La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

venerdì 24 febbraio 2012

Domenico Antonio Pistillo, pittore-scultore-poeta

Domenico Antonio Pistillo 
Autoritratto


Nell’estate del 2003, ero, all’epoca, presidente dell’Associazione Quartiere Mare, prendendo spunto da un articolo apparso su un giornale locale nel quale si metteva in risalto che ad un vecchio artista mondragonese, Domenico Antonio Pistillo, la Città di Mondragone non avesse mai dimostrato alcun segno tangibile di apprezzamento, decidemmo,  insieme a Pasquale Sorrentino, al prof. Ubaldo De Rosa, a Luigi Di Lorenzo di dedicargli una mostra en plen air, nella centralissima piazza Marechiaro.


Mondragone, piazza Marechiaro, anno 2003.


Domenico Pistillo era nato a Mondragone il 22 marzo 1913 e, ormai novantenne, viveva nella casa di riposo “Villa Serenitas” di Mondragone.
Nella sua lunga carriera artistica era stato pittore, scultore e poeta; attivo fino all’età di 87 anni aveva esposto le sue opere in molte località italiane, suscitando l’interessamento di molti critici.
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La Mostra antologica, un sincero riconoscimento di tutta la Città, proponeva una selezione di lavori dagli anni 60 fino alla fine degli anni 90, messi a disposizione dai familiari. 
Un’ampia panoramica sull’opera dell’anziano artista che delineava con pochi e significanti quadri, l’evolversi di una personalità dapprima quasi timorosa, accademica e riverente dei grandi maestri del passato, e poi, pian piano meglio definita con uno stile particolare ed originale.
Tutte le opere, scriveva Pasquale Sorrentino, curatore della Mostra, sono testimonianza di “una pittura che ha saputo catturare e immortalare, senza artifici, scorci di vita urbana e frammenti di quotidiano: il fiume Savone, il monte Petrino, i vicoli e le piazze, il mare”, ma anche testimonianza di persone e stati d’animo, che rivivono attraverso le sue tele e ci “parlano” al cuore come se emergessero da un incantato mondo fatto di antiche suggestioni.
Domenico Antonio Pistillo è l’artista che ha dato voce ai diseredati, agli emarginati, ai sofferenti, ne ha denunciato la condizione, restituendogli dignità.
La mostra volle essere, anche, un veicolo di trasmissione di valori e di identità della nostra gente e della nostra terra.
Alla chiusura della manifestazione il maestro, nonostante il caldo e l’afa che caratterizzarono quell'estate, volle essere presente per testimoniare tutta la sua riconoscenza.
Di li a poco ci avrebbe lasciati per sempre.

A distanza di circa 10 anni da quell'evento, saremmo felici se le opere del maestro Domenico Antonio Pistillo divenissero la prima pietra di una nascente Pinacoteca della città di Mondragone. 




Domenico Antonio Pistillo
 Il dolore indicibile


Domenico Antonio Pistillo
 L'emarginato


Domenico Antonio Pistillo
 La solitudine

Mondragone: alcuni cenni storici

PERIODO AUSONE (fino al III sec. a.C.)
Sinope, città fondata dai Greci, forse dai Pelasgi

PERIODO ROMANO (III sec. a.C. - V d.C.)
296 a.C. Occupazione di Sinope da parte dei Romani che ne mutano il nome in Sinuessa.
217 a.C. Saccheggio perpetrato da Maarbale comandante della cavalleria cartaginese.
175 a.C. Sinuessa, arricchita di un foro con portici, di un anfiteatro e di pubblici edifici ad opera del censore Fulvio Flacco diventa centro di villeggiatura dei patrizi romani. Richiamo per personaggi eminenti quali l'imperatore Claudio, Ofonio Tigellino, prefetto del pretorio di Nerone, il poeta Pomponio ed altri, sono le terme sinuessane celebri per le virtù terapeutiche delle acque, salutari soprattutto per l'insania e la sterilità. Famoso è anche l'Ager Falernus, celebrato da scrittori e poeti per il prelibato e generoso vino Falerno.
37 a.C. Orazio e Mecenate in viaggio per Brindisi incontrano a Sinuessa il poeta Virgilio, Plozio Tucca e Lucio Varo.
44 d.C. Passaggio dell'apostolo Pietro per Sinuessa.
60 d.C. Passaggio dell'apostolo Paolo per Sinuessa.
64 d.C. San Cassio, I vescovo di Sinuessa, è martirizzato sotto Nerone.
292 d.C. San Secondino, cittadino e vescovo di Sinuessa, è martirizzato in sieme a San Casto, vescovo di Suessa, sotto l'impero di Diocleziano.
303 d.C. Concilio di Sinuessa per giudicare papa Marcellino accusato di offerte agli dei pagani.
400 d.C. Lenta e progressiva decadenza della città dovuta alle incursioni barbariche.
fondazione del villaggio Petrino da parte dei superstiti della città romana.

PERIODO LONGOBARDO - NORMANNO - SVEVO (IX - XIII sec.)
Origine della Rocca Monti Droconis.
Signori della Rocca sono i principi di Capua ed i conti di Aversa.
Landone II, nipote di Landolfo V, conte e vescovo di Capua, nell'anno 879 ha per primo la Signoria della Rocca di Mondragone.
1192 Assedio della Rocca, strenuamente difesa da Anneo di Rivomatricio, da parte di Diopoldo Alemanno che la espugna con uno stratagemma.

PERIODO ANGIOINO - ARAGONESE - VICE REAME (XIII - XVIII sec.)
Origine dei casali di S. Angelo e S. Nicola e della terra di Mondragone.
Ne hanno il potere: Filippo di Tessaglia, Guglielmo d'Alneto, Goffredo Janvilla, Sergio e Bartolomeo Siginolfo, Francesco del Balzo, Tomacella, Giovanni De Lise, Tommaso Marzano, Francesco Dentice, Jacopo Sannazzaro, avo del famoso poeta.
Il feudo passa poi alla famiglia Carafa e successivamente venduto alla famiglia Grillo. Ultimo duca feudatario è don Filippo Agapito Giuseppe Grillo, che fu anche conte di Carinola, patrizio del Sacro Romano Impero, estromesso nel 1806 per effetto della legge sulla eversione della feudalità.

REGNO DELLE DUE SICILIE 
Sotto i Borbone, la terra di Mondragone è retta dall'Università: due Sindaci e 10 decurioni alle dipendenze del Re.



Stemma gentilizio della famiglia Carafa. 
Tennero il ducato di Mondragone dal 1464 al 1690. 
 disegno di Claudio Di Lorenzo, 1993.

Stemma gentilizio della famiglia Grillo.
Duchi di Mondragone dal 1690 al 1806. 
 disegno di Claudio Di Lorenzo, 1993.

Luigi Carafa, 1567-1637, principe di Stigliano, 
duca di Sabbioneta e duca di Mondragone. 
Socio fondatore nel 1611, dell'Accademia napoletana degli oziosi.



I sindaci di Mondragone dal 1800 ad oggi

Qui c'era un link che riportava l'elenco dei Sindaci direttamente dal sito istituzionale del Comune di Mondragone oggi sparito.
Riportiamo comunque l'elenco
  • Antonio MARCUCCI 1800-1801
  • Pasquale SEMENTINI 1801-1807
  • Gennaro DI BERNARDO 1808 -1809
  • Michele FUSCO 1809
  • Marco GIANNELLI 1810
  • Antonio SCHIAPPA 1811-1812
  • AntonioMARCUCCI 1813-1814
  • Cesare MARCUCCI 1815-1816
  • DomenicoCERQUA 1816–1818
  • Giovanni SCHIAPPA 1818–1826
  • Giovanni FUSCO 1827-1829
  • Luigi STEFANELLI 1829
  • Pasquale LANDI 1830–1833
  • Giovanni TARCAGNOTA 1833-1835
  • Carlo FUSCO 1836-1839
  • Francesco FUSCO 1839–1841
  • Francesco PACIFICO 1842-1843
  • Domenico STEFANELLI 1844–1848
  • Sebastiano BOCCUCCI 1848–1851
  • Giovanni TARCAGNOTA 1851–1854
  • Giovanni SCHIAPPA 1855–1858
  • Giuseppe BOCCUCCI 1859-1860
  • Nicola GRAVANO 1860-1861
  • Luigi RICCA 1861–1863
  • (Commissario Prefettizio) Gaetano BUONOMO 1863-1864
  • (Regio delegato) Paolo CARDELLA 1864-1865
  • Antonio MIRAGLIA 1866-1869
  • Eraclio CIRILLO 1870-1872
  • Vincenzo DELLE CHIAIE 1873-1874
  • Eraclio CIRILLO 1874-1876
  • Antonio PECORINI 1876-1878
  • Eraclio CIRILLO 1878-1879
  • Pietro PALOMBO 1879-1889
  • Vincenzo CARULLO 1889-1890
  • ( Commissario Prefettizio) Giuseppe BOCCUCCI 1890–1892
  • Pasquale SEMENTINI 1893-1895
  • Michele TARCAGNOTA 1895-1909
  • Giuseppe MANZI 1909 (Commissario Prefettizio)
  • Giuseppe CARDELLA 1909-1911
  • Marcello ROSSI 1910-1912 (Commissario Regio)
  • Vincenzo MATTIA 1912-1913 (Commissario Prefettizio)
  • Armando BELLI 1913 (Commissario Prefettizio)
  • Mario NICCOLINI 1913 (Commissario Regio)
  • Leopoldo Tommaso SCHIAPPA 1913-1914
  • Nicola SCHIANO 1914-1915 (Commissario Prefettizio)
  • Giuseppe CARDELLA 1915–1920
  • Vincenzo SERRA 1920 (Commissario Prefettizio)
  • Gabriele SCHIAPPA 1920–1924
  • Pasquale CORVINO 1925-1927
  • Giuseppe SCHERINI 1927–1930 (Commissario Prefettizio)
  • Giuseppe SCHERINI 1930–1931 (Podestà)
  • Giovanni SCHIAPPA 1931–1932 (Commissario Prefettizio)
  • Giovanni SCHIAPPA 1933-1943 ( Podestà)
  • Domenico PAPA 1943 (Nomina del Comando alleato)
  • Pasquale CORVINO 1944 (Nomina del Comando alleato)
  • Ferdinando CORRENTE 1944 (Nomina del Comando alleato)
  • Salvatore CAIAZZO 1945 (Nomina del Comando alleato)
  • Mario CONTE 1946-1952
  • Arturo TUCCI 1952-1953
  • Giuseppe BEATRICE 1953–1962
  • Antonio TRUOSOLO 1962-1963 (Commissario Prefettizio)
  • Gennaro CALIENDO 1963–1964
  • Nicola DI PALO 1964-1965
  • Renato RUFINO 1965–1967
  • Camillo FEDERICO 1968-1976
  • Mario PACIFICO 1976–1979
  • Paolo RUSSO 1979–1983
  • Camillo FEDERICO 1984-1986
  • Michele ZANNINI 1986
  • Raffaele SODANO 1986-1987 (Commissario Prefettizio)
  • Camillo FEDERICO 1987-1988
  • Paolo RUSSO 1989-1991
  • COMMISSIONE STRAORDINARIA 1991-1993
  • Luigi NUNZIATA 1993-1994
  • Vincenzo MADONNA 1994 (Commissario Prefettizio)
  • Michele ZANNINI 1995-1999
  • Ugo Afredo CONTE 1999-2008
  • Gerardina BASILICATA 2008 (Commissario Prefettizio)
  • Achille CENNAMI 2008-2011
  • Michele CAPOMACCHIA 2011-2012 (Commissario Prefettizio
  • Giovanni SCHIAPPA 2012 – 2017
  • Virgilio PACIFICO 2017 - 2022
  • Francesco LAVANGA 2022- 


domenica 19 febbraio 2012

Terra di Lavoro: costumi popolari nel XVIII secolo

Monte Massico ed il territorio circostante 
(dall'Atlante geografico del Regno di Napoli di A. Rizzi Zannone, 1781)

Nell’anno 1782, Ferdinando IV di Borbone organizzò una missione alquanto particolare: illustrare i diversi modi di vestire delle popolazioni che abitavano il Regno di Napoli e di Sicilia. Vero ispiratore del progetto e colui che lo diresse per tutta la durata, fu il marchese Domenico Venuti, uomo di profonda cultura, da poco nominato direttore della Real Fabbrica di Porcellana.
La missione tendeva proprio alla ricerca di nuovi temi da raffigurare sulle porcellane. Erano anni in cui il Regno di Napoli viveva un momento magico che lo vedeva al centro dell’attenzione di gran parte dell’Europa. Le scoperte di Pompei e di Ercolano, le bellezze naturali, il protagonismo del Vesuvio di quegli anni, mettevano il Regno al centro di numerosi interessi e facevano di Napoli meta obbligata del Gran Tour.
Si realizzavano sotto l’influenza illuministica alcune interessanti esperienze come la colonia di San Leucio per la lavorazione della seta e l’azienda agricola del Real Sito di Carditello.
Alle province del Regno fu dedicata una particolare attenzione: fu affidato ad Antonio Rizzi Zannone il rilevamento topo-cartografico del Regno che portò poi, nel 1781, alla realizzazione dell’Atlante geografico del Regno di Napoli.
La campagna di ricognizione doveva produrre, dunque, le immagini degli abiti realmente indossati dagli abitanti delle province identificabili per forme e colori, per trovare poi la loro applicazione in campo artistico nella decorazione della porcellana o nella realizzazione di dipinti ed incisioni.
A partire dal febbraio 1783, fu affidato a due valenti disegnatori, Alessandro D’Anna e Saverio Della Gatta, in seguito sostituiti da Antonio Berotti e Stefano Santucci, l’incarico di recarsi di persona nei paesi in cui la differenza di vestiario era notevole.
La prima provincia del regno ad essere visitata, nel giugno del 1783, fu Terra di Lavoro, che comprendeva, allora, anche i distretti di Nola, Gaeta e Sora; l’incarico si concluse nel 1797 in Sicilia. Si trattò dunque di una ricognizione capillare che durò ben quindici anni.
Oggi quelle immagini sono le uniche e preziose raffigurazioni di costumi, ornamenti e modi di vestire, altrimenti perduti.

Per approfondimenti sul tema:
Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore 1991.



Donne di Cascano di Sessa Aurunca


Donna di Traetto

Uomo di Piedimonte di Sessa Aurunca


Donna della Torre di Francolise

Le illustrazioni sono tratte dal volume: Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore 1991.


Le illustrazioni sono tratte dal volume: 
Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi, a cura di Maria Cristina Masdea e Angela Carola-Perrotti, Guida editore, 1991.




martedì 14 febbraio 2012

Il filosofo Pietro Taglialatela: un uomo della nostra terra

Pietro Taglialatela, filosofo (1829 - 1913)
Il filosofo Pietro Taglialatela, se non fosse per una via dell’antico casale di Sant’Angelo a lui intitolata, sarebbe pressoché sconosciuto ai Mondragonesi.
Eppure è stato definito:
Tipica personalità dell’Ottocento, ebbe, in comune con gli uomini più vivi del suo secolo, profonda fede nell’ideale del progresso e un diffuso senso di sano ottimismo, che non è superficialità, ma attesa di una umanità migliore, fiducia che le idee di libertà, di fratellanza, confortate dalle prime strepitose conquiste della scienza e della tecnica, sarebbero riuscite, vinte le prime grandi battaglie rivoluzionarie, a dare un volto veramente nuovo al mondo contemporaneo.
Giovanni Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all’evangelismo antipapale, editrice Claudiana, Torino 1972
Mondragone, casale di Sant'Angelo, casa natale del filosofo Pietro Taglialatela 
(foto di Nunzio Fardella)

Pietro Taglialatela nasce a Mondragone, in una casa ancora oggi esistente nell’antico casale di Sant’Angelo, il 7 gennaio 1829 da un’agiata famiglia di agricoltori.
Giovanissimo fu avviato agli studi presso il seminario vescovile di Sessa Aurunca, anche su consiglio del parroco Vincenzo Bencivenga che lo aveva iniziato ai primi rudimentali studi di grammatica latina ed italiana, di storia antica, geografia e mitologia. Nel seminario di Sessa Aurunca si rilevano ben presto l’acutezza della sua mente e le sue doti di studioso, tanto che ancora studente è chiamato a sostituire, nella cattedra di teologia il suo maestro, il dominicano Lo Cicero.
Ricevuti gli ordini sacri, fu chiamato ad insegnare teologia presso il seminario di Cava de’ Tirreni ove rimase per circa quattro anni (1852-1856). Gli fu, successivamente, offerta la cattedra di teologia presso il seminario di Catania.
Nel frattempo era scoppiata la rivoluzione nel Regno delle Due Sicilie. Vengono allora fuori quel profondo patriottismo e quel senso di fierezza civile che caratterizzeranno per sempre la personalità di Pietro Taglialatela: affascinato dall’impresa garibaldina, come altri sacerdoti dell’epoca, si presenta al comitato di Salerno per arruolarsi, ma ciò gli fu negato a causa delle sue malferme condizioni di salute. Fu invitato, però, a predicare la rivoluzione nelle provincie napoletane e lo fece con tale entusiasmo da essere vanamente ricercato dai Borbonici e, per ben due volte, costretto a fuggire via mare per evitare la cattura.
Con l’unità d’Italia si trasferisce a Napoli, ove deposto l’abito talare, insegna Teologia all’Università di Napoli, fino alla soppressione della cattedra nel 1861.
Seguendo una tradizione napoletana dell’epoca, apre una scuola privata in via Nilo e si dedica alla stesura della sua opera principale, l’Istituzione di Filosofia. Nominato membro di commissioni di vigilanza nella scuola popolare, partecipa attivamente nella vita della società napoletana dell’epoca e diviene socio dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti.
Per non allontanarsi da Napoli e dai suoi allievi, rifiuta una cattedra all’Università di Milano e successivamente a quella di Bologna.
A Napoli insegnò privatamente dal 1863 al 1875, anno in cui si convertì al protestantesimo.
Non vi sono notizie di suoi ritorni a Mondragone, se non nel 1878, in occasione di un suo giro missionario che interessò anche i vicini paesi di Falciano e Casale di Carinola: l'avvenimento ci viene indirettamente confermato  dal canonico Giuseppe Aversario, nel 1904, quando lo attacca duramente con la pubblicazione di un opuscolo Errori di Pietro Taglialatela apostata, dopo la stampa, da parte del Taglialatela, di Il Papa-re nelle profezie e nella storia.
Morì a Roma, all'età di ottantaquattro anni, il 23 settembre 1913 e fu sepolto nel campo del Verano.
Benedetto Croce in Pescasseroli, 1922, scrisse di lui: "uomo degno e colto filosofo, autore tra l'altro di un pregevole volume d'Istituzioni di filosofia".

Tra le sue opere principali:
  • Istituzione di filosofia, Napoli, 1864;
  • Apologia delle dottrine filosofiche di Vincenzo Gioberti, Napoli, 1867;
  • Il Papa-re nelle profezie e nella storia, Roma 1902;
  • In Dio: saggi – discorsi – frammenti di filosofia cristiana, Roma, 1927 (pubblicato postumo);
  • Fede, speranza e carità: meditazioni, Roma, 1927 (pubblicato postumo).
Istituzione di filosofia, edizione all'Insegna del Diogene, Napoli 1864 

Per approfondimenti delle opere e del pensiero di Pietro Taglialatela:

Giovanni Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all’evangelismo antipapale, editrice Claudiana, Torino 1972

venerdì 27 gennaio 2012

Mondragone: il Museo civico archeologico "Biagio Greco"


Apollo Musagete, II sec. d.C.
La statua di marmo, alta un metro e dieci centimetri, con in testa un bel diadema che incornicia una folta capigliatura, fu scoperta nel 1993 sotto una duna della spiaggia di Mondragone. La statua, di cui mostriamo una foto, faceva parte ed abbelliva il giardino di una villa romana del II secolo, ricavato con ingegnosi artifizi direttamente sulla sabbia. 



La prima pietra di questa importante istituzione fu posta il 19 marzo 1987, allorchè fu inaugurato dalla Pro Loco di Mondragone, l'Antiquarium civico, con lo scopo di sensibilizzare i cittadini ad affidare  i loro cimeli custoditi gelosamente e trasmessi di generazione in generazione.
L'iniziativa ebbe tale successo che la Pro Loco, nell'anno 1993, allora presidente l'avv. Michele Schiappa, allo scopo di ampliare la sala di esposizione dei reperti si fece promotrice presso l'Amministrazione comunale, sotto la sorveglianza della Soprintendenza archeologica, dell'istituzione del Museo civico. In vista dell'istituzione del Museo civico, venne presentato al pubblico il volume SINUESSA. Prospettive di memorie, testimonianze archeologiche dalla città e dal territorio di Sinuessa a cura di Luigi Crimaco e Gabriella Gasperetti.
Inaugurato il 20 ottobre del 2000, il Museo Civico Archeologico ha ottenuto il riconoscimento "di interesse regionale" nel 2007, ed è intitolato a Biagio Greco uno studioso locale.
Ospitato in un moderno edificio di proprietà comunale, nel 2022 trasferito in alcune sale del restaurato palazzo Ducale, raccoglie i numerosi materiali rinvenuti nel territorio mondragonese anche a seguito delle campagne di scavo che hanno interessato le aree di interesse preistorico di Roccia San Sebastiano e quella medievale della Rocca di monte Petrino. 
Ultimamente si è anche arricchito di alcune importanti collezioni private, tra cui, di particolare rilievo quelle di Luigi Nunziata e Giuseppe Cardella. 
Si comincia con la sala dedicata alla Preistoria che accoglie numerosi reperti provenienti dagli scavi della grotta di Roccia San Sebastiano: i materiali esposti sono databili al Paleolitico superiore, all'incirca tra i 34.000 ed i 27.000 anni fa.
A seguire i reperti di età protostorica ed arcaica, testimonianze delle popolazioni ausone ed aurunche: manufatti vari in uso nella vita quotidiana quali rocchetti, fuseruole e pesi da telaio, nonchè statuette votive e corredi funerari, tra questi di particolare rilievo alcuni vasi attici a vernice rossa.

Pelike a figure rosse 

con raffigurazione di personaggi maschili ammantati su entrambi i lati, 

inquadrabile nella produzione dei ceramisti che hanno lavorato nella cerchia del Pittore di Cassandra, attivo a Capua nell’ultimo quarto del IV secolo a.C.

Dal corredo della tomba 1, Mondragone, Chiesa di S. Michele Arcangelo.


Lekythos a vernice nera

mostra un corpo ovoide costolato e un lungo collo cilindrico con orlo ingrossato, 

tipica dei corredi di questo periodo, è di fabbrica probabilmente capuana.

Dal corredo della tomba 6, Mondragone, loc. Cantarelle.


 

Quindi i materiali del periodo romano legati alla storia di Sinuessa. I reperti in esposizione sono testimonianza degli aspetti sociali ed economici della colonia: di particolare interesse una collezione di anfore vinarie, una collezione di monete e la sezione epigrafica con un'epigrafe riferita al Pagus Sarclanus. In particolare da ammirare una statura di Apollo musagete del II secolo d.C.
Si arriva infine al periodo medievale con i materiali rinvenuti durante le ricognizioni archeologiche che hanno interessato l'area della Rocca sul monte Petrino. Suggestiva è la ricostruzione di una tomba bisoma, donna anziana con bambino. 
Notevole infine è la collezione di ceramiche, alcune di produzione locale, altre provenienti da aree del centro Italia, con in bella mostra un piatto gamelio (dono di nozze) di ceramica di Deruta, XVI secolo, decorato con un ritratto di donna e motivi floreali.


Skyphos 



Sala del periodo medievale

Sala del periodo medievale


Il Museo è dotato di un percorso per ipovedenti con una consistente riproduzione di reperti in scala 1:1 lungo il percorso e pannelli didascalici in linguaggio Braille.

Nel 2022 il Museo è stata trasferito in un'ala del restaurato Palazzo ducale di Mondragone. 



INFORMAZIONI

Direttore

Dott. Luigi CRIMACO

Indirizzo

Corso Umberto I°, palazzo Ducale

Recapiti

tel/fax +039-0823-972.066

Orari di apertura


Dal lunedì al venerdì: 10-12 - Martedì e Giovedì anche 17-19

Sabato - Domenica e festivi: CHIUSO




lunedì 23 gennaio 2012

Mondragone: Maria Santissima Incaldana




Sacra icona di Maria Santissima Incaldana
protettrice della città di Mondragone
Erede della documentata tradizione cristiana di Sinuessa, che, nell’anno 60 d.C., aveva accolto Paolo di Tarso, l’Apostolo delle genti, e durante la terribile persecuzione di Diocleziano, aveva pianto il martirio dei santi Casto e Secondino (292 d.C.), la Città di Mondragone conserva inalterato il sacro culto di Maria Santissima Incaldana, ab antiquis, sua protettrice. Fu infatti nel lontano XIII secolo, che un artista ignoto dipinse la sua immagine bizantina con il Bambino.
Nel 1560, in seguito ad una scorreria di pirati turchi, l’icona fu trovata miracolosamente illesa: appena affumicata tra i ruderi fumanti di quella che oggi conosciamo come chiesa del Belvedere. Proprio per le continue incursioni di barbari, che funestavano i nostri territori, fu deciso nel 1624, l’abbandono definitivo della chiesetta e la traslazione dell’immagine nel più difeso abitato di Mondragone.

Estratto da un testo del prof. Raffaele Fiore, 1985 




L'immagine di Maria SS. Incaldana prima del restauro dell'anno 1954

Il 20 aprile del 1954, al cospetto di una immensa folla accalcata sul litorale della città, l'arcivescovo di Napoli Marcello Mimmi, per volontà del Capitolo e di tutto il popolo, la incoronò Regina dei Mondragonesi.


Ogni anno, il lunedì in albis, l'evento viene ricordato con una suggestiva processione in costumi d'epoca: una copia della sacra icona su di un carro trainato da buoi, partendo dalla chiesetta del Belvedere e attraversando l'intera città, è traslata nel Santuario a Lei dedicato in Mondragone, eretto a Basilica minore il 18 aprile del 1990.


Rievocazione storica del lunedì in albis


Poste Italiane spa, ha dedicato alla sacra icona un francobollo commemorativo nell'ambito della serie tematica "Il patrimonio artistico e culturale italiano", con annullo speciale "Mondragone 1.4.2006 giorno di emissione". 
Così il Ministero delle Comunicazioni descrive il contesto che ha originato il 45 centesimi dedicato a Maria Santissima Incaldana.
Immagine di origini bizantine miracolosamente scampata all'incendio della cappella che la custodiva; la sua storia si confonde con le radici della città di Mondragone, ove non è solo simbolo religioso oggetto di profonda devozione popolare, ma è soprattutto l'emblema di una identità comune che unisce i cittadini nei secoli e tra i continenti.


Francobollo emesso da Poste Italiane

L'immagine di Maria SS. Incaldana nel manifesto della Peregrinatio Mariae, anno 1999.



L'immagine di Maria SS. Incaldana rappresentata su una mattonella
risalente ai primi anni del 1900.
(collezione privata)


L'immagine di Maria SS. Incaldana 
rappresentata in una stampadel secolo scorso
(collezione privata)







Sotto un androne, nel Centro storico di Mondragone