La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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domenica 22 marzo 2015

Il Real Sito di San Leucio. Un modello imprenditoriale borbonico



Ferdinando IV di Borbone nel 1773 iniziò la ristrutturazione dell'antica villa del duca Andrea Matteo d’Aragona Acquaviva, detta “Belvedere”, per la meravigliosa vista che si stende fino al Vesuvio ed al Golfo di Napoli.



Il re illuminato dagli studi di Gaetano Filangieri e Bernardo Tanucci, e tramite l’opera dell’architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli, trasformò l’antico casino baronale in una reggia-filanda: da un lato le eleganti stanze reali, dall’altra le macchine che lavoravano e tessevano la seta. Attorno all’edificio della seta furono realizzate la scuola normale, le abitazioni, le stanze per la trattura, filatura, tintura della seta.

Il seicentesco portale d’ingresso al palazzo monumentale del “Belvedere” di San Leucio si erge ancora oggi nella sua imponenza, quale arco originario di accesso alla proprietà feudale dei principi d’Acquaviva di Aragona di Caserta
La Chiesa per la nuova comunità, la Cappella Reale San Ferdinando Re (1776) fu ricavata da un antico salone di rappresentanza del palazzo degli Acquaviva. La cappella ha un'unica navata con due altari, rispettivamente dedicati a San Leucio e San Carlo Borromeo, posti in due cappelle distinte. Sulle pareti laterali quattro nicchie con timpano triangolare contengono statue in stucco di A. Brunelli, rappresentanti la Fede, la Speranza, la Religione e la Verità; sulla parete di fondo, divisa in tre scomparti, tele dipinte ancora dal Brunelli sul tema di San Leucio negli scomparti laterali e di san Ferdinando in quello centrale, che ospita l’abside. 
Di rilievo è anche lo splendido pavimento in cotto a dicromia che riprende nel disegno i motivi del soffitto.



Lo Statuto sull'
Origine della popolazione di San Leucio 
con le leggi corrispondenti al buon governo di esso




Nel 1789, San Leucio venne dichiarata Real Colonia, e fu promulgato per essa uno speciale Statuto, denominato: “Origine della popolazione di S. Leucio con le leggi corrispondenti al buon governo di essa”.

Questo codice legislativo, anticipatore di diversi principi sociali della moderna società industriale, è la testimonianza comprovante l’anzidetta identità reale riformista illuminata, sensibile alle teorizzazioni utopiche del frate domenicano Tommaso Campanella nella sua opera “La Città del Sole”.
Dal 1780, presso il Sito Reale di S.Leucio decollò una produzione specialistica di manufatti di seta (veli, rasi, floranze, velluti, scialli, fazzoletti, calze, guanti etc), divenendo così un centro produttivo d’avanguardia tra i primi nel Regno di Napoli.
La fama dei broccati, dei lampassi, dei velluti delle dimore borboniche realizzate nelle fabbriche della Colonia si estese anche all’estero, così come il successo del primo esperimento di produzione industriale di stampo illuministico, che si concluse con l’avvento della rivoluzione francese.

San Leucio di Caserta. Opificio dell'industria serica.


giovedì 29 gennaio 2015

San Paride ad Fontem, un'antica Basilica nel territorio di Teano


San Paride ad Fontem
(foto gentilmente concessa da Cosimo Antitomaso
San Paride ad Fontem

Teano, antica città osco-sidicina, poi romana della Campania Felix, venera quale principale protettore San Paride, vescovo e confessore, che fu suo presule secoli addietro. Al Santo è, da oltre un millennio, dedicata una notevole chiesa medievale, la Basilica di San Paride, sita a circa 1 km dall'abitato medievale e attuale.
La chiesa eretta e dedicata a San Paride, vissuto nel IV secolo e noto per aver debellato il culto idolatrico dei sidicini, è localizzata presso il corso del fiume Savone (Savo) e la sua denominazione è infatti nota come San Paride ad Fontem,  probabilmente edificata sul sito di una basilica paleocristiana, tanto si desume da reperti di età più antica messi in luce da scavi recenti effettuati sotto la chiesa.
La chiesa, come ci appare oggi, risale alla fine del I° millennio, epoca in cui sorsero a Teano altre due chiese monastiche molto simili nell'impianto architettonico a quella di san Paride: San Benedetto e Santa Maria de Foris. L'attuale basilica ha uno schema tipicamente romanico rettangolare con tre navate ed abside semicircolare. Le tre navate sono spartite in sei campate e separate da arconi sorretti su ogni lato da cinque pilastri a base quadrangolare. Sei monofore per lato, in asse ai sottostanti arconi, illuminano la navata centrale. Sulla facciata sopra il portale di ingresso due semplici monofore.
Interessanti sono le quattro semicolonne che attestano l'esistenza di un antico portico che precedeva la facciata.
Il catino dell'abside conserva un affresco settecentesco e tracce di un precedente affresco seicentesco.


San Paride ad Fontem
La navata centrale e l'abside

Nel XV secolo la chiesa, ormai lontana dall'abitato di Teano, che dopo le incursioni barbariche si era ristretto solo nella parte alta della città romana, fu ceduta al Sovrano Militare Ordine di Malta e divenne sede di una importante precettoria nell'ambito del Priorato di Capua. Del patronato dell'Ordine resta traccia nel grande affresco dell'abside con la Vergine affiancata da san Giovanni Battista, patrono dell'Ordine, e da san Paride, titolare della commenda gerosolimitana e della chiesa. Sulla fascia che incornicia l'affresco, campeggia lo stemma dell'Ordine con la bianca croce ottagono in campo rosso.


Affresco dell'abside 
In alto lo stemma del Sovrano Militare Ordine di Malta


Il portale di ingresso




venerdì 23 gennaio 2015

Il monastero di santa Reparata a Teano



Il monastero di S. Reparata si trova lungo la strada che da Teano porta a Roccamonfina, e la sua fondazione, sebbene al riguardo non vi siano notizie certe, non è anteriore all’ 804 in quanto non ricordato nel privilegio di Carlo Magno, che elenca tutti i possedimenti benedettini in Teano.
La data più probabile è la seconda metà del sec. IX. Secondo Domenico Giordano la traslazione di S. Reparata in Cattedrale avvenne nell’anno 880; la sua opinione è fondata su un’iscrizione trovata nella Cattedrale durante la ricostruzione.
E’ certamente uno dei conventi più importanti di Teano, anche perché all’interno dell’edificio vi sono i resti della Santa che è la Coopatrona di Teano, nonché la patrona di Firenze.



Il monastero fu soppresso canonicamente dopo il Concilio di Trento, per la sopravvenuta proibizione di tenere monasteri femminili fuori dell’abitato,
poiché quei monasteri di monache, che si trovano fuori delle mura della città o del villaggio, sono esposti alla preda e ad altri pericoli da parte dei malfattori e spesso senza alcuna difesa, se i vescovi e gli altri superiori lo crederanno, facciano in modo che le monache siano trasferite da essi a quelli nuovi - o a quelli vecchi - che si trovano entro le città o villaggi più abitati; richiedendo anche, se fosse necessario, l’aiuto del braccio secolare. Quelli che lo impedissero o che non obbedissero, siano costretti con le censure ecclesiastiche.

Le  monache furono accolte nel monastero di S. Caterina che ancora oggi esiste al centro di Teano.
Nel monastero subentrarono, nello stesso anno 1559, i Frati Cappuccini.
Nel 1810, a seguito della soppressione degli Ordini Religiosi, decretata dal Re Giuseppe Bonaparte, i Cappuccini abbandonarono la chiesa e il convento. Nel 1879 il Cardinale Bartolomeo d'Avanzo, vescovo di Teano, riscattò dal Demanio la chiesa e il convento, affidandoli ai Missionari Redentoristi che ancora oggi gestiscono la struttura.



domenica 16 novembre 2014

Civiltà Aurunca: trent'anni di attività editoriali della Rivista




Civiltà Aurunca, la rivista trimestrale fondata nel 1985 dal compianto on. Avv. Franco Compasso, compie gli anni, esattamente 30, e li festeggia alla grande con un evento 

il trentennio di attività editoriali della 
Rivista trimestrale Civiltà Aurunca 

organizzato dall’Associazione culturale “Matilde Serao” di Carinola.

L’appuntamento è fissato per domenica 23 Novembre 2014, ore 17,30 presso il Convento Monumentale di San Francesco in Casanova di Carinola.

Casanova di Carinola, Convento di San Francesco


Saranno presenti tutti i Sindaci del comprensorio del Massico che porteranno i loro saluti, a cominciare dal Sindaco di Carinola dott. Luigi De Risi, a seguire il Sindaco di Sessa Aurunca dott. Luigi Tommasino, il Sindaco di Falciano del Massico dott. Giosuè Santoro e quello di Francolise dot. Gaetano Tessitore.
Per l’Associazione culturale “Matilde Serao” –organizzatrice dell’evento- porterà i saluti la Presidente dott.ssa Silvana Sciaudone; presenzierà, inoltre, l'editore della rivista Armando Caramanica. 


A seguire gli interventi del dott. Ugo Zannini, direttore del Museo Civico di Falciano del Massico e del prof. Silvano Franco, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Cassino, nonché direttore di Civiltà Aurunca.
Coordinatore dei lavori Antonio Corribolo, socio fondatore dell’Associazione culturale “Matilde Serao” ed ideatore del Premio di Giornalismo dedicato a Matilde Serao, fondatrice del quotidiano IL MATTINO di Napoli.
Il tutto con la collaborazione artistica e l’intervento degli studenti del Liceo Musicale “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca.


Civiltà Aurunca aspira a sviluppare, nel libero e fecondo dibattito delle idee – autonomo da interessi di gruppi definiti e da condizionamenti esterni – le forme più alte della vita delle nostre comunità, che oggi sono riconducibili essenzialmente all’esigenza di una migliore qualità della vita in tutti i settori della società civile. Civiltà Aurunca risponde, perciò, pienamente alla duplice esigenza di approfondire, con accurati e rigorosi studi, i contenuti culturali di una «civiltà» che ha lasciato sul nostro territorio e nella nostra società tracce inconfondibili della sua presenza. 
Intendiamo sviluppare un nuovo discorso, più rigoroso e coerente, sui problemi del «governo» del territorio: dalla tutela e valorizzazione dei beni culturali alla difesa dell’ambiente, dall’utilizzazione più ragionevole delle risorse agli insediamenti umani e produttivi.

In trent’anni di attività editoriale Civiltà Aurunca ha pubblicato 92 numeri trimestrali, alcuni di essi dedicati a tematiche o aspetti specifici:

n. 4 -1986-, Giuseppe Tommasino: l’uomo e l’opera;
n. 6/7 -1988-, L’anno europeo dell’ambiente. Progetto pilota area aurunca;
n. 12/13 -1990-, Anno Europeo del Turismo. Iniziative promozionali nell’Area Aurunca;
n. 26 -1994-, La Chiesa rupestre di S. Maria in Grotta ed i suoi affreschi;
n. 37 -1997-, A Franco Compasso: l’uomo, il politico, il meridionalista;
n. 48 .2002., Analisi dei flussi elettorali nell’antica area aurunca (1992/2001);
n- 85/88 -2012-, Unità d’Italia. Regno delle Due Sicilie – Regno d’Italia a confronto,

ed i seguenti quaderni di Civiltà Aurunca:

1.   F. Leoni, Gli Ospedali militari del Regno delle Due Sicilie nel triennio 1831-33;
2.   F. Leoni, Il colera nell’Italia meridionale (1836-37);
3.   P. Stanziale, La sera del 18 marzo a Cascano;
4.   F. Leoni, La situazione sanitaria nel Basso Lazio nel teatro di guerra durante gli avvenimenti del 1944;
5.   G. Ciriello, S. Erasmo a Piedimonte tra fede e folklore;
6.   F. Bevellino, Salvatore Morelli. Deputato del collegio di Sessa Aurunca (1867-1880);
7.   F. Bevellino – G. Di Marco, Le Elezioni generali politiche del 1913 nel Collegio elettorale di Sessa Aurunca;
8.   M. Novelli, Una meravigliosa avventura;
9.   G. Verdolotti, Il linguaggio nella poesia. Secondo Martin Heidegger;
10.                G. Verdolotti, Teatro e dialetto “in Terra di Lavoro”;
11.                G. Verdolotti, Cenni sulla letteratura della Resistenza:
12.                A. Compasso, Baia Domizia. Problemi e prospettive di sviluppo.

Nella Collana Aurunca sono state pubblicati i seguenti volumi:
1.   AA.VV., Agostino Nifo, il “Suessano”;
2.   L. Salvi, La Ferriera delle Gomite di Teano;
3.   L. Canonici, Presenza Francescana in Terra Aurunca;
4.   S. Franco, Il colera del 1910-1911 nel Circondario di Gaeta;
5.   AA.VV., Lungo le tracce dell’Appia. Sessa Aurunca e Capua due città di cultura;
6.   S. Franco, L’epidemia di carbonchio del 1809-1810 a S. Andrea del Pizzone;
7.   S. Cascella, Il teatro romano di Sessa Aurunca;
8.   F e W. Tommasino, Grammatica del dialetto della zona aurunca;
9.   C. Valente, L’Università Baronale di Carinola nell’appprezzo dei Beni anno 1690;
10.                C. Di Iorio – G. Loffredo, Il buco-buco. Un canto della tradizione popolare aurunca tra storia e leggenda.





Civiltà Aurunca ha inoltre pubblicato gli atti del Convegno tenuto a Sessa Aurunca nel 2009, Isti (Aurunci) graece Ausones nominantur, a cura di Ugo Zannini.