La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

sabato 20 ottobre 2012

Pietravairano. Presentazione del libro "Sant'Eraclio, vescovo e martire Patrono di Pietravairano


Sarà presentato 
sabato 27 ottobre 2012 alle ore 18 
nella chiesa di Sant'Eraclio in Pietravairano 
il nuovo lavoro di Renato Cifonelli 
Sant'Eraclio vescovo e martire 
Patrono di Pietravairano



Interverranno oltre all'autore,
Francesco Zarone, sindaco di Pietravairano
prof. don Paolo Martuccelli
don Pasqualino di Feola

coordinatore: 

dott. Giuseppe Angelone



Il dott. Renato Cifonelli, avvocato, storico è autore dei seguenti lavori:
  • Brevi note su una pergamena del XIII secolo conservata nell'archivio parrocchiale di Sant 'Eraclio in Pietravairano, in “Annuario ASMV 1979” pp. 42-44 
  • La popolazione di Pietravairano nel 1812, in “Annuario ASMV 1983” pp. 34-64
  • I Parlamenti della Terra della Pietra nella prima metà del XVIII secolo, in Annuario ASMV” annate 1986 pp. 49-73, 1989 pp. 51-87, 1991 pp. 17-45
  • L'attività amministrativa a Pietravairano dal 1941 al 1946, in “Annuario ASMV1997” pp. 45-52
  • La Terra 
    della Pietra nel XVI secolo fra storia e cronaca - I quinterni dei morti della Parrocchia di S. Eraclio, in “Annuario ASMV 1999” pp. 29-40
  • Vestigia dei passato nell'agro del Comune di Pietravairano in Terra di Lavoro, Roma 1973, dattiloscritto catalogato presso la sezione topografica del Museo Campano di Capua, (coautore Pasqualino Bilotti)
  • Introduzione agli Statuti municipali di Pietravairano del XVI secolo, in Ricerche storiche connesse agli usi della Provincia di Caserta a cura della Camera di Commercio, 1982
  • La Cappella
    di S. Maria delle Grazie in Pietravairano - Patrimonio e rendite a metà del 1700, 1993.
  • Pietravairano: memorie storiche ed artistiche, 2001
  • Testimonianze epigrafiche nella Terra della Pietra, (dattiloscritto)
  • Memorie storiche della famiglia Anzolato, 2008
  • Pietravairano in Terra di Lavoro - Percorsi di storia, 2008
  • La chiesa di S. Maria della Vigna in Pietravairano: nella descrizione di un padre domenicano del XVIII secolo, 2010
  • La ferrarella di Pietravairano, in "Terra Laboris felix terra", Quaderni Campano-Sannitici, vol. X, pp. 133-138, 2011
  • I Grimaldi, Marchesi della Pietra, 2011
  • La toponomastica di Pietravairano tra presente e passato, 2012 (coautore F. Marcone)


Immortale Falernum


Completamente dedicato al vino Falerno il volume Immortale Falernum. Nettare degli dei a cura di Giovanni De Stasio, giornalista originario di Falciano del Massico.
Doppia prefazione al lavoro, una a cura di Luigi Moio, ordinario di Enologia dell’Università Federico II di Napoli e l’altra di Michele De Simone, presidente dell’Assostampa di Caserta.
La passione di Giovanni per il Falerno, dice il prof. Moio, lo ha trasformato nel tempo in un vero e proprio ambasciatore di questo vino ed in particolar modo di quello prodotto da uve Primitivo, che anch’egli coltiva a Falciano del Massico, storicamente il cuore della produzione di eccellenza in epoca romana.
Attraverso i classici latini, da Marziale che definì il Falerno immortale, a Lucano, da Plinio che lo definì austerum, a Dionigi di Alicarnasso che scrisse del Falerno soave e pulchri coloris, e tutta la letteratura latina piena di panegirici del Falerno, Giovanni De Stasio traccia il quadro storico letterario del Falerno fino ad arrivare al territorio ed alle aziende produttrici, da quelle storiche, Moio e Villa Matilde della famiglia Avallone, a quelle che in questo periodo si stanno facendo strada sul mercato, anche internazionale, come Masseria Felicia, Cantine Papa, Regina Viarum, Trabucco, ….
Il volume termina con la pubblicazione di alcuni articoli apparsi sulla stampa. Tra questi Il Falerno risorge a nuova vita. I miracoli della vendemmia ’97, pubblicato su Il Mattino del 17.9.1997; E’ il Falerno il re della vendemmia 2000, pubblicato su Il Mattino 29.9.2000; A.D. MMVI la grande annata del Falerno, pubblicato su La provincia di Terra di Lavoro, novembre 2006.

sabato 13 ottobre 2012

L'oasi di Variconi alla foce del fiume Volturno




L'Oasi dei Variconi (carta 1: 25000)

L'Oasi dei Variconi si trova  sulla riva sinistra della Foce del Fiume Volturno, a poca distanza dal centro storico del Comune di Castelvolturno,  è un’area palustre di elevata importanza perché è posizionata al centro del Mediterraneo; una delle ultime aree umide d'Italia essa è tutelata dalla  Convenzione di Ramsar.
L’oasi comprende un vasto ambiente salmastro retrodunale con una superficie di circa 194 ettari di cui il 60% occupata da due piccoli stagni costieri salmastri comunicanti tra loro. Gli stagni non hanno un rapporto diretto e costante con il mare, ma vi sono dei canali che  oltre a collegarli fra di loro, li collegano alla foce del Volturno. Le acque salmastre derivano in parte da infiltrazioni di origine marine e in parte da apporti meteorici.
Nell’ambito delle Direttive n. 79/409/CEE “Uccelli - Conservazione degli uccelli selvatici” e n. 92/43/CEE “Habitat – Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” l’oasi è stata individuata come ZPS, Zona a Protezione Speciale, proprio per l’elevato numero di uccelli migratori che vi  transitano:  gli ornitologi hanno osservato ed individuato circa 250 specie di uccelli e molti di essi hanno scelto questa zona come propria area di nidificazione.
Nel 1978 la Provincia di Caserta vi ha istituito un’Oasi di protezione della fauna, mentre dal 1993 tutta la zona è entrata a far parte della Riserva naturale Foce Volturno/Costa di Licola – Lago di Falciano della Regione Campania.
Tra la fauna: aironi, garzette, anatre, rapaci diurni e notturni, migliaia di passeriformi; la flora è costituita essenzialmente da distese di salicornia, tamerici e giunco.
Oggi, con l’intervento di recupero e sensibilizzazione dell’Associazione Le Sentinelle onlus, che è riuscita a coinvolgere Enti, ed Associazioni del territorio, è stato ripristinato un percorso naturalistico, munito di passerelle e capanni, accessibile per le visite scolastiche e per tutti gli appassionati del birdwatching.












lunedì 8 ottobre 2012

L'armatura medievale "brigantina"


L'armatura medievale "brigantina" nella sua esposizione museale 



Sarà pubblicata a breve, grazie al contributo economico del Comune di Mondragone, la relazione scientifica relativa al restauro dell’armatura medievale conosciuta come “brigantina” e rinvenuta in località Rocca Montis Dragonis durante la campagna di scavi dell'anno 2008.
Il restauro del prezioso reperto, finanziato dalla Regione Campania secondo il progetto presentato "Il destino di un cavaliere", è stato eseguito dal Centro Nazionale delle Ricerche – Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri di Pozzuoli che curerà anche la pubblicazione scientifica.

L’armatura restaurata, presentata a Venezia nell’ambito dell’8° Congresso del Gruppo Italiano dell'International Institute for Conservation (IIC) di Londra, a cui hanno partecipato, per il Museo Civico di Mondragone, le dottoresse Marianna Musella - responsabile del laboratorio di restauro - e Lucia Senatore - autrice di un primo lavoro scientifico sull'armatura medievale rinvenuta sulla Rocca Montis Dragonis nel mese di settembre 2008, arricchisce la cospicua collezione di reperti ospitati nel Museo Civico Archeologico "Biagio Greco" della Città di Mondragone.

L'armatura è stata identificata come una "brigantina", un tipo di armatura molto diffuso nel Medioevo. La brigantina di Mondragone è costituita da ben 450 elementi, tra placchette intere, frammenti, fibbie (di chiusura) e rivetti privi di collocazione specifica. Tale numero così elevato fa pensare che si tratti di un intero busto.
La sua datazione è piuttosto tarda; viene, infatti, attribuita alla seconda metà del XV secolo. Tale datazione è confermata dalla presenza nello stesso terreno di seppellimento di una moneta di piccolo taglio in lega di rame: un cavallo fatto coniare da Ferrante d'Aragona, tra il 1474 e il 1496. Le placche costituenti il reperto, sono caratterizzate per circa 2/3 dalla presenza di tessuto, sia sul lato anteriore che su quello posteriore. 

Rocca Montis Dragonis