La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

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venerdì 13 marzo 2015

La chiesetta del Belvedere a Mondragone




La struttura che oggi conosciamo come Belvedere dell’Incaldana sorse intorno al 1200, e non si sa con certezza quali siano stati i primi abitanti. Quel che si sa per certo è che dal 1569 al 1624, ressero il santuario i padri Carmelitani  che ristrutturarono anche l'adiacente convento.
In quel tempo Mondragone era governata dalla famiglia Carafa e la città era minacciata costantemente dal pericolo turco. Tra il 1542 ed il 1550 si ebbe la totale devastazione del piccolo santuario ad opera dei Saraceni. 






L'abside che vediamo è la sola parte dell'antico edificio tuttora originale. Proprio durante l'incendio procurato dai pirati turchi, fu data alle fiamme anche l'icona sacra della Madonna Incaldana, di fattura bizantina, risalente al XII-XIII secolo che ne uscì illesa.


Frammento dell'affresco che decora l'abside

Il 26 aprile 1624 i Padri Carmelitani, dopo 55 anni di permanenza, dovettero abbandonare il convento sia a causa delle continue incursioni barbariche, che per l'eccessiva distanza da Mondragone e da Carinola. Sorse, allora, una contesa tra Mondragone e Piedimonte di Sessa per l'attribuzione dell'icona della Madonna Incaldana, in quanto i padri Carmelitani, costretti a lasciare il luogo, dovettero affidare il pezzo d'arte ad uno dei paesi più vicini alla chiesetta. 
Si ricorse allora ad uno stratagemma: si presero due buoi, uno per ognuno dei due paesi, e fu affidato ad essi il compito di condurre il quadro. La disputa sarebbe stata risolta dalla direzione che avrebbero preso gli animali. Essi si diressero verso Mondragone, per la via Appia, e durante il tragitto, si fermarono lungo la suddetta via, presso la cava Iacobucci: in questo punto fu innalzato un oratorio, tutt'oggi visibile. I buoi, giunti a Mondragone, morirono e si dice che siano stati sepolti sotto il sagrato della Basilica Minore di Mondragone.







Ogni anno, il lunedì in albis, l'evento viene ricordato con una suggestiva processione in costumi d'epoca che partendo proprio dalla chiesetta del Belvedere e attraversando l'intera città, trasla una copia della sacra icona trasportata su di un carro trainato da buoi, nel Santuario a Lei dedicato in Mondragone, eretto a Basilica minore il 18 aprile del 1990.






giovedì 29 gennaio 2015

San Paride ad Fontem, un'antica Basilica nel territorio di Teano


San Paride ad Fontem
(foto gentilmente concessa da Cosimo Antitomaso
San Paride ad Fontem

Teano, antica città osco-sidicina, poi romana della Campania Felix, venera quale principale protettore San Paride, vescovo e confessore, che fu suo presule secoli addietro. Al Santo è, da oltre un millennio, dedicata una notevole chiesa medievale, la Basilica di San Paride, sita a circa 1 km dall'abitato medievale e attuale.
La chiesa eretta e dedicata a San Paride, vissuto nel IV secolo e noto per aver debellato il culto idolatrico dei sidicini, è localizzata presso il corso del fiume Savone (Savo) e la sua denominazione è infatti nota come San Paride ad Fontem,  probabilmente edificata sul sito di una basilica paleocristiana, tanto si desume da reperti di età più antica messi in luce da scavi recenti effettuati sotto la chiesa.
La chiesa, come ci appare oggi, risale alla fine del I° millennio, epoca in cui sorsero a Teano altre due chiese monastiche molto simili nell'impianto architettonico a quella di san Paride: San Benedetto e Santa Maria de Foris. L'attuale basilica ha uno schema tipicamente romanico rettangolare con tre navate ed abside semicircolare. Le tre navate sono spartite in sei campate e separate da arconi sorretti su ogni lato da cinque pilastri a base quadrangolare. Sei monofore per lato, in asse ai sottostanti arconi, illuminano la navata centrale. Sulla facciata sopra il portale di ingresso due semplici monofore.
Interessanti sono le quattro semicolonne che attestano l'esistenza di un antico portico che precedeva la facciata.
Il catino dell'abside conserva un affresco settecentesco e tracce di un precedente affresco seicentesco.


San Paride ad Fontem
La navata centrale e l'abside

Nel XV secolo la chiesa, ormai lontana dall'abitato di Teano, che dopo le incursioni barbariche si era ristretto solo nella parte alta della città romana, fu ceduta al Sovrano Militare Ordine di Malta e divenne sede di una importante precettoria nell'ambito del Priorato di Capua. Del patronato dell'Ordine resta traccia nel grande affresco dell'abside con la Vergine affiancata da san Giovanni Battista, patrono dell'Ordine, e da san Paride, titolare della commenda gerosolimitana e della chiesa. Sulla fascia che incornicia l'affresco, campeggia lo stemma dell'Ordine con la bianca croce ottagono in campo rosso.


Affresco dell'abside 
In alto lo stemma del Sovrano Militare Ordine di Malta


Il portale di ingresso




lunedì 8 dicembre 2014

La Madonna delle Grotte nel teatro romano di Teano




L’altare della Vergine nel luogo conosciuto come "le Grotte” ha fatto ribattezzare l’area col nome di “Madonna delle Grotte”. Il percorso stradale che dal Savone attraversava i resti del teatro appare già nella pianta di G.B. Pacichelli (1703): l’altare doveva esistere già all’epoca eretto a protezione del viandante, costretto ad attraversare le rovine del teatro e possibile vittima di agguati e rapine nell’ultimo tratto del percorso verso la città di Teano.


Teano. Teatro romano


Con il secondo conflitto mondiale e l’abbandono a più riprese dell’area della città alta, la zona del teatro cominciò ad essere utilizzata stabilmente come rifugio. Testimonianze orali ricordano come durante il bombardamento del 6 ottobre del 1943 molti civili fossero scampati alla morte fuggendo terrorizzati nelle campagne e trovando scampo anche tra le mura del teatro. Cessate le ostilità, l’esultanza per essere sopravvissuti alla guerra ed aver evitato la deportazione in Germania, si trasformò in preghiera di ringraziamento alla Vergine.
Da quel momento e in occasioni delle celebrazioni del mese di Maggio e di Settembre si celebrò un culto, si decise di restaurare periodicamente l’altare e di posizionare una lamina di stagno con l’immagine dipinta della Madonna, ponendola al di sopra del vecchio affresco rovinato dal tempo.


Teano. Teatro romano
L'altare della Madonna delle Grotte addossato al muro di fondo dell'ambulacro superiore



Il testo è tratto dal cartiglio apposto nei pressi dell'altare.
Le foto sono di Salvatore Bertolino 

domenica 16 novembre 2014

Civiltà Aurunca: trent'anni di attività editoriali della Rivista




Civiltà Aurunca, la rivista trimestrale fondata nel 1985 dal compianto on. Avv. Franco Compasso, compie gli anni, esattamente 30, e li festeggia alla grande con un evento 

il trentennio di attività editoriali della 
Rivista trimestrale Civiltà Aurunca 

organizzato dall’Associazione culturale “Matilde Serao” di Carinola.

L’appuntamento è fissato per domenica 23 Novembre 2014, ore 17,30 presso il Convento Monumentale di San Francesco in Casanova di Carinola.

Casanova di Carinola, Convento di San Francesco


Saranno presenti tutti i Sindaci del comprensorio del Massico che porteranno i loro saluti, a cominciare dal Sindaco di Carinola dott. Luigi De Risi, a seguire il Sindaco di Sessa Aurunca dott. Luigi Tommasino, il Sindaco di Falciano del Massico dott. Giosuè Santoro e quello di Francolise dot. Gaetano Tessitore.
Per l’Associazione culturale “Matilde Serao” –organizzatrice dell’evento- porterà i saluti la Presidente dott.ssa Silvana Sciaudone; presenzierà, inoltre, l'editore della rivista Armando Caramanica. 


A seguire gli interventi del dott. Ugo Zannini, direttore del Museo Civico di Falciano del Massico e del prof. Silvano Franco, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Cassino, nonché direttore di Civiltà Aurunca.
Coordinatore dei lavori Antonio Corribolo, socio fondatore dell’Associazione culturale “Matilde Serao” ed ideatore del Premio di Giornalismo dedicato a Matilde Serao, fondatrice del quotidiano IL MATTINO di Napoli.
Il tutto con la collaborazione artistica e l’intervento degli studenti del Liceo Musicale “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca.


Civiltà Aurunca aspira a sviluppare, nel libero e fecondo dibattito delle idee – autonomo da interessi di gruppi definiti e da condizionamenti esterni – le forme più alte della vita delle nostre comunità, che oggi sono riconducibili essenzialmente all’esigenza di una migliore qualità della vita in tutti i settori della società civile. Civiltà Aurunca risponde, perciò, pienamente alla duplice esigenza di approfondire, con accurati e rigorosi studi, i contenuti culturali di una «civiltà» che ha lasciato sul nostro territorio e nella nostra società tracce inconfondibili della sua presenza. 
Intendiamo sviluppare un nuovo discorso, più rigoroso e coerente, sui problemi del «governo» del territorio: dalla tutela e valorizzazione dei beni culturali alla difesa dell’ambiente, dall’utilizzazione più ragionevole delle risorse agli insediamenti umani e produttivi.

In trent’anni di attività editoriale Civiltà Aurunca ha pubblicato 92 numeri trimestrali, alcuni di essi dedicati a tematiche o aspetti specifici:

n. 4 -1986-, Giuseppe Tommasino: l’uomo e l’opera;
n. 6/7 -1988-, L’anno europeo dell’ambiente. Progetto pilota area aurunca;
n. 12/13 -1990-, Anno Europeo del Turismo. Iniziative promozionali nell’Area Aurunca;
n. 26 -1994-, La Chiesa rupestre di S. Maria in Grotta ed i suoi affreschi;
n. 37 -1997-, A Franco Compasso: l’uomo, il politico, il meridionalista;
n. 48 .2002., Analisi dei flussi elettorali nell’antica area aurunca (1992/2001);
n- 85/88 -2012-, Unità d’Italia. Regno delle Due Sicilie – Regno d’Italia a confronto,

ed i seguenti quaderni di Civiltà Aurunca:

1.   F. Leoni, Gli Ospedali militari del Regno delle Due Sicilie nel triennio 1831-33;
2.   F. Leoni, Il colera nell’Italia meridionale (1836-37);
3.   P. Stanziale, La sera del 18 marzo a Cascano;
4.   F. Leoni, La situazione sanitaria nel Basso Lazio nel teatro di guerra durante gli avvenimenti del 1944;
5.   G. Ciriello, S. Erasmo a Piedimonte tra fede e folklore;
6.   F. Bevellino, Salvatore Morelli. Deputato del collegio di Sessa Aurunca (1867-1880);
7.   F. Bevellino – G. Di Marco, Le Elezioni generali politiche del 1913 nel Collegio elettorale di Sessa Aurunca;
8.   M. Novelli, Una meravigliosa avventura;
9.   G. Verdolotti, Il linguaggio nella poesia. Secondo Martin Heidegger;
10.                G. Verdolotti, Teatro e dialetto “in Terra di Lavoro”;
11.                G. Verdolotti, Cenni sulla letteratura della Resistenza:
12.                A. Compasso, Baia Domizia. Problemi e prospettive di sviluppo.

Nella Collana Aurunca sono state pubblicati i seguenti volumi:
1.   AA.VV., Agostino Nifo, il “Suessano”;
2.   L. Salvi, La Ferriera delle Gomite di Teano;
3.   L. Canonici, Presenza Francescana in Terra Aurunca;
4.   S. Franco, Il colera del 1910-1911 nel Circondario di Gaeta;
5.   AA.VV., Lungo le tracce dell’Appia. Sessa Aurunca e Capua due città di cultura;
6.   S. Franco, L’epidemia di carbonchio del 1809-1810 a S. Andrea del Pizzone;
7.   S. Cascella, Il teatro romano di Sessa Aurunca;
8.   F e W. Tommasino, Grammatica del dialetto della zona aurunca;
9.   C. Valente, L’Università Baronale di Carinola nell’appprezzo dei Beni anno 1690;
10.                C. Di Iorio – G. Loffredo, Il buco-buco. Un canto della tradizione popolare aurunca tra storia e leggenda.





Civiltà Aurunca ha inoltre pubblicato gli atti del Convegno tenuto a Sessa Aurunca nel 2009, Isti (Aurunci) graece Ausones nominantur, a cura di Ugo Zannini.