Il monte Massico è rivestito da una fitta macchia mediterranea con mirto, ligustro, lentisco, corbezzolo, sorbo, alloro e pungitopo. I boschi autoctoni che rivestono la montagna sono formati da leccio, carpino, carrubo, oleastro, roverella e acero comune.
I rimboschimenti del versante meridionale vedono la presenza di cipresso, di pino domestico, di pino marittimo e, in misura minore, di robinia e di acacia.
Numerose anche le colonie di anemoni che rivestono i campi aperti, insieme a specie selvatiche di bocca di leone, finocchio.
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Anemone hortensis |
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Anemone hortensis |
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Anemone hortensis |
Anemone deriva dal greco ἄνεμος (anemos) = vento, per una credenza, risalente ai tempi dell'antica Grecia, che ci espone Plinio il Vecchio (I sec. d. C.): flos numquam se aperit, nisi vento spirante: unde et nomen accepere[Plin., Nat. hist. lib. XXI: cap. XCIV (XXIII)] [trad.: il fiore si apre solo quando soffia il vento, per tal motivo ha preso questo nome]; anche Dioscoride (I sec. d. C.) chiama questo genere di piante ἀνεμώνη (anemone), e ne identifica due distinti generi: uno ἄγρια (agria) = selvatico, l'altro ἥμερος (emeros) = coltivato, di quest'ultimo cita altresì alcune specie (Diosc., Mat. med., lib II: CCVII). L'attributo hortensis deriva dal latino hortus = orto, giardino, in riferimento alla facilità con cui questa specie ripopola i terreni bonificati, quali, appunto, giardini, pascoli e uliveti, nonché i bordi delle strade.
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Bocca di leone
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Borragine |
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Arum maculatum |
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Finocchio selvatico |
Il finocchio (Foeniculum vulgare) è una pianta
erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall'antichità per le sue
proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
Si distinguono le varietà di finocchio
selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico
è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum),
di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio
selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti
(impropriamente chiamati "semi").
La raccolta
del fiore del finocchio selvatico avviene in Italia appena il fiore è
"aperto", normalmente a partire dalla metà d'agosto fino a settembre
inoltrato. Il fiore si può usare fresco o si può essiccare, all'aperto, alla
luce, ma lontano dai raggi diretti del sole, che farebbero evaporare gli olii
essenziali. I diacheni si possono raccogliere all'inizio dell'autunno, quando è avvenuta la
trasformazione del fiore in frutto.
Le "barbe" o foglie e i teneri
germogli si possono cogliere dalla primavera all'autunno inoltrato.
I cosiddetti
"semi" si usano soprattutto per aromatizzare tarallini (Puglia),
ciambelle o altri dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane.
È in uso nelle regioni costiere del Tirreno, un
"liquore di finocchietto", per il quale s'utilizzano i fiori freschi
e/o i "semi" e le foglie.
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Mirto (myrtus communis)
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Lentisco |
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Salvia (salvia officinalis) |
La Salvia Comune (Salvia officinalis) è un
piccolo arbusto sempreverde.
Le foglie semplici, feltrose al tatto, hanno un colore
verde-grigiastro e un odore caratteristico. La forma è ovale con margine
crenato, nervature penninervie, attaccatura picciolata con inserimento
semplice.
I fiori violacei sono riuniti in infiorescenze e hanno il
caratteristico aspetto asimmetrico proprio della famiglia delle Lamiacee.
I frutti si formano alla base dei fiori e contengono i
minuscoli semi ovoidali di colore marrone scuro.
La Salvia Comune è originaria del bacino del Mar
Mediterraneo e anche in Italia può essere trovata allo stato spontaneo. La
Salvia trova impiego in cucina fin dai tempi antichi.
Nonostante
la sua origine mediterranea, la presenza della salvia per aromatizzare carni di
vario genere è consolidata da secoli in quasi tutte le tradizioni culinarie
d'Europa. Meno comune ma non raro è il suo impiego per cibi di tipo diverso:
pasta (notissimi in Italia i tortelloni burro e salvia), formaggi (p.es. alcuni
formaggi alle erbe), foglie di salvia fritte e anche zuppe.
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Viburno |
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Violetta selvatica |
Buongiorno, ho due dubbi. Quella che chiama salvia, nella foto, sembra essere Cistus sp., ed il finocchio selvatico non sembra essere lui. Saluti
RispondiEliminaMi dispiace, ma non posso esserle utile.
RispondiEliminaHo apposto le didascalie dopo essermi documentato, ma non essendo botanico, spero di non essere incorso in un macroscopico errore. Se è come dice Lei, non resta che scusarmi!
Ciao Salvatore, ho un quesito da porti: da piccoli qui da noi a Piedimonte mangiavamo dei frutti piccolini tipo olive ma marroncini e dolciastri. In dialetto li chiamavamo "sausarachi". Hai idea di quale possa essere il nome di quella pianta? Grazie
RispondiEliminaCredo trattarsi di giuggiole, dalle mie parti si dicono "jevole".
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