, rivolta a mezzogiorno, prospiciente la pianura sinuessana e il mare, con terrazze digradanti a scaglioni, delle quali almeno una, la più vasta, doveva esser cinta da porticati. In fondo a questa terrazza, alla profondità di circa 60 centimetri dal piano di campagna, il piccone di un contadino colpiva un pezzo di marmo, asportandone delle schegge. Insospettito dalla presenza e dall’aspetto di una pietra, insolita per quei terreni, il bravo giovane si diede cautamente ad isolare il pezzo, liberandolo dal terriccio. Appariva così il torso nudo di una grande statua muliebre; trovandosi collocata obliquamente nella terra, le spalle in alto, queste inevitabilmente ai primi colpi dello ignaro sterratore. Il tronco, acefalo e senza braccia né gambe, poggiava obliquamente sopra un altro gran pezzo di scultura, rappresentante due gambe panneggiate. Si trovarono, inoltre, frammenti di braccia e di mani; e lo scopritore ricorda di aver notato che perni di ferro erano incastrati in alcuni di quei monconi, internamente, nel senso della lunghezza. La testa non si trovò.
………………

Avvertito dal sindaco di Mondragone, il soprintendente Spinazzola inviava sul posto, il 13 febbraio, l’ispettore Macchioro il quale, probabilmente a causa delle incrostazioni calcaree, onde erano rivestiti alcuni dei frammenti marmorei, e specialmente il torso muliebre nudo, non potè procedere subito, in quella prima visita, ad una esatta valutazione delle sculture e le lasciò in temporanea custodia allo Schiappa, proprietario del podere, proponendosi di esaminarle accuratamente e magari di estendere le ricerche archeologiche in quel terreno, in una seconda visita da farsi il più presto possibile.




L'Afrodite da Sinuessa
Monografia di Gennaro Pesce, 1939