La
diocesi di Sessa Aurunca comprende attualmente i comuni di Sessa Aurunca,
Carinola, Falciano del Massico e Mondragone, comuni di antichissima storia nei
quali la civiltà si è sviluppata assai presto. Questo Museo riguarda un ambito
specifico, quello dell’arte sacra che qui risale fino al I secolo, ma porta con
sé testimonianze ricche di una Chiesa vivace circondata da grandi e colte
famiglie, come conferma il caso straordinario di Carinola che uno studioso del
calibro di Venturi ha definito “una Pompei quattrocentesca” per la ricchezza e la raffinatezza delle
architetture, opera di Guglielmo Sagrera che la trasformò in un suggestivo
centro di arte ‘catalana’.
La
diocesi sessana è molto antica con prime attestazioni che risalgono al V-VI
secolo, anche se, come è noto, la civiltà aurunca è ben più antica: area di
grande storia, dunque, che non poteva non spingere alla creazione di un Museo
che raccogliesse almeno in parte documenti e testimonianze molte delle quali
provenienti dalla splendida Cattedrale, edificio con forti impronte
desideriane, consacrata nel 1103, anche se molto rimaneggiata nel corso di
questi lunghi secoli.
Fu
il vescovo Giovanni Maria Diamare a cominciare dalla fine dell’Ottocento a
raccogliere i disiecta membra:
frammenti lapidei, epigrafi, capitelli, arredi sacri, lastre incise, legni
lavorati, dipinti. Il lavoro di raccolta è continuato fino a quando non si è
individuato, come prestigiosa sede, il complesso monumentale benedettino di San
Germano (sec. XIII).
Molto
interessante è la raccolta dei legni dipinti fra i quali spicca una sorridente
Madonna quattrocentesca con in braccio il Bambino, proveniente dalla stessa
Chiesa di San Germano.
La
presenza degli Ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, ai quali si
aggiunsero nel tempo Agostiniani, Carmelitani e Cappuccini, fu favorita anche
dalla costruzione di chiese e conventi voluti in particolare da Giovanni
Antonio Marzano (sec. XV): questo spiega la presenza di più statue in legno
intagliato dedicate a San Francesco, di gusto popolare, ma intense.
Molte
sono le lastre in marmo con stemmi gentilizi o figure in bassorilievo a memoria
dei tanti Signori che vissero in questa bella e importante città, a cominciare
da Giovanni A. Marzano, duca di Sessa, morto nel 1453, sepolto nella chiesa di
San Francesco con la spada appuntita al fianco e due cuccioli ai piedi.
Lo
stesso ritmo compositivo si ripete nella lastra tombale di Galeazzo Guindazzo,
sindaco di Sessa alla fine del Quattrocento. Un cucciolo ai suoi piedi, un
leone sulla destra che si arrampica sulla spada finalmente deposta. Molte sono
la lastre funerarie di grande interesse storico-documentario relativamente alle
tante famiglie di potenti che nei secoli vissero a Sessa. Fra i tanti marmi
spicca per la sua rigorosa solennità una piccola urna cineraria in tufo
giallino di tarda età romana (IV sec.), ritrovata nel cimitero di San Casto. Al
centro due croci, una dentro l’altra, con ai lati due rosette in rilievo.
Molto
ricca la collezione degli argenti: calici, aspersori, pastorali (bacula), secchielli, turiboli, pissidi.
Fra questi fa sorprendente mostra di sé un busto in argento e rame del sec.
XVIII di un ignoto santo: in forma di veste dalmata, è completamente sbalzato
con realistici motivi di fiori e rami. Molto vistosa è anche la porticina di un
tabernacolo in argento proveniente dal monastero di San Germano (sec. XIX).
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Testo da:
Jolanda Capriglione, I musei della provincia di Caserta, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Caserta, 2005.
Foto di Salvatore Bertolino