La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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sabato 1 ottobre 2016

I fasti del Rinascimento e la 38^ edizione della Fagiolata nel Casale di Sant'Angelo a Mondragone







Un evento di grande festa che, a distanza di quasi cinque secoli, riesce a far rivivere lo splendore e lo sfarzo delle corti italiane di quell'epoca d'oro: il Rinascimento.
Stiamo parlando del corteo storico che ha fatto da cornice alla Fagiolata nell’antico Casale di Sant’Angelo a Mondragone.

Ci piace  immaginare di tornare indietro nel tempo...
siamo nell’anno di Grazia 1636 (era la formula usata a quei tempi).

Anna Carafa,
principessa di Stigliano e duchessa di Rocca di Mondragone, figlia unica di Antonio Carafa della Stadera, duca di Rocca di Mondragone e di Elena Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII,  erede di una fortuna valutata in 1.500.000 scudi, oltre a 650.000 ducati in beni mobili, che la rendeva una delle più ricche ereditiere del Regno di Napoli di quel periodo, 
era andata in sposa, 12 maggio, al futuro viceré di Napoli don Ramiro Felipe Nuñez de Guzmàn.

Il matrimonio si celebrò a Napoli nella dimora di famiglia presso la Porta di Chiaia, un palazzo maestoso, poi denominato "Cellamare", appartenuto agli inizi del Cinquecento all’abate di Atella, Giovan Francesco Carafa, e trasformato in grandiosa dimora dal nipote di questi, Luigi, secondo principe di Stigliano.

Ma chi era Anna Carafa?
5^ Principessa di Stigliano, 6^ Duchessa di Rocca di Mondragone, Duchessa di Traetto, Contessa di Fondi, Baronessa di Calotone, Piadena e Spineda, Signora di Montenero, San Lorenzo, Laviano, Castelgrande, Rapone, Alianello, San Arcangelo, Roccanova, Accettura, Gorgoglione, Guardia, Jannano, Pietra d’Acino, Riardo, Teano, Roccamonfina, Sessa, Minervino, Volturara, Moliterno, Armento, Montenuovo, Procina, San Nicandro, Pietravairano, Casafredda, Galluccio, Capolungo, Itri, Fratta, Castelforte, Spegno, Sperlonga, Pastena, Sauvi, Casalnuovo, Castellorato, Monticello, Isola, Campomele, Caramanico, Torcello ecc.


Titoli e beni le erano piovuti addosso alla morte del nonno, Luigi, principe di Stigliano, duca di Mondragone, conte d’Aliano e marito di Isabella Gonzaga, che deteneva il ducato di Sabbioneta. Era l’unica erede, essendo scomparsi sia il padre, sia i due fratelli.
Che fosse avvenente non si può affermare: le notizie concordano solo su una cascata di capelli biondi. Che fosse una delle donne più ricche dei suoi tempi, lo dimostra l’elenco degli aspiranti alla sua mano. 
La ricca dote trasformò la ricerca di un marito in un affare internazionale che occupò a lungo le cronache e la corrispondenza del tempo, nonché le lunghe relazioni che dalla capitale del Viceregno (Napoli), ambasciatori e rappresentanti diplomatici inviavano alle Corti si appartenenza.
Non a caso nel corso del suo soggiorno a Napoli nel 1630, Maria d’Austria, sorella minore di Filippo IV e regina d’Ungheria, concesse alla tre donne di casa Carafa di essere tra le cinque dame napoletane autorizzate a sedere in sua presenza «sopra un piumaccio, come Grandi di Spagna, concedutosi à tutte l’altre semplicemente un tappeto».

Prima che la scelta cadesse sul duca di Medina, non ancora viceré, ma sicuro candidato alla carica, avevano tentato il colpo Giancarlo de’ Medici, fratello del granduca di Toscana, Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, il principe ereditario di Polonia Giovanni Casimiro e Francesco d’Este, primogenito del duca di Modena. La lista d’attesa comprendeva altri nomi altisonanti quando, rompendo gli indugi, donn’Anna andò sposa, quasi trentenne, al nobile spagnolo.
Il matrimonio di Anna Carafa era divenuto un vero e proprio affare di stato con le trattative portate avanti dall’imperatore Filippo IV, per il tramite del suo potentissimo ministro il duca-conte di Olivares, da un lato, e dalla madre di Anna, Elena Aldobrandini, e dalla nonna materna, Isabella Gonzaga, che sebbene non si fidassero delle promesse del duca-conte di Olivares, alla fine acconsentirono al matrimonio.
Era l'anno di grazia 1636.
L’anno dopo, come previsto, il marito divenne viceré di Napoli e Anna Carafa viceregina di Napoli.

Ci piace immaginare che, qualche tempo dopo le nozze, (e ... chissà se lo abbia mai fatto!!), Anna Carafa con la sua corte abbia voluto far visita alle Terre di Roccha Montis Dragonis, a quei tempi terra paludosa, ricca di cacciagione, ma anche prodiga di prodotti dei campi… i fagioli, erano appena arrivati dalle Indie occidentali con Cristoforo Colombo e proprio in queste terre avevano trovato campo molto fertile.

Un corteo sontuoso, preceduto da cantori, giullari e dal castellano che, in suo nome, esercitava il potere, tra due ali di popolo festante e felice, faceva ingresso nel Casale di Sant’Angelo.





Ha scritto di lei, Matilde Serao nel suo immortale “Leggende napoletane”
Era lei la più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia. Oh poteva salire gloriosa i due scalini che facevano del suo seggiolone quasi un trono; poteva levare la testa al caldo alito dell’ambizione appagata che le soffiava in volto. Le dame sedevano intorno a lei, facendole corona, minori tutte di lei: ella era sola, maggiore, unica.” 

sabato 28 maggio 2016

Mondragone - Immagini di ieri






Mostra fotografica "Mondragone. Immagini di ieri" di Antonio D'Amato


Il Sottopasso Artistico Follera da venerdì 20 a domenica 29 Maggio, ospiterà un’ esposizione fotografica intitolata “Mondragone. Immagini di ieri”. 
La mostra tende a far conoscere la Città di Mondragone e le sue trasformazioni nel corso della sua recente storia, dagli anni 50 fino ai primi anni 80.



Mostra fotografica "Mondragone. Immagini di ieri" di Antonio D'Amato



Mostra fotografica "Mondragone. Immagini di ieri" di Antonio D'Amato

Il patrimonio documentario fotografico esposto, raccolto con tenacia da Antonio D’Amato, copre un arco temporale piuttosto ampio che permette di muoversi e conoscere la città di Mondragone a partire dalla fine del secondo dopoguerra per arrivare agli anni 80.



Mostra fotografica "Mondragone. Immagini di ieri" di Antonio D'Amato

“Attraverso questo percorso fotografico, creato, ideato e messo in pratica con un meticoloso lavoro ultra decennale da parte dell’appassionato Antonio D’Amato, si cercherà di far riscoprire una Mondragone orgogliosa della semplice bellezza delle proprie strade, dei propri palazzi e arredi e delle proprie tradizioni. Una carrellata di foto d’epoca che non solo faranno rivivere i momenti più importanti e significativi della crescita della nostra Città ma che svolgono soprattutto una importante testimonianza di passaggio tra il vecchio e il nuovo, facendo nascere nel visitatore un’immediata sensazione familiare, di proprio, di appartenenza viscerale in chi ama Mondragone e la sua storia. Con questa esposizione si cerca di evitare che il tempo con il suo continuo divenire possa cancellare, modificare, alterare le cose ed i fatti della nostra terra e quindi attraverso le immagini si prova a fissare la realtà dandogli valore non solo di storia ma soprattutto di esperienza e patrimonio culturale per la crescita delle generazioni presenti e future”. 

Mostra fotografica "Mondragone. Immagini di ieri" di Antonio D'Amato


Antonio D'Amato

lunedì 25 aprile 2016

MONDRAGONE. C'era una volta... La Torre a mare




A partire dall'anno 1532, sotto l’impero di Carlo V, il viceré di Napoli don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, marchese di Villafranca del Bierzo (1532-1553), iniziò la costruzione di Torri costiere presidiate da militari muniti di catapulte ed armi da fuoco, tra cui almeno un cannone posto all’esterno. La realizzazione delle Torri si rese necessaria per le continue scorrerie di corsari come Khayr al-Dîn, detto Ariadeno Barbarossa, e Tabach Rais, detto Dragut.
Delle cinque previste in Terra di Lavoro vi era quella di Mondragone, su progetto dell’ingegner Benvenuto Tortelli, costata all’erario del comune 600 ducati.

Queste cartoline, preziosi documenti storici, sono l’unica testimonianza di  questo particolare edificio andato distrutto durante gli eventi bellici del 1943.




Le foto sono tratte dal web

domenica 24 aprile 2016

Le esperienze editoriali della classe operaia: "L'Informatore - giornale operaio della Sit-Siemens di S. Maria C.V." di Paola Broccoli

Il giorno 27 aprile 2016, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana, in piazza Duomo, 11 – Caserta, alle ore 18:00, promossa dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S.Pietro”, si terrà la presentazione del libro di Paola Broccoli, dal titolo “L’Informatore – giornale operaio della Sit-Siemens di S.Maria Capua Vetere”.






Interverranno 
Luigia Grillo, Direttore Archivio di Caserta
Pasquale Iorio, Piazze del Sapere
Giovanni Cerchia, Docente dell’Università del Molise
Amedeo Lepore, Assessore alle Attività Produttive della Regione Campania, introdurrà don Nicola Lombardi, Direttore ISSR “S. Pietro”
Modera Enzo Mulieri, Giornalista de “Il Mattino”.
All’evento sarà presente Adelchi Scarano, Responsabile Commissione Operaia ex PCI di Caserta, e vi saranno le testimonianze di ex dipendenti della Sit-Siemens, Antimo de Luca e Renato Ferraro.

L’investimento industriale nel meridione paga dazio doppio rispetto al resto del Paese. Se le Regioni italiane industrialmente più produttive sono in crisi, la mancanza di infrastrutture, la presenza invasiva e capillare della criminalità organizzata, un sistema di imprese che opera in nero, la subalternità di una politica piegata ad interessi volti a distruggere i territori, ritardi di ogni genere, l’indifferenza del Governo e l’inconsistenza delle politiche attuate, sono tutti fattori che fanno del sud Italia, ancora, una “Questione Mezzogiorno”. Se a questo si aggiungono quelle agevolazioni agli “industriali” mascherate da incentivi pubblici all’industria, allora è chiaro che settori interi come la Saint-Gobain, la Indesit, la Face-Standard, la GTE, la 3M, l’Olivetti, la Sit-Siemens, spariscono appena finiscono gli “aiuti” pubblici.

Nelle fabbriche di allora però, grazie al comportamento dei lavoratori, al loro impegno al di fuori dell’orario lavorativo, oltre la preoccupazione di mantenere il posto di lavoro, c’era una naturale voglia di partecipazione, di informazione, di organizzazione, di vera e propria democrazia, proiettata verso il miglioramento delle condizioni sociali e lavorative di ognuno. Già l’idea di un giornale operaio, edito all’interno di una fabbrica, in rapporto con il mondo operaio di altre esperienze di fabbrica, sembra storia di altri tempi. In ogni caso questo libro porta alla memoria sensibilità ed esperienze che ancora oggi possono essere di esempio.