La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

lunedì 12 marzo 2012

Rocca di Mondragone sotto la signoria dei Carafa e dei Grillo.

Mondragone, la Rocca
Nell’anno 1391, re Ladislao, successore di Carlo III, nell’ambito della sua politica di donazioni e concessioni volta a rafforzare attorno a se la nobiltà locale, assegnò a Jacopo Sannazaro il feudo di Rocca di Mondragone.  Il feudo rimase sotto la signorìa dei Sannazaro fino al 1430, per poi passare nelle mani di Giovan Antonio Marzano, Duca di Sessa, sotto il regno della regina Giovanna II, che perseguitò duramente coloro che erano stati fedeli al fratello Ladislao, spogliandoli di ogni privilegio.
A metà del XV secolo, durante il conflitto tra angioini e aragonesi, Rocca di Mondragone, che era una delle fortezze più importanti del Regno di Napoli, ancora sotto il potere del duca Marino Marzano, è assediata dalle truppe di Re Ferdinando I d’Aragona. 
In seguito, 1461, è concessa in feudo alla famiglia Carafa che la terrà ininterrottamente fino al 1690 con mero e misto imperio, praticamente l’esercizio di tutti i poteri: politico, amministrativo, fiscale, militare, giudiziario affidati al feudatario. Si tratta di una competenza, molto ambita e spesso comprata, per poter esercitare il potere giudicante non solo nelle cause civili, ma anche in quelle penali.
Questo il documento originale, cosi come riportato in Storia di Mondragone di Biagio Greco, 1927:
In anno 1479. Re Ferrante asserisce haver in anno 1461 venduto con patto de retrovendendo quandocumque al magnifico Antonio Carafa pro et suis utriuspe sexus haeredibus et successoribus in perpetuum, et in feudum la Terra della Rocca di Monteragone cum suis hominibus, vassallis, Juribus, Jurisdictionibus, mero mistoque Imperio et gladii potestate, Banco justiociae et cognitione primarum Causarum Civilium, Criminalium et mixtarum per ducati 2000 hoggi per altri ducati 5000 li cede detto Jus luendi e li vende libere detta Terra del modo predetto prout tenuerunt Praedecessores.
Antonio Carafa fu, quindi, I° feudatario di Mondragone; a lui successe il 29 maggio 1467 il figlio Luigi Carafa che sposò Isabella Della Marra, figlia del signore di Stigliano.
Con atto di privilegio dato a Barcellona nel 1519 il feudo di Rocca di Mondragone viene elevato a ducato e Don Antonio Carafa (+1528) diviene I° duca di Rocca di Mondragone.
A lui succedettero don Luigi Carafa (*1511 +1576) 2° duca di Rocca di Mondragone; don Antonio Carafa  (*1542 +14-8-1578), 3° duca di Rocca di Mondragone. Successivamente ancora don Luigi Carafa (*12-10-1567 + 22-1-1630), 4° Duca di Rocca di Mondragone. Fu quindi la volta di don Antonio Carafa che fu duca dal 1602 ed alla morte di questi nel 1624, per mancanza di eredi maschi divenne duchessa di Rocca di Mondragone donna Anna Carafa che andò in sposa, il 12 maggio del 1636, a don Filippo Ramiro de Guzman, duca di Medina de la Torres e viceré di Napoli nel periodo 1637-1644.
Alla morte del figlio di questi ultimi, Nicola Carafa Guzman (1638-1689), per mancanza di legittimi successori ex corpore, il feudo passò nella disponibilità della corona di Spagna e messo all’asta.
Ecco come le cronache del tempo riportarono la notizia:
(6 febbraio 1689) A detto dì, con la posta venuta da Spagna s’ebbe aviso ch’era morto il principe di Stigliano, figlio primogenito del fu duca di Medina de las Torre e di donn’Anna Carafa, vicerè di questo Regno di Napoli, di mal di pietra, senza lasciare figliuoli o altro legittimo successore, essendogli premorti due fratelli ch’avea. Per lo che sono ricaduti al fisco i suoi feudi, ascendenti al valsente a più di tre millioni, imperciochè, oltre lo stato paterno, che possedeva in Spagna, possedeva altresì in questo Regno, per l’eredità materna, più di trecento fra terre, città e castella; e già il fisco ha sequestrato ogni cosa.
Il feudo fu reclamato da donna Marianna Guzman Guevara, sorella del defunto per parte di padre, e, in un primo momento, i beni le furono anche assegnati dalla Regia Corte, ma la transazione non fu approvata da Carlo II di Spagna e V re di Napoli che in quel momento, forse, aveva un impellente bisogno di denaro per far fronte alla guerra di Milano che aveva prosciugato le casse imperiali.
Si aprì così la più importante causa di devoluzione feudale del XVII secolo.


Mondragone, Palazzo ducale

Nell’anno 1690 Rocca di Mondragone con i suoi casali di S. Angelo e S. Nicola, secondo  “l’apprezzo dei beni della famiglia Carafa” contava 203 fuochi per un totale di 1389 abitanti. Tra di essi erano 10 soldati a piedi e 2 a cavallo, 14 sacerdoti e 10 clerici, 2 notari ed 1 giudice a contratto, uno speziale di medicina, 1 medico, 3 barbieri, 6 sarti, 2 scarpari, un ferraro, 2 mastri d’ascia (falegnami), 3 botteghe di mercerie, 2 fabbricatori (muratori), 20 massari (quelli che gestivano le proprietà terriere di nobili e signorotti locali), una taverna ed una chianca, tutti gli altri erano bracciali, cioè lavoratori agricoli a giornata.
La popolazione si era più che dimezzata rispetto al censimento effettuato nel 1443, quando Rocca di Mondragone con i due casali di S. Angelo e S. Nicola contava 466 fuochi. In mezzo vi era stata la più grande epidemia di peste che abbia mai conosciuto il nostro paese (1629-1631): nel solo Regno di Napoli ci furono circa 900.000 vittime.
Nel maggio del 1691 il ducato della Rocca di Mondragone, unitamente alla baronìa di Carinola, viene aggiudicato a tale Francesco Nicodemo che, nel luglio dello stesso anno, lo girò con atto del notaro Paolo Colacino, reggente l’ufficio notarile presso la Regia Corte, a don Marcantonio Grillo, nobile genovese, marchese di Clarafuentes.
Dal 4 novembre 1692, con l’atto di assenso e la nomina a duca di Mondragone e conte di Carinola, da parte di Carlo II di Spagna, don Marcantonio Grillo (*Genova 26-9-1643 +12-9-1706) diviene feudatario della Rocca di Mondragone, con diritto di maggiorascato.
Alla sua morte, 1706, successero Don Agapito IV Domenico (*17-11-1672 +16-1-1738), Don Filippo Agapito V (*4-12-1699 +18-3-1783), Don Domenico (*20-4-1748 +13-12-1801).
Nell'anno 1752, la popolazione complessiva dei casali di S. Angelo e San Nicola e della Terra di Mondragone era di 1597 anime, suddivisa in 338 fuochi, 21 vedove e virginis in capillis, 32 forestieri abitanti, 31 ecclesiastici.
Ultimo feudatario della Rocca di Mondragone fu Don Filippo Agapito VI (* Mondragone 13-5-1770 +11-7-1820), Conte di Carinola e 4° Duca di Mondragone che sposò in Napoli il 26-5-1790 Donna Margherita Branciforte (*Palermo 1775 +Niscemi 1830), figlia del Duca Don Ercole Michele 10° Principe di Butera e di Donna Ferdinanda Reggio dei Principi di Aci, discendente da una delle famiglie più importanti del Regno delle due Sicilie. 

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