Un evento di grande festa che, a distanza di quasi cinque secoli, riesce a
far rivivere lo splendore e lo sfarzo delle corti italiane di quell'epoca
d'oro: il Rinascimento.
Stiamo parlando del corteo storico che ha fatto da cornice alla
Fagiolata nell’antico Casale di Sant’Angelo a Mondragone.
Ci piace immaginare di tornare
indietro nel tempo...
siamo nell’anno di Grazia 1636 (era
la formula usata a quei tempi).
Anna Carafa,
principessa di Stigliano e duchessa di Rocca di Mondragone, figlia unica di Antonio Carafa della Stadera, duca di Rocca di Mondragone e di Elena Aldobrandini, nipote di papa
Clemente VIII, erede di una fortuna valutata in 1.500.000
scudi, oltre a 650.000 ducati in beni mobili, che la rendeva una delle più
ricche ereditiere del Regno di Napoli di quel periodo,
era andata in sposa, 12
maggio, al futuro viceré di Napoli don Ramiro Felipe Nuñez de Guzmàn.
Il matrimonio si
celebrò a Napoli nella dimora di famiglia presso la Porta di Chiaia, un palazzo maestoso, poi denominato "Cellamare", appartenuto agli inizi del Cinquecento
all’abate di Atella, Giovan Francesco Carafa, e trasformato in grandiosa dimora
dal nipote di questi, Luigi, secondo principe di Stigliano.
Ma chi era Anna Carafa?
5^
Principessa di Stigliano, 6^ Duchessa di Rocca di Mondragone, Duchessa di
Traetto, Contessa di Fondi, Baronessa di Calotone, Piadena e Spineda, Signora
di Montenero, San Lorenzo, Laviano, Castelgrande, Rapone, Alianello, San
Arcangelo, Roccanova, Accettura, Gorgoglione, Guardia, Jannano, Pietra d’Acino,
Riardo, Teano, Roccamonfina, Sessa, Minervino, Volturara, Moliterno, Armento,
Montenuovo, Procina, San Nicandro, Pietravairano, Casafredda, Galluccio,
Capolungo, Itri, Fratta, Castelforte, Spegno, Sperlonga, Pastena, Sauvi,
Casalnuovo, Castellorato, Monticello, Isola, Campomele, Caramanico, Torcello
ecc.
Titoli e beni le erano piovuti addosso alla morte del nonno, Luigi,
principe di Stigliano, duca di Mondragone, conte d’Aliano e marito di Isabella
Gonzaga, che deteneva il ducato di Sabbioneta. Era l’unica erede, essendo
scomparsi sia il padre, sia i due fratelli.
Che fosse avvenente non si può affermare: le notizie concordano solo su
una cascata di capelli biondi. Che fosse una delle donne più ricche dei suoi
tempi, lo dimostra l’elenco degli aspiranti alla sua mano.
La ricca dote trasformò la ricerca di un marito in un affare internazionale che occupò a lungo le cronache e la corrispondenza del tempo, nonché le lunghe relazioni che dalla capitale del Viceregno (Napoli), ambasciatori e rappresentanti diplomatici inviavano alle Corti si appartenenza.
Non a caso
nel corso del suo soggiorno a Napoli nel 1630, Maria d’Austria, sorella minore di Filippo
IV e regina d’Ungheria, concesse alla tre donne di casa Carafa di essere tra le
cinque dame napoletane autorizzate a sedere in sua presenza «sopra un
piumaccio, come Grandi di Spagna, concedutosi à tutte l’altre semplicemente un
tappeto».
Prima che la scelta
cadesse sul duca di Medina, non ancora viceré, ma sicuro candidato alla carica,
avevano tentato il colpo Giancarlo de’ Medici, fratello del granduca di
Toscana, Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, il principe ereditario di
Polonia Giovanni Casimiro e Francesco d’Este, primogenito del duca di Modena.
La lista d’attesa comprendeva altri nomi altisonanti quando, rompendo gli
indugi, donn’Anna andò sposa, quasi trentenne, al nobile spagnolo.
Il matrimonio di Anna Carafa era divenuto un vero e proprio affare di stato con le trattative portate avanti dall’imperatore Filippo IV, per il tramite del suo potentissimo ministro il duca-conte di Olivares, da un lato, e dalla madre di Anna, Elena Aldobrandini, e dalla nonna materna, Isabella Gonzaga, che sebbene non si fidassero delle promesse del duca-conte di Olivares, alla fine acconsentirono al matrimonio.
Era l'anno di grazia 1636.
L’anno dopo, come previsto, il marito divenne viceré di Napoli e Anna Carafa viceregina di Napoli.
Ci piace immaginare che, qualche tempo dopo le nozze, (e ... chissà se lo
abbia mai fatto!!), Anna Carafa con la sua corte abbia voluto far visita alle
Terre di Roccha Montis Dragonis, a quei tempi terra paludosa, ricca di cacciagione,
ma anche prodiga di prodotti dei campi… i fagioli, erano appena arrivati dalle
Indie occidentali con Cristoforo Colombo e proprio in queste terre avevano trovato campo molto fertile.
Un corteo sontuoso, preceduto da cantori, giullari e dal castellano che,
in suo nome, esercitava il potere, tra due ali di popolo festante e felice, faceva ingresso nel Casale di Sant’Angelo.
Ha scritto di lei, Matilde Serao nel
suo immortale “Leggende napoletane”
“Era lei la
più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la
più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia. Oh
poteva salire gloriosa i due scalini che facevano del suo seggiolone quasi un
trono; poteva levare la testa al caldo alito dell’ambizione appagata che le
soffiava in volto. Le dame sedevano intorno a lei, facendole corona, minori
tutte di lei: ella era sola, maggiore, unica.”