La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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mercoledì 6 gennaio 2016

Mondragone. Alla scoperta della flora nel Parco urbano delle dune



Generalmente le spiagge interessano soprattutto chi va al mare per divertimento; può sembrare inatteso che esse abbiano un grande valore anche dal punto di vista naturalistico e costituiscano una componente piccola ma importante della nostra identità culturale. In particolare, la flora delle spiagge è già da secoli oggetto di studio, per le sue caratteristiche biologiche ed ecologiche del tutto peculiari.





Il litorale, nella sua fascia più esterna, a diretto contatto con il mare, il cosiddetto bagnasciuga, è sempre privo di vegetazione. Qui infatti si hanno condizioni ambientali che risultano proibitive a causa delle variazioni che si succedono con estrema rapidità: con l’alta marea, oppure durante le mareggiate, l’acqua marina spazza il litorale, che rimane impregnato di sale, mentre quando il mare si ritira, la sabbia superficiale si secca quasi completamente; basta una breve pioggia, perché il sale venga rapidamente dilavato. In questa fascia si accumulano i detriti portati dalle onde: a seconda delle condizioni dei fondali antistanti sono in generale costituiti da nicchi di molluschi oppure da alghe ed erbe marine come zostera e posidonia. Su questi resti organici si sviluppa una fauna molto ricca, costituita in parte notevole da animali che si possono spostare rapidamente quando le condizioni si fanno sfavorevoli: specie marine che risalgono nelle pozze e sulla sabbia umida, oppure uccelli ed insetti in grado di volare. Per le piante, che non hanno possibilità di spostarsi, questo ambiente è invece del tutto inospitale: i semi vengono spazzati qua e là dal continuo rimescolamento della sabbia, una plantula che eventualmente riuscisse a germinare è sottoposta all’alternanza dello stress salino con l’alta marea e dell’atmosfera calda e secca quando la radiazione solare è più intensa. Queste sono condizioni estreme, che nessun vegetale è in grado di tollerare. Per questi motivi, sull’arenile la vita è limitata alla componente animale. Soltanto nella fascia più interna, al di sopra del livello massimo di marea, e dove le mareggiate possono arrivare soltanto in casi del tutto eccezionali, si possono osservare i primi rappresentanti del mondo vegetale.






Nella prima fascia, in generale a 50 m e più dalla linea di costa, la vegetazione è costituita soltanto da specie a ciclo breve: si tratta di piante che germinano in autunno oppure alla fine dell’inverno ed hanno un periodo vegetativo che a volte dura soltanto 1-2 mesi, nel quale compiono la fioritura, producono frutti e quindi si seccano. Ai primi di giugno i frutti si aprono e lasciano cadere i semi che, coperti dalla sabbia, rimangono quiescenti fino all’autunno. 

La specie più comune è il ravastrello marittimo (Cakile maritima), una succulenta. Nella fascia più arretrata si nota la comparsa di graminacee perenni come gramigna delle spiagge (Elytrigia) e sparto (Ammophila), e la loro diffusione avvia il processo di formazione della duna. L’occupazione del suolo effettuata dal Cakile è un fenomeno del tutto occasionale, nel quale si associano altre specie a ciclo breve come la salsola erba-cali (Salsola kali) e l’Euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis): la copertura della superficie è molto bassa, spesso appena il 5% del totale, ed alla fine del periodo vegetativo rimangono soltanto pochi sterpi secchi, che vengono portati via dal vento; i semi nell’anno successivo germineranno probabilmente altrove. Si tratta dunque di una fase pioniera del tutto instabile. Tuttavia essa è già sufficiente a formare un ostacolo alla sabbia portata dal vento, che in qualche punto comincia ad accumularsi.



Ravastrello marittimo -Cakile maritima


Troviamo ancora: erba medica marina (Medicago marina), assieme a vilucchio marittimo (Calystegia soldanella), zigolo delle spiagge (Cyperus capitatus), euforbia marittima (Euphorbia paralias)calcatreppola marittima (Eryngium maritimum), finocchio litorale spinoso (Echinophora spinosa)giglio marino comune (Pancratium maritimum)camomilla marina (Anthemis maritima), ginestrino delle spiagge (Lotus commutatus), violaciocca (Matthiola spp.) ed altre, tra le quali di notevole interesse, per quanto riguarda il Parco urbano delle dune di Mondragone, è senz'altro il Fico degli Ottentotti (Carpobrotus), conosciuto anche come "unghia di strega" o "janàra". Una pianta succulenta quest'ultima, che nel periodo delle fioritura (giugno-luglio) rende intere dune di un bellissimo colore rosso acceso.


Erba medica marina (Medicago marina)



Vilucchio marino (Calystegia soldanella)







Calcatreppola marittima o Erba san Pietro - Eryngium maritimum

Camomilla marina - Anthemis maritima 







Giglio di mare - Pancratium marittima


Fico degli ottentotti - Carpobrotus

Fico degli ottentotti - Carpobrotus

Salsola kali


Fioriture di camomilla sulle dune


Fioriture di camomilla sulle dune




Foto:
 Salvatore Bertolino

Il testo è tratto da: 
Quaderni Habitat
Dune e spiaggie sabbiose - Ambienti fra mare e terra
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio


giovedì 27 agosto 2015

Mondragone. IV edizione di Lumina in Castro sulla Rocca Montis Dragonis

Lumina in Castro 2015. 
Locandina

Appena quattro anni di vita e già si presenta come una delle manifestazioni più attese nel panorama degli eventi che si svolgono a Mondragone, parliamo di Lumina in Castro, un progetto nato nel 2011, che anche quest’anno con la collaborazione tra il Comune di Mondragone, il Museo Archeologico “Biagio Greco e la Parrocchia di san Michele arcangelo extra moenia, si propone di valorizzare il complesso archeologico della Rocca Montis Dragonis, importante sito storico e culturale, oggetto da dodici anni di campagne di scavi finanziate dalla Città di Mondragone e condotti da importanti Università italiane. 
Per approfondimenti sul sito è possibile visitare:

Rocca Montis Dragonis  che si erge maestosa sulla vetta del Petrino sarà  la protagonista indiscussa della IV edizione di Lumina in Castro, dal 3 al 6 settembre prossimo.


Rocca Montis Dragonis


I partecipanti a Lumina in Castro suddivisi in due gruppi, per ciascuna delle quattro serate, dopo aver raggiunto con mezzi propri il campo di ristoro allestito in località “Passata”, muniti di torce elettriche dagli organizzatori, raggiungeranno la Rocca percorrendo un sentiero naturale, sotto la guida di operatori della Protezione Civile. Giunti sul promontorio potranno apprezzare la maestosità della Rocca Montis Dragonis, dinanzi a un panorama che spazia da punta Campanella fino al promontorio del Circeo.
Grazie alla complicità del paesaggio, colto nelle ore notturne, e agli spettacoli teatrali e di danza, la Rocca apparirà ai presenti in tutto il suo splendore, accentuato dalla proiezione di alcuni video scelti per l’evento, non a caso denominato 

LA ROCCA SULLE ORME DI PERSEO:  LE STELLE RACCONTANO IL MITO



Rocca Montis Dragonis


Gli organizzatori invitano a visitare la pagina del progetto (FAI Fondo Ambiente Italiano) “I luoghi del Cuore”: 



accedendo ad essa, sarà possibile esprimere il proprio voto a favore della Rocca Montis Dragonis e, quindi, sollecitare le Istituzioni locali e nazionali competenti affinché riconoscano l’interesse dei cittadini verso la Rocca Montis Dragonis e mettano a disposizione le forze necessarie per il suo recupero.

domenica 1 febbraio 2015

Alla scoperta del territorio: il Parco regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano




Il Parco Regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano, situato nel cuore della Regione Campania, si estende per circa 9.000 ettari, tra i territori del basso Lazio e del Molise. Comprende i comuni di Sessa Aurunca, Teano e cinque centri della Comunità Montana Monte Santa Croce, Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio e Tora e Piccilli.
Il Parco è sovrastato, come per proteggerlo, dall'apparato vulcanico del Roccamonfina, più antico del Vesuvio, di cui ricorda forma e maestosità, costituito da una cerchia craterica esterna larga mediamente 6 km, definita nei punti più alti dal Monte Santa Croce (1005 m) e dal Monte Lattani (810 m) e da alcuni coni vulcanici con profilo a cupola semisferica, quali Monte Atano (Casi - Teano), Colle Friello (Conca della Campania), Monte Ofelio (Sessa Aurunca).




Rocce dalle forme curiose e uniche ricordano la passata attività vulcanica dell'area, oggi ricoperta da coltivazioni di castagni, uliveti e vigneti. 




Lo sviluppo rigoglioso del castagno è stato favorito, nel tempo, dalla composizione mineralogica dei suoli lavici del Roccamonfina, ottimale per le esigenze nutrizionali di queste specie.
Nei castagneti è possibile ammirare le splendide fioriture primaverili di crochi, ranuncoli, primule, anemoni e viole. Di grande suggestione le molteplici varietà di orchidee che attirano ogni anno numerosi      studiosi    e appassionati.
La natura prende vita là dove prima dominava il fuoco. È strabiliante come sia ricco e folto il sottobosco anche nel periodo autunnale, quando è popolato da numerose specie di funghi, tra cui l'ovolo buono ed il porcino, di grande pregio commerciale e gastronomico.
Fiori, piante ed animali sono i veri guardiani di questi luoghi.
La ricca avifauna di montagna comprende esemplari quali il cuculo, il picchio, la civetta, l'allocco ed il gufo comune, mentre nella parte collinare troviamo il merlo e il corvo. Il Parco ospita esemplari rarissimi e di grande interesse, come l'airone rosso, e i più comuni gufi di palude, falchi pescatori e cicogne bianche.
Testimonianza della funzionalità dell'ecosistema dell'intera area e del suo stato di salute è la presenza di una fauna omitica, che comprende numerose popolazioni nidificanti di poiana e gheppio, predatori    ai vertici delle reti alimentari.
I boschi del vulcano di Roccamonfina costituiscono un rifugio ideale per gli animali: qui, infatti, la volpe, il cinghiale, il tasso, la faina, la lepre e molteplici altre specie di piccoli mammiferi vivono isolati e al sicuro.
Lontano dall'uomo, ovunque domina la tranquillità e soprattutto la natura.


Camminando lungo i sentieri, gli unici suoni che si sentono sono il cinguettare dei tanti uccelli, il vento che smuove le fronde degli alberi e lo scrosciare in lontananza di acqua fresca e veloce che scende dalle sorgenti.



L'intero territorio è ricco d'acqua che ne ha plasmato la morfologia. Il Fiume Garigliano, ad esempio, attraversa il Parco, e scava il suo letto tra i terreni vulcanici del Roccamonfina ed i terreni calcarei dei Monti Aurunci.




Nasce dalla confluenza del Fiume Liri con il Fiume Gari o Rapido, ha acque profonde  e corrente veloce. Il suo serpeggiante percorso è addolcito dalla presenza di robusti pioppi e salici sugli argini. Percorrendo le sponde, comprese nel perimetro del Parco, si giunge facilmente sino alla foce e nella splendida Pineta di Baia Domizia Nord. Oltre al Garigliano, i due corsi d’acqua più importanti sono il fiume Savone ed il fiume Peccia.
Ad amplificare la bellezza di questi luoghi, lungo il corso dei fiumi, concorrono ruderi d’antichi mulini e frantoi che, dallo scorrere veloce ed inarrestabile dell’acqua, traevano l’energia per azionare le pesanti macine di pietra lavica.





Il testo è tratto dalla pubblicazione: 
Parco Regionale Roccamonfina Foce Garigliano, 2008