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Rocca di Mondragone: prospetto occidentale |
A nord dell’abitato di Mondragone, sul monte
Petrino (412 m. s.l.m.), estrema propaggine della catena montuosa del Massico, è
ubicato l’insediamento fortificato noto come Rocca di Mondragone. Esso
costituisce un nucleo insediativo fortificato di notevole interesse e di
particolare rilievo per le caratteristiche di occupazione del territorio in età
medievale.
Le vicende della Rocca di Mondragone sono
sicuramente legate all’orografia del sito, che, ancora oggi, costituisce un
punto strategico per il controllo di tutto il territorio circostante,
permettendo la vista dagli antichi bagni di Sinuessa, sullo stretto passaggio
dell’attuale Le Vagnole (già Casino di Transo) a tutta la piana fino a
Castel Volturno dall’altro lato.
Il territorio nel quale è compresa la Rocca di
Mondragone rimase nelle mani dei longobardi di Capua fino all’anno 1058, quando
il Principato di Capua fu acquisito da Riccardo Conte di Aversa e mantenuto dai
suoi discendenti fino agli inizi del XII secolo. Proprio a Riccardo I Conte di
Aversa risale la prima e più antica documentazione scritta riguardante il sito
in questione: nella Cronaca della Cava, anno 1062, viene ricordato il sito di
Monte Dragone tra i suoi possessi e quelli di suo figlio Giordano.
Ecco il documento datato all’anno 1105 che
riportiamo integralmente dalla Storia di Mondragone di Biagio Greco, 1927:
In nomine domini nostri Jhesuchristi. Anno ab Incarnatione
eius millesimo centesimo quinto anno principatus domini Richardi gloriosi
principis, mense martio. Indictione tertiadecima. Ego Landenulphus longobardus cognomine
sarracenus fiulius quondam Landulfi sarracini. Sicut michi aptum et congruum et
bona mea volontate. In praesentia Petri judicis et aliorum testium. Per hanc
cartulam judicavi et dedi et tradidi atque optuli tibi domine Johannes dei
gratia sacerdos pro parte et abbas atque custos aecclesiae sanctis Joannis qui
dicitur Landepaldi, site intus in hac civitate Capuae. Et preater omnes terras
meas cultas et incultas dedi et tradidi atque optuli tibi domine Joannes
sacerdos pro parte et vice monasterii aecclesiae sancti Mauri siti in monte
propre locum Montis Dragonis, quae esse videntur in pertinentia terre praedicti
loci Montis Dragonis……. Et taliter ego praescriptus Landenulfus longobardus
haec omnia prescripta in praesentia praedicti Petri judicis et aliorum testium,
feci. Et te Petre clerico et notario qui interfuisti rogavi ut scriberes.
Non vi è ancora però menzione del castello,
solo di un locus montis Dragonis e di un monastero aecclesiae sancti Mauri.
Notizie della Rocca di Mondragone si hanno in
occasione delle devastazioni subite dagli insediamenti fortificati campani ad
opera del re normanno Ruggero, incoronato re di Sicilia e di Puglia nel Natale
del 1130. Nel 1134, egli prese la Rocca di Mondragone, togliendola al principe
di Capua e munendola di nuove difese. Ancora nel 1135 si ha notizia di una
visita di re Ruggero al castello. Dopo la morte di Ruggero (1154), si
riaccesero le lotte tra i baroni da lui spodestati, per riappropriarsi dei loro
possedimenti; in quell’occasione Riccardo dell’Aquila, conte di Fondi, si impossessò
di Teano, di Sessa e della Rocca di Mondragone.
La Rocca viene a trovarsi, nel 1192, al centro
delle contese tra le forze imperiali di Enrico VI, che erano scese alla
conquista del Regno e le forze normanne di Tancredi. I fautori di Enrico VI,
cui era andata in sposa Costanza d’Altavilla portando in eredità il Regno di
Sicilia, erano comandati da Atenolfo Decano di Montecassino e da Diopoldo,
conte di Rocca d’Arce, mentre quelli di Tancredi facevano capo a Riccardo della
Cerra, ai napoletani e ai salernitani. I tedeschi capitanati da Diopoldo detto l’Alemanno saccheggiarono tutte le
terre fino a Sessa e Capua ed imperversarono per tutta la Terra di Lavoro
arrivando ad assediare e a conquistare la Rocca di Mondragone, il cui
castellano, di nome Anneo di Rivomatricio, parteggiava per il normanno
Tancredi. La vicenda è significativa per le caratteristiche di imprendibilità dell’intero
complesso fortificato, difatti Diopoldo, non riuscendo a conquistare la Rocca
dopo un assedio di ben due mesi, dovette ricorrere ad uno stratagemma per
impadronirsene.
Nel 1211 la Rocca di Mondragone, assieme alle
città di Teano e Sessa, Traetto, Sujo e Maranola, viene donata dall’Imperatore
Ottone a Ruggiero, figlio di Riccardo Conte di Fondi, che le aveva acquistate
nel 1195 dall’imperatore Enrico VI.
La funzione di difesa ed il ruolo di
importante postazione militare dell’insediamento fortificato si conservarono
anche in età sveva. L’imperatore Federico II acquisì dal conte di Fondi, nel
1221, la Rocca di Mondragone, assieme alle fortificazioni di Sessa e di Teano,
nell’ambito del programma di riorganizzazione strategica delle difese del Regno.
Il possesso del Monte Petrino gli garantiva il controllo della viabilità di
tutta la fascia costiera, da Gaeta a Napoli. La Rocca rientrava però nell’elenco
dei castelli appartenenti al regio demanio, cioè era uno dei castra exempta della
Terra di Lavoro. Tra gli anni 1230 e 1245 ai provisores castrorum, ai
quali era affidato il compito di ispezionare periodicamente i castelli e
sovrintendere alla loro gestione, venne inoltre assegnato il compito di
verificare in che condizioni versavano i castelli del Regno, fornendo indicazioni
circa le necessità di ripristini o restauri delle costruzioni (Mandatum de
reparacione castrorum imperialium). Alcune lettere della cancelleria
federiciana relative alla manutenzione e al restauro di castelli menzionano
anche la Rocca di Mondragone, sita nel distretto di Terra di Lavoro, indicando
le terre circostanti che dovevano farsi carico delle spese.
Le discordie tra Federico II e il Papa, dal
1227 Gregorio IX, causarono una serie di conflitti che interessarono anche la
Terra di Lavoro, ed in particolare la Rocca di Mondragone che, durante il lungo
assedio posto dalle forze papaline a Sessa conclusosi con la resa della città,
si era ben munita e fortificata. L’assedio alla Rocca da parte dell’esercito
papalino durò a lungo e si concluse con una resa da parte delle forze di Federico,
mediata tra il Legato pontificio e il castellano della Rocca, per cui questa
passò all’Abbazia di Montecassino e fu affidata al governatore, fra Lionardo
Cavaliere Teutonico. Ma al ritorno di Federico II in questi territori, la
situazione si rivoltò a suo favore, tanto che nel 1230 la Rocca, che gli era
stata sempre fedele, venne liberata dalla signoria dell’abate di Montecassino e
ritornò al partito dell’imperatore, sotto la guardia del castellano Anneo di
Rivomatricio.
Dopo la morte di Federico II (1250), le
notizie relative alla Rocca di Mondragone sono riferibili alla prima età angioina.
Nell’ambito della politica di donazioni di castelli, città, contee e
possedimenti, perpetrata da Carlo I d’Angiò a favore di coloro che l’avevano
appoggiato nella conquista del Regno, nell’anno 1269 la Rocca di Mondragone,
per la sua valenza strategico-militare, venne concessa a Filippo, Re di
Tessaglia e figlio dell’ultimo Imperatore latino di Costantinopoli, Balduino, marito
a sua volta di una figlia del d’Angiò, Beatrice.
In un documento del 1278, Carlo I d’Angiò
ordina al Giustiziere di Terra di Lavoro di effettuare un sopralluogo sulla
Rocca per fare una stima delle spese necessarie alla sua riparazione (Pro
reparatione Rocce Montis Dragonis). Numerose notizie è possibile
desumere dalla lettura dei Registri Angioini. La Rocca di Mondragone compare
nell’elenco delle terre tassate per le paghe delle milizie di un solo anno
(1280) fornito a Re Carlo dal Giustiziere di Terra di Lavoro e Contado di
Molise. Per tutto il periodo angioino il Castrum e la Terra Montis
Dragonis risultano oggetto di donazioni a nobili e feudatari. Nel 1283, Re
Carlo dona la Rocca al signore Goffredo di Ianvilla, milite, e tale donazione viene
ricordata anche nell’anno seguente. All’anno 1284 risale anche la menzione di
un notaio de Rocca Montisdraconis.
In seguito la Rocca fu concessa al nobile
Sergio Siginolfo, appartenente ad una delle famiglie più in vista del Regno.
Sotto la sua signoria anche la Rocca di Mondragone ebbe l’obbligo di mantenere
vascelli da trasporto e da guerra. In un documento degli anni 1284-1285, Re
Carlo I spedisce ordine a tutti i Conti, Baroni e Feudatari del Regno di
portarsi in completo servizio militare in Calabria, per combattere la Terra di
Scalea, occupata dai siculo-aragonesi. Tra questi, a Tommaso d’Aquino ordina
che con i suoi uomini e vascelli di Capua, Aversa, Calvi, Rocca di Mondragone,
Sessa, Traetto, Fondi, ecc. custodisca il litorale da Sperlonga fino a
Pozzuoli.
Durante il regno di Carlo II d’Angiò, figlio e
successore di Carlo I, la Rocca di Mondragone fu concessa ad altri feudatari.
Nel 1292 era signore della Rocca Guglielmo d’Alneto, Milite e Signore anche di
Tiano e di Carinola. All’anno 1296 è datato un documento in cui si invitano i
feudatari di Carinola e della Rocca di Mondragone a presentarsi alla Curia
regia pagando le dodici once d’oro dovute sui beni feudali che godono in
provincia.
In due documenti relativi agli anni 1298 e
1299-1300, la Rocca di Mondragone risulta in possesso della famiglia dell’ammiraglio
Ruggero di Lauria, che era stato già prima comandante della flotta dei Re d’Aragona,
Pietro, Giacomo e Alfonso e poi passato al servizio di Carlo II d’Angiò. Nel
1303 Mariano di Loria, promette di vendere a Sergio Siginolfo la Rocca di Mondragone;
promessa che venne di seguito realizzata con due atti del 1304 e del 1305, in
cui si trova menzione sempre del castrum Montis Dragonis o Castrum
Roccae Montis Dragonis.
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Rocca di Mondragone: torrione circolare |
Nel 1304 Sergio Siginolfo viene convalidato
signore della Rocca di Mondragone; risulta inoltre che il Castello della Rocca
di Mondragone venne iscritto nel registro della Curia angioina per un valore annuo
di duecentosettanta once d’oro e che, a fronte di ciò, avrebbe dovuto fornire
alla Curia stessa tredici militi alla ragione di venti once d’oro per milite,
ridotti in realtà a sei militi.
Sotto il regno di Roberto d’Angiò e della
nipote Giovanna I la Rocca continuò ad essere affidata in feudo a famiglie
nobili, fino al 1326 ai Siginolfo, tra il 1327 e il 1373, ai del Balzo, ai d’Alneto
e ai Tomacella.
Nel Codex Diplomaticus Cajetanus risultano
menzionati per gli anni 1365, 1372, 1381 e 1384 sia personaggi legati alla
Rocca di Mondragone, che la Rocca stessa. Lo stesso Carlo III di Durazzo, dopo
la sua ascesa al trono di Napoli avvenuta nel 1382, alla morte di Giovanna I,
concesse in feudo al barone Francesco Dentice, suo fedele, la Rocca di
Mondragone.
Nel 1391, Ladislao, successore di Carlo III,
nell’ambito della sua politica di donazioni e concessioni volta a rafforzare
attorno a sè la nobiltà locale, assegnò ai signori Russo di Sannazaro e
Castelluccio di Marzano il feudo sito nella Terra di Rocca Mondragone. Tale feudo
rimase nella signoria dei Sannazaro fino al 1430, per poi passare nelle mani di
Giovan Antonio Marzano Duca di Sessa sotto la regina Giovanna II.
Alla metà del XV secolo,
durante il conflitto tra angioini e aragonesi per la conquista del Regno, la
Rocca di Mondragone, che era a quel tempo una delle fortezze più importanti del
Ducato di Sessa e pertanto nelle mani del duca Marino Marzano, viene assediata
dalle truppe del Re Ferdinando I d’Aragona ed in seguito concessa in feudo, nel
1461, ai Carafa che la terranno fino al 1690.
Dopo questi eventi
inizia l’abbandono graduale dell’insediamento, in parte già annunciato in età
angioina, quando cominciano a svilupparsi alcuni nuclei abitativi alle falde
meridionali del Monte Petrino, i quali daranno poi origine al primo nucleo dell’attuale
centro di Mondragone.
Il testo è tratto da:
INDAGINI PRELIMINARI SULLíINSEDIAMENTO FORTIFICATO DI MONTE PETRINO (MONDRAGONE-CE) PRIME NOTE PER LA RICOSTRUZIONE DELLE STRUTTURE INSEDIATIVE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO NELLA CAMPANIA SETTENTRIONALE
di LUIGI CRIMACO, FRANCESCA SOGLIANI
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Rocca di Mondragone: veduta di ambiente interno |
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Rocca di Mondragone: ruderi della chiesa
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Rocca di Mondragone: ruderi |
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Rocca di Mondragone: ruderi
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Rocca di Mondragone: ruderi |
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