Lago di Falciano del Massico, Fossa Annunziata e La Valla
Questo lago di circa 96.000 m2 ha oggi una forma irregolare dovuta ad opere antropiche e alla creazione di un canale immissario (Rio Fontanelle) ed uno emissario (Rio Forma) già dall’epoca dei Borboni. Attenendoci alla tavoletta IGM al 25000 chiamiamo Fossa Annunziata posta più a nord la forma circolare e La Valla quella che oggi è solo una paleoforma relitta con due pareti verticali e le altre due completamente spianate dall’attività antropica come evidente dall’analisi stereoscopica. La Fossa Annunziata, sulla carta topografica al 100000 non compare mentre è presente La Valla. A tale proposito ipotizziamo che i due toponimi indichino in realtà la stessa fossa.
Rilievi cartonatici di Monte Massico poco lontani dal lago. La foto è orientata verso NW.
Foto di Caramanna G, 2004.
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ANALISI STORICA
L’analisi storica di quest’area è stata possibile grazie all’esistenza di alcuni lavori di tipo archeologico condotti su questa zona. Alcuni autori citati in questo capitolo (Scherillo et alii, 1965; Zannini, 2001), fanno infatti riferimento allo scrittore latino-cristiano Paolo Orosio che nel 417 d.C. scriveva che nel 276 a.C. (quindi circa 600 anni prima) nella zona di Cales (odierna Carinola) si aprì una voragine improvvisa e grandi fiamme arsero per alcuni giorni. L’autore Ugo Zannini (2001), nel suo volume sul Comune di Falciano del Massico, sostiene che la traduzione fedele dal testo originale suddetto pone dubbi sull’ubicazione esatta di questo luogo: pertanto l’evento potrebbe in realtà essere avvenuto un po’ più ad ovest dell’attuale Lago, nella Fossa Barbata, o un po’ più a nord nella Fossa Annunziata anche considerando le dimensioni cui il testo storico fa riferimento. L’autore cita anche un’altra fonte per individuare la nascita del lago: nel Grande Archivio di Napoli ci sono sei volumi dal titolo “Regii Neapolitani Archivi Monumenta” in cui si parla di un “lago di Sancte Christine” nel territorio di Carinola nel 1105. Zannini nell’analizzare due carte storiche della Provincia di Terra di Lavoro, una del 1613 di Cartaro e l’altra del 1616 eseguita dal Baratta e dal Fontana ha visto che nella prima il lago non compare nonostante il dettaglio con cui essa è stata disegnata mentre nella seconda, tematica, il lago c’è. L’assenza di informazioni sul lago da scritti di epoca romana fa presupporre una sua più recente formazione; infatti, questa zona già all’epoca era famosa per i vini pregiati (Zannini, 2001).FONTI BIBLIOGRAFICHE
Il lago in esame assieme alla Fossa Annunziata sono evidenziati anche nella figura appresso pubblicata.
Secondo Scherillo (1965), Scherillo et alii (1966) e Gasparini (1966) il lago in esame, così come le altre cavità vengono definiti “maaren” ossia “crateri” di esplosione puramente gassosa in cui non si è avuta, o quasi, alcuna emissione di prodotti, e non si ha un anello sopralevato; tale assenza pone comunque il ricercatore in dubbio sulla reale origine del lago di Falciano anche in considerazione delle sue dimensioni. Anche Zannini (2001) propone per il lago di Falciano una analoga origine come visibile sul cartellone presente sul ciglio stradale di fronte al lago e come anche riportato nel volume sopra citato.
GEOLOGIA DELL’AREA
Dallo studio della carta geologica in scala 1:100.000 emerge che il lago di Falciano si trova in gran parte su depositi di origine vulcanica: nella zona ad est e in quella a nord infatti affiora l’Ignimbrite Campana mentre nel settore meridionale affiorano delle sabbie e limi grigi e giallastri, stratificati, incoerenti. Sulla carta sono segnate anche due sorgenti ad est e ovest del lago di Falciano che però oggi non si ritrovano più. Anche le depressioni di La Valla e Fossa Annunziata appaiono interamente impostate sull’Ignimbrite Campana.ANALISI DI CAMPAGNA
In situ quello che è stato osservato, relativamente al lago di Falciano, è uno specchio d’acqua abbastanza grande ricco di vegetazione, con una forma irregolare dovuta al “delta” prodotto dall’immissario e che ha rimpicciolito la superficie originaria del lago.
Lago di Falciano: parete subverticale di Ignimbrite Campana presente sul bordo NW lungo la stradina che costeggia il lago.
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Lago di Falciano: dettaglio del deposito della foto. Il deposito appare di colore grigio, massivo, ricco in grossi cristalli di sanidino e di scorie.
Nei pressi della
Fossa Annunziata abbiamo chiesto informazioni ad un residente e questi ci ha
raccontato che molti anni fa, in seguito ad opere antropiche, emersero alcuni
scheletri umani nelle vicinanze di un antico insediamento romano; questo può
farci pensare che l’Annunziata, già esistente naturalmente, grazie alla sua
forma perfettamente circolare possa aver avuto la funzione di un’arena o di un
anfiteatro pertinente a tale insediamento. Inoltre, ci ha raccontato che il
fondo della cavità è stato via via colmato per aumentare la superficie
coltivabile; attualmente i pozzi pescano acqua a circa 12m mentre più a valle
la captano a 3m. Grazie agli sbancamenti subiti da quest’area possiamo
constatare uno spessore di Ignimbrite Campana superiore ai 5m.
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CONSIDERAZIONI
Come già visto per le altre cavità, alcuni Autori le inseriscono nello stesso sistema genetico ossia attribuibili ad attività esplosiva connessa a quella del Roccamonfina, in relazione anche al fatto che esse sarebbero allineate lungo la direttrice del M. Massico.Fossa Barbata, Fossa del Ballerino e Fossa della Torre
UBICAZIONE
La Fossa Barbata e la Fossa del Ballerino si trovano a pochi chilometri sia da Mondragone, a sud-ovest, che da Falciano Selice, a nord-est; a circa 2 Km a nord di esse c’è la dorsale carbonatica del Monte Massico. La Fossa Barbata ha una forma circolare con un diametro di circa 200m; dalle foto aeree si vede che la sponda N-NE è franata ed ora c’è un terrazzo.ANALISI DELLA CARTOGRAFIA STORICA
Nella Carta dell’Istituto Topografico-Militare Italiano del 1875 con il nome di Fossa Barbata è indicata quella che oggi è invece quella del Ballerino; la forma di questa non è ancora ad “otto” sembrerebbe quindi che la parte di NE non si fosse ancora formata. Questo smonta l’ipotesi di una contemporaneità con il vulcanismo nord campano.FONTI BIBLIOGRAFICHE
Anche quest’area, come le precedenti sono state studiate da Scherillo et alii (1965;1966) e da Gasparini (1965;1966) verso la fine degli anni sessanta ma si trovano per la fossa Barbata annotazioni ben più antiche. Secondo alcuni Autori, infatti (Scherillo et alii, 1965; Zannini, 2002), Paolo Orosio si riferisce proprio alla Barbata quando parla dell’eruzione gassosa avvenuta nel 276 a.C.. Anche P. Moderni (1887) come Scherillo et alii (1965) la considerano come una bocca vulcanica nell’ambito del Roccamonfina quindi una vera e propria bocca eruttiva. La fossa del Ballerino, come pure la Barbata, vengono infatti definite come forme risultanti dalla sola esplosione gassosa spiegandone così la mancanza di prodotti propri ed asserendo che l’unico risultato sarebbe una trapanazione ed un rimaneggiamento del “Cinerazzo” che è la fase poco coerente dell’Ignimbrite Campana (Del Prete et alii, 2004). Nel lavoro di Scherillo et alii (1966b) si menziona la stratigrafia di un pozzo ubicato sul fianco esterno meridionale della Fossa Barbata: dopo 60m di Tufo Grigio Campano, si incontra prima una lente di 2m di calcare sabbioso e poi ghiaie e sotto sabbie. Del Prete et alii (2004), pur non chiarendo i meccanismi genetici che hanno portato alle forme dell’Agro Falerno le considerano dei sinkhole il cui sprofondamento è avvenuto in più step data la presenza di più superfici terrazzate e sostiene anche, in accordo con altri Autori (Corniello & De Riso, 1986; Forti & Perna, 1986; Corniello et alii, 1999; Forti, 1991; 2002) che esiste una stretta correlazione tra la tettonica recente, le falde mineralizzate, fenomeni di ipercarsismo e collassi di sinkhole.GEOLOGIA DELL’AREA
Dallo studio della carta geologica ufficiale in scala 1:100.000 emerge che tutte le fosse si trovano sull’Ignimbrite Campana e quando gli Autori parlano di Cinerazzo si riferiscono ad una cinerite sanidinica incoerente che comunque rappresenta una facies associata alla I.C. Come si vede dalla Carta, sul fondo della Fossa del Ballerino ci sono le alluvioni, indizio della presenza di acqua almeno nel passato; la fossa Barbata invece negli anni sessanta diveniva periodicamente un laghetto. Ciò è visibile sia da una foto aerea del volo IGM del 1954, sia da una foto scattata da Scherillo nel 1965.ANALISI DI CAMPAGNA
La Fossa Barbata si trova in un terreno privato ed è stato possibile accedervi solo grazie alla gentilezza del proprietario. Questi ha raccontato che prima i pozzi dell’area pescavano acqua ad una profondità minore mentre ora il livello di falda si è abbassato e captano a 35m di profondità; considerato che il piano campagna è a 46m, si ha una quota assoluta per il livello di falda di 11m s.l.m.. Del Prete et alii (2004) riferisce per questa fossa la presenza di una falda subaffiorante a circa 29m s.l.m. negli anni sessanta che rendeva la fossa un laghetto. Da Budetta et alii (1994), emerge che la falda era a 15-20m s.l.m. a dimostrazione che il livello sta via via abbassandosi. Il proprietario del terreno, inoltre, ha confermato che le acque sono molto aggressive.
Fossa Barbata nel 1965. Da Scherillo et al, 1965.
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Fossa Barbata:in primo piano il gradino morfologico, il fondo si trova più a valle.
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Parete che indica la nicchia di distacco della frana. Il materiale è quello tipico dell’Ignimbrite Campana. Foto Caramanna, 2004.
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La Fossa della Torre evidenziata dal tratteggio. La forma attuale è stata quasi completamente mascherata dall’azione antropica.
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CONSIDERAZIONI
Dall’analisi di tutti i dati raccolti e dalle informazioni storiche emerge che non ci sono fattori che possano ricondurre queste fosse ad attività vulcanica o accomunabile ad essa. La presenza di acque aggressive e di livelli cartonatici a poca profondità oltre che di una tettonica profonda che ha permesso la risalita di tali acque, ci porta a ritenere probabile che tali forme siano il risultato di una serie di sprofondamenti.______________________________________
FONTE: La presente pubblicazione in uno alle foto e grafici allegati è parte integrante di un più ampio lavoro scientifico dal titolo: Riconoscimento e classificazione di alcune depressioni di origine incerta nell’area vulcanica di Roccamonfina, a cura della dr.ssa Laura Ambu, con la collaborazione della dr.ssa Stefania Nisio e del dr. Giorgio Caramanna.
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